Anticipo d’estate: seconda parte
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Cominciamo con tre rassegne dedicate ad artisti ottocenteschi.
Barletta dedica una mostra al paesaggio nella pittura del XIX secolo.
Attraverso il confronto delle opere dei maggiori paesaggisti del Centro e del Sud Italia - come Giovanni Fattori, Giuseppe De Nittis, Francesco Paolo Netti, Geremia Discanno, Raffaele Girondi, Francesco Romano, Vincenzo Cabianca, Filippo Palizzi, Francesco Paolo Michetti, Francesco Lojacono - passando dall’Adriatico al Tirreno, dai grandi buoi bianchi della Maremma ai “ciuchi” napoletani, percorrendo boschi di nodosi ulivi e campi di fascine, camminando su spiagge ancora deserte e senza limiti, si delinea la grande pittura di paesaggio meridionale, dove la suggestione della natura si congiunge alle problematiche sociali ed economiche. La battaglia per la libertà artistica, che eleva il paesaggio a genere dominante contro le scene storiche e classiche, si affianca alle lotte per la modernizzazione del paese, come si osserva nelle opere in mostra dove i due grandi pilastri dell’impianto stilistico e tematico sono: la presenza del lavoro (contadini e pescatori) e la grande bellezza della natura che indora ogni elemento, anche il più insignificante (un muro scalcinato, una stradina assolata, un cespuglio di fiori selvatici). La mostra, tuttavia, non privilegia l’analisi delle varie correnti stilistiche - la “macchia” toscana, il naturalismo napoletano, la scuola siciliana - ma piuttosto mira a cercare una sintesi tra tutte queste esperienze, così come risulta dall’amicizia che lega tra loro molti artisti di provenienze diverse: come De Nittis, ponte tra la cultura artistica napoletana e quella toscana, o Francesco Michetti amico di vari nomi dell’ambiente campano e romano. La ricerca di verità muove tutti gli artisti in mostra, e il loro scopo, come scrive uno dei più fini protagonisti di quel periodo, Francesco Netti, “era far di una tela una finestra dischiusa sui campi”. Da questa finestra, aperta in uno dei tanti agriturismi di queste regioni, possiamo ancora oggi rintracciare la bellezza di paesaggi antichi e moderni al tempo stesso.
Napoli invece propone una mostra monografica su Vincenzo Gemito, presso il Museo Pignatelli, uno dei protagonisti della scultura europea tra Ottocento e Novecento, attivo a Napoli tra il 1868 e il 1925, anno della sua scomparsa. In mostra sono esposte oltre settanta sculture, dalle terrecotte giovanili, di prodigiosa precocità, fino ai superbi bronzi della maturità oltre a circa ottanta tra i disegni più significativi dell’artista, realizzati a penna, matita, carboncino, seppia, acquerello. Le opere provengono da raccolte pubbliche e private, italiane e straniere. Le esposizioni dedicate a Gemito sono state rarissime: degne di rilievo quella del 1953 al Palazzo Reale di Napoli e la selezione presentata a Spoleto, nel 1989, nell’ambito del Festival dei Due Mondi. Presentare, quindi, a distanza di anni, una rassegna ampia e articolata della produzione di Gemito, costituisce senz’altro un’occasione unica per riscoprire e far conoscere un grande esponente delle arti e della civiltà a Napoli tra Otto e Novecento, documentando anche aspetti poco noti della sua attività, come le piccole sculture cesellate, con ossessiva precisione, in metalli preziosi, secondo metodi sperimentali di grande modernità, ma al tempo stesso eredi di una lunga e fortunata tradizione locale, che affondava le sue radici fin in età ellenistico-romana.
Abbiamo spesso assistito invece a mostre dedicate all’opera incisoria di Goya; infatti eccone una allestita a Cava de’ Tirreni (Sa). La rassegna, dal titolo Il segno di Goya. Ottanta capolavori incisi, propone ottanta opere appartenenti al ciclo denominato “I disastri della Guerra” e testimonia la maestria della tecnica incisoria dell’artista spagnolo che, ultrasessantenne, si adoperò per recuperare quante più lastre di rame gli fosse possibile, per dar voce alla convinzione che la guerra sia unicamente l’epilogo della follia umana. L’itinerario espositivo costituisce un’occasione per ammirare una delle vette della produzione grafica di Goya, abile nel fondere in uno stile assolutamente originale libertà espressiva, fantasia e adesione alla realtà. La mostra è ospitata presso la Galleria Civica d’Arte, ideata dal Comune di Cava de’ Tirreni con l’obiettivo di dotare la “città dei portici” di uno spazio espositivo di grande prestigio, moderno e attrezzato, in grado di poter ospitare mostre e rassegne d’arte di livello nazionale ed internazionale, dotata di sofisticati sistemi di climatizzazione, deumidificazione, allarme e videosorveglianza, fa sì che la struttura cavese sia tra gli spazi espositivi più all’avanguardia nel Sud – Italia.
