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Orme e pietre

Autore:
Roda, Anna
Fonte:
CulturaCattolica.it ©
Non mancano molti giorni alla Pasqua. Per rendere più intensa la preparazione proponiamo uno strumento semplice ed efficace, quello strumento che da sempre la Chiesa ha utilizzato per far giungere i suoi messaggi: l’arte.

Presso la chiesa milanese di Sant’Angela Merici, nel coretto sinistro della chiesa, fino a Pasqua, sarà possibile ammirare la Via Crucis di Paola Marzoli.
Durante un pellegrinaggio a Lourdes, Paola è stata colpita dal lento percorso che, come pellegrina, ha fatto lungo la Via Crucis monumentale che si trova nella cittadina francese.
Dopo una prima serie di tavolette, a partire dall’estate dello scorso anno, la Marzoli ha elaborato un suo percorso nella sequela della Croce di Gesù, un percorso che, sebbene sia ben riconoscibile, contiene anche tutta la sensibilità e creatività della pittrice.
Sulle 15 tavolette (legno compensato, 40x50 cm) spiccano in nero ed in rosso i verbi che connotano le diverse stazioni della Passione: ma cosa vediamo? Non figure, non paesaggi, bensì pietre, sassolini, legnetti.
Paola ha fotografato il sentiero della Via Crucis che si inerpica sulla collina di Lourdes, poi tornata a casa ha scelto le immagini che le parevano più significative e infine ha riprodotto quegli scatti scegliendoli per la portata analogica o simbolica che in essi vi ha scorto.
La Via Crucis della Marzoli è giocata sul silenzioso e drammatico colloquio che il Cristo sofferente intrattiene con chi lo incontra sulla sua via dolorosa, sia con chi condivide parte del suo cammino, sia con chi lo sta conducendo alla morte.
Anche la strana e singolare disposizione con cui sono state appese le tavolette è stata voluta dalla pittrice, proprio per evidenziare, anche con la spazialità, la dinamica del colloquio: CONDANNATO, CARICATO a cui rispondono le tavolette CADE, INCONTRA; e poi AIUTATO, ASCIUGATO e di contro CADE, INCONTRA, CADE; SPOGLIATO, INCHIODATO e in contro-canto MUORE e infine DEPOSTO, POSTO e RISORGE.
Sul verso di ogni stazione la pittrice ha scritto alcune frasi frutto della sua riflessione, un aiuto in più per immedesimarci in questa sua suggestiva modalità di presentare la Passione del Signore.


I. CONDANNATO
NOI che abbiamo inciso la legge su tavole di pietra, posto l’architrave sulla porta del tempio, separando Creatore da creatura, DICIAMO NO a te che risani di sabato. NOI che pensiamo per sillogismi, sappiamo di non sapere, misuriamo il mondo palmo a palmo, NON SAPPIAMO CHE FARCENE DI TE che ti immoli vittima senza argomentare. (Immagine 1-1bis)
Sul tappeto grigio dei sassi si nota un frammento più chiaro, posizionato in orizzontale: Proprio il colore e la posizione ci colpiscono: sono un suggerimento all’architrave della porta del Tempio, segno della presenza di Dio tra il popolo, eppure anche segno di separazione, quella separazione che morte di Gesù ha ricomposto.


II. CARICATO
NOI che abbiamo aggiogato i buoi e li abbiamo condotti sul solco, noi che abbiamo rifiutato in nome di Dio Uno il sacrificio arcaico del re, NOI che mettiamo a morte i trasgressori della legge, DICIAMO NO a te che ci vieni incontro come re e come vittima. NOI che siamo oppressi da una colpa oscura, PONIAMO A TE IL GIOGO DELLA CROCE. (Immagine 2-2bis)
Il fondo ora è più tenue, vi spiccano pietre grosse accanto a pietruzze piccine. Il tutto fa da sfondo ad un frammento di legno, chiara immagine del legno della croce, che verrà caricata su Gesù.

III. CADE
TU CADI E TACI. Noi ci sentivamo più leggeri, non era una trave nel nostro occhio ma un fuscello che un gesto reciso ha spazzato via. Ma perché taci? Perché ti rialzi senza un lamento? Perché ti chini sotto la croce? (Immagine 3-3bis)
Adesso ad attirare la nostra attenzione è un esile fuscello, sfilacciato, dissolto, mentre le pietre sono compatte tanto da non farci vedere la nuda terra. Cristo che cade è quel fuscello, è fragile come una canna mossa e percossa dal vento e dall’onda del mare.

