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Tempo moderno

Autore:
Roda, Anna
Fonte:
CulturaCattolica.it

Questo mese di aprile è ricco di suggestioni che provengono dall’arte contemporanea. Proviamo solo a segnalare alcune di queste mostre, con brevi note e qualche chiave di lettura ed interpretazione.
L’8 aprile si è inaugurata a Legnano (Milano) una mostra dedicata alla pittrice tedesca Käte Kollwitz, la più ampia rassegna fino ad ora realizzata in Italia.
La mostra, curata da Flavio Arensi e Micaela Mander, presenta 70 opere su carta, opere grafiche originali e di prima tiratura che comprendono l’intera produzione dei cicli tematici della Kollwitz.
Essi sono, in ordine cronologico: Una rivolta dei tessitori (1893-1897), Guerra dei contadini (1903-1908), e dagli anni Venti dello scorso secolo Guerra, Proletariato, Morte.
Il primo ciclo, di 6 fogli, racconta una rivolta di tessitori, ispirata all’omonimo dramma di Hauptmann. L’artista, grazie ai mezzi tecnici dell’acquaforte, trova un modo originale ed essenziale di espressione; modalità che troverà esiti superbi nel secondo ciclo ispirato alla storia tedesca.
Trascorre parecchio tempo tra quest’ultima opera e la successiva, Guerra, composta da 7 xilografie; la morte del figlio e una nuova tecnica riflettono un approfondimento e un rinnovato impegno nella Kollwitz. Con la stessa tecnica l’artista dà vita al ciclo Proletariato, composto da tre fogli; nel grande rigore compositivo dell’insieme riecheggia il drammatico periodo della Repubblica di Weimar. Nella Germania nazista la pittrice non venne pubblicamente ostacolata, ma fu invitata a tacere: ecco allora l’ultima sua opera, Morte; un ciclo più intimo e personale, di significato universale.
Presso il Palazzo Ducale di Genova si è aperta la mostra Tempo Moderno. Da Van Gogh a Warhol. Lavoro, macchine e automazione nelle Arti del Novecento.
Molti degli artisti in mostra sono già stati protagonisti di altre rassegne, eppure si possono riscoprire nei diversi contesti tematici, come testimoni delle trasformazioni del nostro tempo.
Il soggetto del lavoro percorre tutto il XX secolo e attraverso lo sguardo di pittori, scultori e fotografi, grafici e cineasti, pone il problema della condizioni degli esseri umani nella società industriale e post-industriale. Il “tempo moderno”, come ci ricorda il famoso film di Chaplin, ha investito l’arte dell’ultimo secolo arricchendola di nuovi contenuti e nuovi linguaggi. La mostra, attraverso dipinti, fotografie, sculture, video film, mette in parallelo la visione del lavoro di cento anni fa e di oggi; un confronto spettacolare e drammatico che evidenzia cambiamenti e continuità: i luoghi del lavoro (le città, il porto…), i protagonisti: uomini, donne e bambini e poi gli oggetti e i meccanismi, fino alla meccanizzazione stessa dell’uomo. Infatti l’essere umano della modernità vive in una società di massa, caratterizzata dalla tendenza a un’assoluta omogeneizzazione di comportamenti e idee. Tra gli artisti presenti in mostra citiamo: Depero, Max Ernst, Léger, Tatlin, Tano D’Amico, Bourke-White, Capra, Chaplin, De Sica, Gregoretti, Pontecorvo, Wajda, Wenders.
Sempre in tema di modernità e di rapporto uomo-macchina presentiamo la mostra che si è aperta a San Marino, dedicata ai futuristi romagnoli.
Umberto Boccioni, benché nato a Reggio Calabria, è romagnolo di origine, infatti tale motivo fu uno dei punti aggreganti e propulsivi del futurismo romagnolo, un’esperienza artistica molto vivace ma molto poco conosciuta dagli storici dell’arte. Figura importante fu quella del musicista Francesco Balilla Pratella, il quale radunò un piccolo gruppo di futuristi a Lugo di Romagna. Pratella fu l’autore del Manifesto dei Musicisti futuristi, pubblicato nel 1910.
A Ravenna furono attivi i due fratelli Arnaldo e Ginanni Corradini, noti come Ginna e Corra, autori di testi teorici e attivi come poeti e pittori. Quasi sconosciuto il futurismo di Faenza, con Armando Cavalli e Giannetto Malmerendi, poeti e pittori, e con l’attiva bottega del maestro ceramista Riccardo Gatti, che produsse originale vasellame futurista ora per la prima volta in mostra. Va ricordata anche Imola per la presenza del gruppo “Boccioni” e del pittore Mario Guido Dal Monte. Da ultimo spicca l’eccezionalità dell’architettura della colonia futurista di Cattolica.
Concludiamo questa ricca presentazione di eventi artistici con tre piccole mostre monografiche a Milano.
Il 2 aprile è stata inaugurata presso il Sottopalco del Teatro dell’Arte Tana, il nuovo progetto di Velasco, pensato proprio per questo strano e straniante spazio: un’installazione composta da 5 sculture (cani) in ferro e catrame, disposte attorno a cumuli di grosse corde. Questi cani, di cui già parlammo in occasione di Extramoenia, sono sculture plasmate con materiali di recupero, ferro, catrame, cemento, e simboleggiano, a loro modo, la condizione esistenziale desolata di chi vive nelle nostre città industriali. L’essenzialità della composizione, le luci a riflettore, l’odore di muffa, il silenzio dello spazio con i rumori attutiti di chi lavora sul palco, rendono con estrema suggestività ciò che Velasco ci vuole comunicare, cioé quel senso di angoscia ed instabilità emotiva che talvolta prende chi vive nelle grandi città industriali, quel senso di abbandono e solitudine del nostro vagare, di impegno in impegno, senza uno scopo preciso, se non quello di riempire il vuoto dentro di noi, un vuoto, che come questi cani voraci, affamati e famelici, ci distrugge giorno per giorno.
Presso il piccolo ma accogliente Spazio Lumera (vicino all’Arco della Pace) per un mese sono esposte alcune sculture di Dino (Manfredi) Quartana (1938), artista italiano che da anni vive a Parigi. Quartana, frate domenicano, alterna l’attività di insegnante a quella di scultore. Le piccole opere, in ferro o bronzo saldato, sono estremamente suggestive e comunicano lievità e leggerezza in chi le guarda. I temi affrontati dallo scultore sono pochi, quasi contrastanti nelle scelte: Giochi, Guerre, Emersioni, Famiglie.
In tutte le opere ciò che colpisce è un’estrema ricerca di essenzialità; la figura umana è ridotta all’osso, anzi ridotta al diagramma del suo movimento (così osserva Rodolfo Balzarotti, in una presentazione che si può trovare in galleria). Quindi oltre alla leggerezza, in queste figurette troviamo anche la quintessenza della condizione umana, la fragilità, la sua nativa piccolezza. Non è, in fondo, l’uomo sempre un bambino, un bambino alle prese con i giochi, che diventano per lui la modalità fondamentale di espressione e di identità? Allora si comprende perchè Quartana ai Giochi affianchi le Guerre: la guerra con la sua tragicità è il “gioco” preferito dall’adulto, il suo modo per farsi conoscere e per conoscersi. Se le forme dei Giochi sono circolari ed avvolgenti nella loro lievità, quelle delle Guerre sono punte di lancia, di freccia, un intrico di segmenti acuminati che bene dicono dell’orrore della violenza. Da ultimo vorrei evidenziare le Emersioni, caratterizzate da una tensione verticale; l’uomo è quel nulla che per sua natura tende verso l’alto, così come lo sono in parte le sculture dei Giochi e delle Famiglie: l’uomo per compiersi ha bisogno di un Altro, ma solo nella sua ritrovata semplicità di bambino.
Concludiamo la nostra lunga rassegna con l’ultima mostra di Letizia Fornasieri, pittrice della quale abbiamo già parlato.
Nel nuovo spazio della Galleria Rubin, ampio e luminoso, fanno bella mostra i nuovi quadri della Fornasieri. Questa personale, a solo pochi mesi dall’ultima a Gattinara, ci presenta un aspetto noto, eppure diverso della pittura di Letizia: noto perchè da sempre la pittrice milanese si cimenta con il tema delle piante e dei fiori, diverso perchè come ogni vero artista non c’è nulla di già visto e di ripetitivo.
Ideale abbrivio è la tavola Girasoli alla Cascinazza, del lontano 1984: i toni sono smorzati, i fiori si presentano recisi, delicatamente deposti su una tovaglia, quasi segno di sacrificale offerta. Le ultime tavole invece si caratterizzano per una tavolozza più vivace e marcata. In Sulla terrazza del Signor Antonio (2005) spicca la rossa canna per innaffiare i fiori, mentre in Elleboro (2006) al vaso di bianchi fiori si affianca un innaffiatoio di metallo, così in primo piano di Fiori grandi con ferro da stiro (2005) campeggia proprio il ferro da stiro: gli oggetti della nostra quotidianità diventano i protagonisti, diventano segni di presenze umane che danno vita ai fiori che pure sono belli, multicolori, luminosi. Non è a mio avviso quella della Fornasieri una pittura di cose, no è pittura di presenze umane silenziose che abitano interni e giardini, che si muovono con amore e delicata tenerezza tra le cose.