Ravenna ci propone una mostra dei ampio respiro dal titolo L’artista viaggiatore.
Essa vuole presentare i percorsi di alcuni più significativi artisti che, affascinati dal mito dell’esotico, hanno viaggiato e vissuto fuori d’Europa. Ecco allora i suggestivi acquarelli di Klee delle sere tunisine, Matisse con le sue tele che ci ricordano il mondo polinesiano, Nolde che affascinato dalla Africa descrive animali feroci. Il viaggio espositivo passa quindi attraverso due movimenti artistici fondamentali: l’orientalismo e il primitivismo. Inaugurato il primo in Francia nella seconda metà dell’Ottocento, esso si afferma con una produzione popolata da harem sensuali e serragli d’animali feroci; sul finire del XIX secolo, con Gauguin e i pittori da lui influenzati l’esotico si diffonde sempre di più, fino a finire nel mito dell’uomo primitivo che popola un nuovo e lontano Eden.
Ad Ascoli Piceno troviamo una mostra dedicata ad un artista contemporaneo italiano poco noto, Tullio Pericoli dal titolo,Sedendo e mirando, i paesaggi (1966 al 2009), citazione leopardiana che dà il nome anche a un dipinto in mostra. Pericoli, d origine marchigiana,realizza paesaggi molto particolari, paesaggi non descritti ma reinventati, divenendo un paesaggio della fantasia e dell’anima: una sorta di linguaggio di valore universale. Riaffiora l’eco e l’atmosfera delle colline intorno ad Ascoli, quei campi, quelle distese della sua terra familiari fin dall’infanzia. “Tuttavia non è la realtà che interessa Pericoli, ma la realtà della pittura. Il suo è un viaggio nei territori del segno e del colore, tra le pieghe delle tele e delle carte per approdare a un oltre misterioso”, scrive Elena Pontiggia. Questi quadri diventano ritratti e autoritratti: immagini dell’artista e immagini di noi, del nostro tempo. “Come in gran parte dell’arte moderna il paesaggio diventa un pretesto per una cartografia interiore e visionaria, una geografia di idee e di affetti”, continua la curatrice. Colori minerali che esplorano le estensioni dell’argento e dell’ardesia, i bianchi e le tante sfumature di grigio scabro dei canali o dei solchi tracciati come leggere incisioni. O al contrario si accendono di toni ferruginosi, materici, caldi, bruni, arancio e ocra; di verdi in simpatia di azzurro, di rosa albeggianti e teneri.
Passiamo ora ad un altro pittore contemporaneo, Alex Katz presentato a Catanzaro con la mostra Reflections. Nato a New York nel 1927, già negli anni Cinquanta si dedica alla pittura, passando dai collages al ritratto, fino a dipinti di grandi dimensioni. Nel 1986 il Whitney Museum of American Art gli dedica una grande retrospettiva che lo consacra icona del Novecento. Katz interpreta la figura umana non in modo ironico o umoristico come nella pittura Pop. Egli in modo apparentemente freddo, bidimensionale, determina una logica antinarrativa dove tutto passa attraverso l’istante dell’osservatore. “Mi piace realizzare immagini che siano tanto semplici da non poterle evitare e tanto complesse da non riuscire ad afferrarle, ha affermato il pittore americano. In effetti le sue Reflections sviluppano, in termini fisici un tema come quello dell’immagine riflessa che ha affascinato l’estetica e la letteratura sin dai tempi di Narciso. Con opere di grandi dimensioni, Katz propone sia paesaggi che figure umane, presentate con una precisione quasi lenticolare.
A Brescia troviamo una mostra di Paola Marzoli, la pittrice milanese di cui già abbiamo trattato in altre occasioni. I 12 quadri esposti, dipinti ad olio su tela tra il 2001 e il 2004, rappresentano pietre mediterranee indagate da presso.
Templi di Agrigento schermati dai ponteggi, frammenti di colonne di Selinunte di tufo scanalato e corroso, muri dell’antica Creta inzeppati di pietrisco rosa e azzurro, un selciato romano di Pompei, la faccia di una bambina di pietra di Palagonia, un mosaico siciliano fenicio con la dea Tanit, il volto ingrandito di una minuscola statuetta sumera, le mani di un santo bizantino di Efeso che tengono le pieghe del mantello. Così la pittrice commenta queste tele silenziose di forte impatto emotivo: “In quegli anni andavo cercando dentro le crepe e dentro le pieghe. Cercavo frammenti di luce nella materia levigata dall’uomo e poi corrosa dal tempo”.
