Il poliziotto e la bambina
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Una telefonata improvvisa. Una bimba "parcheggiata" in Commissariato. Di slancio Antonio: "La porto a casa. Con i miei cinque figli". Poi la decisione di adottarla. "Perché al Signore si può solo dire di sì".
E una sera come tante altre. Il poliziotto Antonio Parisi è a casa in pantofole e guarda la partita della Champions League, La Coruna-Milan. Alla fine del primo tempo arriva una telefonata dal Commissariato di Pisticci: il collega di Antonio, Mariano Montano, vuole sfogarsi e forse avere un po' di conforto: "Capitano tutte a me, stasera!" e, senza aggiungere altro, gli chiede di raggiungerlo al Commissariato. Antonio, in verità, si sta godendo in quei giorni le meritate ferie, ma per il rapporto di amicizia col collega decide di raggiungerlo e ne approfitta per portargli uno spuntino. Alla moglie Pompea, ignara della telefonata, spiega: "Approfitto dell'intervallo della partita per fare un salto al Commissariato".
Appena arrivato, gli basta un'occhiata per capire la situazione: sul divanetto del Commissariato c'è una bambina di un anno e mezzo, addormentata, e poco lontana una giovane donna, la zia. La piccola ha l'aspetto trascurato. Mentre Antonio osserva il triste quadretto, il centralinista si appresta a fare le telefonate di routine: bisogna informare il dirigente del Commissariato e mettersi in contatto con il Tribunale dei minorenni di Potenza per trovare una sistemazione provvisoria.
Parisi, quando capisce che il destino della bimba sarebbe stato un istituto per minori, fa interrompere la telefonata e dice: "La porto a casa mia, nella mia famiglia, almeno per qualche giorno". È già tardi. Parisi vuole evitare alla bambina il disagio, se non lo shock, di essere accompagnata con la volante fino a Potenza, in un istituto per ragazzi abbandonati o senza famiglia. Il centralinista, un po' sorpreso, ma di certo contento della sortita del poliziotto, chiama nuovamente il Tribunale di Potenza e spiega che un collega è disposto a dare ospitalità alla bambina nella propria casa. La proposta, ritenuta ottimale in quanto rispettosa di tutti i requisiti essenziali, è immediatamente accolta.
Il retroscena
Come è finita in Commissariato quella bambina? Il retroscena è purtroppo una storia di miseria reale, come tante accadono nel nostro Paese. La madre naturale della piccola è una ragazza poco più che maggiorenne, di origini calabresi. Un giorno affida la figlioletta alla sorellastra, dicendole - pare - che tornerà a riprenderla di lì a poco. Il che non accade. Per questo atto viene denunciata per abbandono di minori. Sul suo conto sta indagando il Tribunale dei minori di Potenza. La zia, che dal canto suo si trova in una situazione economica disperata, tale da non poter provvedere alla piccola, decide di rivolgersi alla centrale di polizia.
Antonio, in uno slancio di generosità e di tenerezza, si offre di accudirla per qualche giorno, in attesa di trovare una soluzione definitiva e confacente alle esigenze della piccola. "È stato un gesto spontaneo - dice -: credo che tanti lo avrebbero fatto vedendo quella situazione. Mi faceva tenerezza, mi sono commosso solo a vederla stesa sul divano senza nessuno che la proteggesse".
Antonio è sposato con Pompea e ha cinque figli Mariagrazia, Emanuele Maristella, Francesca Pasquale. Il problema, a que punto, è cosa dire alla moglie quando si presenterà in casa con una bambina in braccio. I timori di Antonio si dileguano immediatamente quando giunge a casa: sua moglie, che è una donna buona e intelligente e conosce bene suo marito, accoglie con gioia la nuova bambina e si da subito da fare per accudirla.
È quasi mezzanotte e figli sono già tutti a letto Marito e moglie preparano i bagnetto per la piccola, con trollano che non abbia lividi la cambiano e la mettono a dormire nel loro letto. I mattino successivo i cinque figli scoprono la novità. Fanno alla bambina una festa incredibile e immedia tamente le si affezionano come se fosse la sorellina più giovane.
Se all'inizio i coniugi Parisi hanno pensato di offrire un riparo, un aiuto alla bimba per qualche giorno, dandole il calore di una famiglia subito dopo cambiano idea se il Tribunale dei minorenni di Potenza, che ha già decretato l'affidamento temporaneo, lo consentirà, intendono adottarla.
"Fra di noi non ne abbiamo nemmeno discusso", spiega Pompea, "abbiamo capito che era cosa da fare e basta". Di fronte a questa presenza inaspettata e bisognosa dicono semplicemente: "Sta con noi!", e si mobilitano.