Käte Kollwitz (1867-1945). L’opera grafica
Legnano (Milano) – Palazzo Leone da Perego
8 aprile 2006 – 25 giugno 2006
Orari: martedì – venerdì 16.30-19.00; sabato 16.00-20.00; domenica e festivi 10.00-13.00/15.00-20.00
Ingresso libero
Informazioni: www.legnano.org

Tempo Moderno. Da Van Gogh a Warhol. Lavoro, macchine e automazione nelle Arti del Novecento.
Genova – Palazzo Ducale
14 aprile 2006 – 30 luglio 2006
Orari: tutti i giorni 9.00-22.00; giovedì 9.00-22.00
Biglietti: intero 8€, ridotto 6€, scuole 3€
Informazioni: www.tempomoderno.it

Romagna futurista
Repubblica di San Marino – Museo San Francesco
13 aprile 2006 – 18 giugno 2006
Orari: fino al 10 giugno tutti i giorni 9.00- 17.00: sabato e domenica 9.00-18.00
dall’11 giugno 9.00-18.00
Biglietti: intero 6€, ridotto 3€

Velasco - Tana
Milano – Sottopalco del Teatro dell’Arte
2 aprile 2006 – 30 aprile 2006
Orari: tutti i giorni 17.00-21.00; sabato e domenica 15.00-21.00; chiuso il lunedì
Ingresso libero

Dino Quartana – Sculture e disegni
Milano – Spazio Lumera
19 aprile 2006 – 20 maggio 2006
Orari: lunedì, martedì, giovedì, venerdì 16.00-19.30; sabato 10.30-12.30/16.00-19.30
Ingresso libero

Letizia Fornasieri – Qui è scritto il tuo nome
Milano – Galleria Rubin
21 aprile 2006 – 29 maggio 2006
Orari: martedì – sabato 14.30-19.30; chiuso il lunedì
Ingresso libero
Informazioni: www.galleriarubin.com

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