Alla Galleria DAC di Genova troviamo una suggestiva esposizione dell’artista tedesca Ina Bierstedt. Osservando le sue tele l’attenzione viene catturata dai particolari architettonici inseriti nel paesaggio che sembrano immediatamente dare un senso e un ordine ai dipinti. In questa sua ricerca Ina indaga i potenziali lirici della pittura, quindi il soggetto è il mezzo pittorico in se stesso.. Essa non racconta storie, non presenta esseri umani: si vedono solo pochi edifici vuoti, capanne, ripari precari, il tutto immerso in un silenzio irreale. La materia pittorica, olio ed acrilico, è liquida, a tratti più densa, applicata in vario modo, con spugnature, colature, pennellate. Le tonalità sono contrastanti e talvolta sembrano respingersi come in una reazione chimica. Quanto risulta ha il sapore di mistero, la ricerca di dimensioni inesplorate, in una visione quasi contemplativa.
Ed ora veniamo alle proposte che si possono incontrare a Milano.
Presso la Galleria Rubin, per tutto giugno, una mostra di Letizia Fornasieri. L’instancabile pittrice milanese, dopo le fatiche della grande mostra di Mantova, presenta una nuova serie di produzioni dal titolo Il tram e la bambina. A distanza di tre anni dalla mostra “Qui è scritto il tuo nome”, la pittrice ritorna alla Rubin con13 tavole (8 grandi e 5 più piccole) di recentissima datazione in cui spaziano i paesaggi cittadini. Assoluti protagonisti sono i tram e i filobus milanesi, che con il loro color arancione vivo segnano le grigie vie cittadine. Talvolta la bicromia è stemperata nel verde degli alberi, oppure alla insistita deformazione dei mezzi di trasporto fa da contrappunto l’intricata ragnatela dei fili aerei di alimentazione dei filobus entro cui, come in una tela di ragno, si notano i segnalazioni rosso sangue. Così la Fornasieri commenta queste sue ultime produzioni: “E il tram è stato il mio compagno di viaggio, scorto una volta e mai più lasciato perché sapevo che mi avrebbe portato dove io volevo.” Ci permettiamo un appunto veloce: ma davvero la pittrice sa cosa sarà della sua pittura domani? Non è forse una meraviglia e una continua scoperta anche per lei stessa?
Anche la Galleria Previtali, che noi seguiamo con particolare interesse per le scelte di qualità che opera, apre in giugno una mostra collettiva dal significativo titolo Nichilismo metropolitano. Nove artisti accomunati da uno sguardo disincantato sulla realtà.
Nove voci dure e crude che scandagliano la metropoli. Dai suoi segreti più sordidi ai suoi vizi più frivoli. Una pennellata forte, espressionista, gestuale accomuna il lavoro di Cristina Gandini e della coppia Borgiani Simoncini. La prima realizza visi dalle cromie stravolte, urlate, colti in un primissimo piano che sembra sul punto di esplodere fuori dai confini della tela; gli altri due inventano deformazioni che, sulle tracce di Bacon, raccontano in pochi tratti la sofferenza umana, forse le violenze nascoste dietro una porta chiusa, dietro facciate sorridenti e rassicuranti. Anche il lavoro di Lorena Cacucciolo indaga dietro la porta chiusa. Una pennellata pastosa, soffusa di luce, spia silenziosi interni borghesi gremiti di oggetti o scorci di letti sfatti che parlano di assenze intrise di malinconia. Un senso tutto femminile della solitudine che nelle tele di Sonia Ceccotti si fa provocazione gridata, anche se sempre colorata di tenera autoironia. Costrette a fare i conti con una realtà dove i rospi non sono più capaci di trasformarsi in principi azzurri, le sue ragazze – corpi forti, raccontati con solido senso di realtà – non perdono l’ottimismo e guardano lo spettatore dritto negli occhi con un’aria di scanzonata ironia. Donne completamente diverse sono, invece, quelle che emergono dalle tele di Max Gasparini. Sono apparizioni, fantasmi sensuali gocciolanti di colore, fanciulle preraffaellite il cui sguardo rapace incanta lo spettatore, imprigionandolo senza scampo come il canto delle sirene. Vicini per sensibilità alla poetica della Pop Art – sebbene con esiti molto diversi tra loro – sono infine i lavori di Edoardo Stramacchia, Antonella Tolve e Oreste Minini. Il primo, con un procedere raffinato e minuziosissimo, trasforma pagine di fumetti in pattern astratti o appena decifrabili, oppure gioca sulla sagoma riconoscibile del personaggio di un cartoon facendolo diventare modulo ripetitivo fino all’ossessione. La Tolve invece, con un occhio a Roy Lichtenstein e uno alla segnaletica, racconta in campiture piatte – in vignette di sapore pubblicitario – l’ansia contemporanea per il possesso. E poi c’è Minini, l’unico scultore del gruppo. I suoi solidi biomorfi dai colori accesi potrebbero essere animali primitivi, oppure gli ultimi abitanti di un futuro post-atomico, eredi di una società sciagurata e sconfitta.