Il giorno dopo portano la bambina all'ospedale di Pisticci per fare tutti gli accertamenti, anche perché si sono accorti, durante la notte, che ha difficoltà respiratorie. Anche i medici dell'ospedale si rendono generosamente disponibili.
La piccola, intanto, si inserisce perfettamente nella nuova famiglia, oltre a diventare la mascotte del Commissariato: Antonio a volte la porta lì, oppure sono i colleghi che vanno a farle visita.
Le parole di don Franco
Quello che è accaduto alla famiglia Parisi è qualcosa di totalmente imprevisto: tra di loro non hanno mai considerato l'ipotesi di adottare o prendere in affido un bambino, avendone già cinque. Pompea ci racconta, però, qualcosa di cui è all'oscuro persino il marito: "Quando nacque Pasquale, il nostro quinto figlio, don Franco - il sacerdote del movimento di Pisticci - mi disse: "Ora che avete cinque figli vostri, è arrivato il momento di adottarne qualcun altro!". Io gli risposi ridendo: "Tu sei pazzo!". Nelle nostre intenzioni non c'era assolutamente quella di andare a cercarci una simile situazione. Ma nel momento in cui ti si presenta... tu la accogli!".
Come è accaduto per i figli, che non sono stati programmati: ne sono arrivati cinque e sono stati accolti tutti con amore. "Ci stiamo educando a stare nelle circostanze: appena ci si è presentata questa, non abbiamo detto di no al Signore".
Antonio e Pompea sono sposati da tredici anni e anche la loro storia ha del romanzesco. Dopo la laurea in Fisica conseguita all'Università La Sapienza di Roma, Pompea torna nel paese natio, incontra Antonio ed è amore a prima vista. È una coppia insolita: Antonio è più giovane di Pompea di cinque anni e fa l'operaio. Il loro affiatamento, tuttavia, vince ogni reticenza derivata da certe convenzioni sociali; così si sposano. Antonio riprende in mano i libri, consegue il diploma di Maturità tecnica, poi si prepara per il Concorso e diventa poliziotto; Pompea, intanto, lascia il lavoro in università e comincia a insegnare elettronica in una scuola di Ferrandina, un paese vicino a Pisticci.
Un paese mobilitato
Come reagiscono parenti e amici di fronte alla novità dell'affidamento della bambina? "Si sono trovati di fronte a una situazione di fatto, che però hanno accettato di cuore", dice Antonio. Quando i genitori di Pompea, che abitano nella stessa palazzina, vedono per la prima volta la piccola tra le braccia di Antonio, "si sono inteneriti anche loro e hanno detto: Figuriamoci se non si deve accogliere una bambina in casa!".
Non manca la generosità da parte degli amici, di colleghi e parenti: una vera e propria gara di solidarietà. Soltanto due giorni prima dell'arrivo della bambina, Pompea decide di fare una selezione tra i capi di abbigliamento dei suoi figli per poterli spedire nel Kosovo, dove è diretto il gruppo cattolico Maria di Nazareth. Si trova dunque sfornita dell'occorrente: calzamaglie, camicine, vestitini: anche sotto questo aspetto la solidarietà di amici e colleghi non tarda ad arrivare. "La cosa che mi ha colpito forse di più è stato vedere come dal nostro gesto spontaneo di accoglienza sia derivata una mobilitazione generale tra i compaesani: casa nostra è diventata una sorta di luogo di pellegrinaggio, dove arrivano anche persone mai viste prima".
Questa è una storia semplice, ma al tempo stesso eccezionale. "È la nostra regola - osserva con un sorriso Pompea -. Infatti, quando ci è capitato tutto questo, ho pensato: Ciò significa rendere l'eroico quotidiano e il quotidiano eroico. Significa stare alle circostanze, e basta". Poi, con un velo di commozione misto a pudore, aggiunge: in certi momenti, quando sono tra me e me, ripenso a quando don Giacomo, durante gli anni di università, ci leggeva L'annunzio a Maria. Alcune frasi le imparavamo a memoria: Dare in letizia ciò che abbiamo: qui sta la gioia, la libertà, la grazia, la giovinezza eterna!. Oppure: Santità non è farsi lapidare in terra di Pagania o baciare un lebbroso sulla bocca, ma fare la volontà di Dio, con prontezza, si tratti di restare al nostro posto, o di salire più in alto".
Questa è la forza e la coscienza dei coniugi Parisi. Ce lo confermano le loro stesse parole: "Sì, significa davvero essere tranquilli e affrontare in questa memoria tutto quello che la vita ti riserva".