IV. INCONTRA
TU INCONTRI TUA MADRE. Tua madre incontra il figlio condannato. Tutto si fa bianco, le vie si confondono, il sangue si fa acqua. TU ALZI LO SGUARDO. Il sangue torna a scorrere. Chi sei tu che sanguinante passi oltre la madre? Chi è tua madre che sta in piedi ferma sul tuo percorso? (Immagine 4-4bis)
Dalle diverse tonalità del grigio, ora il fondo è chiarissimo, carattere che connota le stazioni in cui Gesù incontra degli esseri femminili. Questo è il primo di questi incontri, forse il più drammatico, teso e coinvolgente: quello con sua madre. La pittrice ha voluto sottolineare come lo stretto rapporto madre-figlio in questo contesto produce un annebbiamento, tutto si confonde in un rapporto naturale, Cristo e Maria hanno oltrepassato e superato questa naturalità e si pongono ora in diretto rapporto con il Padre che chiede questo sacrificio.

V. AIUTATO
Passavo per caso, viaggiando verso Cirene. Mi hanno detto ‘Aiuta quel poveraccio’ Per caso? E chi sono io? E chi è quel poveraccio? Nel punto cieco del mio occhio si apre un passaggio.
“…Ecco una nuvoletta… sale dal mare… e il cielo si oscurò e la pioggia cadde.” Elia (I Re 18,41)
(Immagine 5-5bis)
Sul fondo grigio delle pietre emerge in basso a destra un’ombra che crea un contro-canto al mosaico mono-tono delle pietre; ma ciò attorno a cui tutto ruota è la capocchia rosata forse di una puntina. E’ un piccolo segno, come fu piccolo ed inconsistente l’aiuto che il Cireneo portò al Sofferente, eppure da quella piccolezza entra uno sconvolgimento che porterà la salvezza.

VI. ASCIUGATO
Il sangue scorreva sui tuoi occhi. Mi sono tolta il velo per asciugarti. Ho rotto gli sbarramenti dei soldati. TU SEI RIMASTO IMPRESSO NEL MIO VELO. Chi sei tu che appena toccato sei rimasto con me per sempre? (Immagine 6-6bis)
E dopo la Madre ed il Cireneo, la Veronica. Il pietoso e delicato pensiero di quella sconosciuta, che si è poi meritata il nome dall’atto che ha compiuto, è segnato sulla tavola da una foglia, una fogliolina di verde tenue che si perde nel bianco-grigio omogeneo del fondo. Come per la Madre, così in Veronica la vista davanti al Cristo patiens si annebbia, la vista della ragione cede il posto al bianco annullante dell’emotività, forse retaggio naturalistico del nostro essere uomini, dell’essere femminile in particolare.

VII. CADE
E TU CADI ancora sotto il peso del nostro soccorso distratto. Della nostra pietà sentimentale. La nostra presunzione aumenta la distanza, respinge il sacrificio. LA CROCE SI FA PIU’ PESANTE. (Immagine 7-7bis)
Le Stazioni VII-VIII-IX sono caratterizzate dalla presenza della croce.
In questa la croce taglia netta in quattro parti lo spazio; la croce divide il tempo e lo spazio, divide anche gli uomini che davanti al suo scandalo devono decidere da che parte stare: con il Sofferente o contro di Lui.

VIII. INCONTRA
Siamo uscite tutte insieme dalla città. Ti abbiamo visto andare verso la morte. E TU CI HAI PARLATO: ‘Figlie di Gerusalemme non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli.’ Ma chi sei tu che ROMPI IL CICLO INELUTTABILE del ritorno alla terra? (Immagine 8-8bis)
Ancora quel fondo biancastro che è diventato leit-motive degli incontri femminili del Cristo sulla Via della Croce. Qui la croce è più piccola, mentre l’ombra in basso è più accennata: come a ricordare le parole di Cristo che richiamano le donne ad un giudizio sulla situazione loro e dei loro figli, non destinati alla morte, ma attraverso il sacrificio alla vita.