E concludiamo con una mostra etnografica presso il Museo del Pime dal titolo Riflessi. Incontri ad arte tra Oriente e Occidente. La rassegna si propone di sperimentare, attraverso il linguaggio dell’arte, se e come le reciproche influenze siano il motore delle culture. Per indagare queste profonde interazioni si offrono quattro percorsi espositivi: il primo è dedicata all’arte del Gandhara, ossia all’altissima forma artistica scaturita dall’incontro tra il mondo ellenistico e mondo buddista; la seconda dedica un approfondimento alla moda delle cineserie, aspetto spesso trascurato, ma continuo, tra mondo europeo e cinese; una terza proposta è dedicata al giapponismo in Italia e da ultimo una sezione solo sul gioca degli scacchi con set provenienti da tutto il mondo e che costituisce quasi una metafora delle dinamiche e delle modalità che regolano l’incontro e l’interazione tra i soggetti.
Terra e mare. Paesaggi del Sud, da Giuseppe de Nittis a Giovanni Fattori
Barletta – Pinacoteca De Nittis – Palazzo della Marra
23 aprile 2009 – 2 agosto 2009
Orari: tutti i giorni 10.00-20.00, venerdì 10.00-23.00, chiuso il luned’
Biglietti: 7€ intero, 5€ ridotto
Informazioni: www.comune.barletta.ba.it
Vincenzo Gemito
Napoli – Museo Pignatelli
28 marzo 2009 – 5 luglio 2009
Orari: tutti i giorni 9.00-14.00, venerdì e sabato 9.00-20.00, chiuso martedì
Biglietti: 6€ intero, 3€ ridotto
Il segno di Goya. Ottanta capolavori incisi
Cava de’ Tirreni (Sa) – Galleria Civica d’Arte
19 aprile 2009 – 6 settembre 2009
Orari: martedì – giovedì 18.00-21.30, venerdì-domenica 19.00-22.00
Biglietti: 5€ intero, 3€ ridotto
L’artista viaggiatore. Da Gauguin a Klee, da Matisse a Ontani
Ravenna – Museo d’Arte della città
22 febbraio 2009 – 21 giugno 2009
Orari: martedì – venerdì 9.00-18.88, sabato-domenica 9.00-19.00, chiuso il lunedì
Biglietti: 8€ intero, 6€ ridotto
Informazioni: www.museocitt.ra.it
Sedendo e mirando. I paesaggi (1966-2009)
Ascoli Piceno – Galleria d’Arte Contemporanea
21 marzo 2009 – 13 settembre 2009
Orari: 10.00-19.00, lunedì chiuso
Biglietti: 6€ intero, 4€ ridotto
Alex Katz Reflections
Catanzaro – MARCA (Via Alessandro Turco 63)
5 aprile 2009 – 27 settembre 2009
Orari: martedì – domenica 9.30-13.00/16.00-20.30, chiuso il lunedì
Biglietti: 3€ intero
Informazioni: www.museomarca.com
Pietre. Paola Marzoli
Brescia – Forma&Colore (Contrada Soncin Rotto 5/b)
9 maggio 2009 – 27 giugno 2009
Orari: tutti i giorni 10.30-12.30/16.30-19.30, chiuso il lunedì
Ingresso libero
Informazioni: tel 030-29 30 64
Ina Bierstedt / Landwards
Genova – DAC (De Simoni Arte Contemporanea, Piazetta Barisone 2R)
29 maggio 2009 – 25 luglio 2009
Ingresso libero
Informazioni: www.galleriadac.com, tel 010- 859 22 83
Letizia Fornasieri. La bambina e il tram
Milano – Galleria Rubin (Via Bonvesin de la Riva 5)
29 maggio 2009 – 27 giugno 2009
Orari: tutti i giorni 14.30-19.30 chiuso lunedì e festivi
Ingresso libero
Informazioni: www.gallreriarubin.com
Nichilismo metropolitano
Milano - Galleria Previtali (Via Bombardini 14)
27 maggio 2009 – 27 giugno 2009
Orari: tutti i giorni 16.00-19.30 chiuso lunedì e domenica
Ingresso libero
Informazioni: www.galleriaprevitali.it
Riflessi. Incontri ad arte tra Oriente e Occidente
Milano – Museo Popoli e Culture
14 marzo 2009 – 14 giugno 2009
Orari: martedì – domenica 10.00-18.00, giovedì 10.00-22.00
Biglietti: 3€
Informazioni: www.museopopolieculture.it