IX. CADE
E TU CADI ancora sotto il peso della nostra paura di morire, del nostro afferrarci disperato alle cose, del nostro misurare e misurarci nella legge per non essere confusi. Tu cadi sotto la nostra presunzione feroce. Ma chi sei tu che per la terza volta TI RIALZI GUARDANDO IN AVANTI E IN ALTO? (Immagine 9-9bis)
La croce qui incombe frantumata da una grande e incombente ombra nera. La lotta è sempre più drammatica: Gesù accetta la volontà del Padre, ma anche noi la accettiamo? I due campi netti: luce abbagliante e ombra cupa, ci dicono dell’intensità ed eternità di questo confronto.

X. SPOGLIATO
NOI TI SPOGLIAMO. Sotto la tua veste tessuta in unico pezzo NON C’E’ NULLA. Solo un corpo ferito e mortale. Ce la giochiamo ai dadi la tua veste. Uno contro l’altro. Uno vale l’altro. (Immagine 10-10bis)
Verticale, impercettibile, un fuscello divide la tavoletta; quasi si perde tra i sassi ed altre cortecce dal colore più marcato, addirittura sembra che un’ombra lo stia inghiottendo. Il fuscello è immagine di Gesù piagato che si consegna mansueto a chi lo inchioderà sulla croce.

XI. INCHIODATO
Ora sei fermo. TI ABBIAMO INCHIODATO ALLA NOSTRA REALTA’. Non entrerai più nei nostri sogni notturni, nelle nostre angosce emergenti. Fissato al legno ti studieremo, corpo inerte, nei nostri laboratori. (Immagine 11-11bis)
La scena ora cambia: sono sassi di grandi dimensioni ad occupare interamente lo spazio; in basso un’ombra decisa, al centro chiodi e puntine ad indicare il mistero del Figlio di Dio che accetta di essere ichiodato al legno della croce.

XII MUORE
E tu muori. Ti abbiamo messo a tacere. Salvavi gli altri e ora non salvi te stesso. Anche il Padre ti ha abbandonato. Ma che sei tu INNALZATO NEL CIELO LUMINOSO? E si fa buio e la terra trema?
25/12/2007 Oggi è Natale e tu sei nato 2007 anni fa per daci la vita attraverso la morte.
(Immagine 12-12bis)
La tavoletta, unica tra tutte, si presenta con taglio verticale: l’intera scena è occupata dalla croce costituita da due rami, quello verticale è grezzo, dalla corteccia spessa e ruvida, quello orizzontale è più sottile ma non meno grezzo e respingente.

XIII. DEPOSTO
Ti abbiamo tirato giù a terra. DIO E’ MORTO. E’ definitivo. Ti guardiamo da sopra: il sapere è nostro. A noi è stata consegnata la legge. A noi è stato affidato il governo della natura. (Immagine 13-13bis)
Suggestivo come l’idea del Cristo deposto sia ottenuta con un ramoscello posto in orizzontale; la luce dà l’idea che la corteccia sia più liscia, i sassi sono più piccoli e di color grigio-azzurrino. Si respira una certa lieve soavità, quasi che la tensione drammatica di prima si sia sciolta con la morte di Gesù.

XIV. POSTO
Una pietra posta sopra. La questione è chiusa. LA MORTE HA VINTO. Dio è in conoscibile e non rompe i cicli della natura che l’uomo, con la sua mente pensante, per mandato divino o per caso, osserva e ratifica.
6/1/2008 Epifania del Signore. E tu continui a manifestarti di notte ai sapienti.
(Immagine 14-14bis)
C’è una netta spaccatura a dividere la tavola: sul biancore della terra, dove quasi scompaiono le singole pietre, emerge nera e incombente una ferita della terra. Cristo è messo nella cavità oscura della terra, eppure la luce attorno fa già presagire il mattino di Pasqua.


RISORGE
Il Dio vivente non è più qui. Cammina leggero tra viandanti e pescatori, spezza il pane e chiede amore.
TU SEI IN NOI IL RISORTO PER SEMPRE.
(Immagine 15-15bis)
Questa tavoletta non ha numerazione, a sottolineare che la Resurrezione è un momento sempre presente, eternamente presente. Il terreno ha riacquistato i toni naturali del verde, le pietre si sono rarefatte. Al centro la Pietra, la pietra del sepolcro; essa è luminosa, viva, vibrante, dai toni caldi, non riflette la luce, è essa stessa pura luce.

Bisogna guardare con silenziosa attenzione queste tavolette, bisogna osservare con sguardo intenso e concentrato quel microcosmo di pietre e legnetti per scoprire in essi le impronte di Gesù, di Maria e di tutti quelli che, amici e nemici, lo hanno seguito in quel lontano venerdì.

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