Lettera aperta a don Lino Viola
L’eunuco Calligone, ciambellano di Valentiniano II, osò dire ad Ambrogio: «Come, me vivente, tu osi disprezzare Valentiniano? Io ti spaccherò il capo». «Che Dio te lo permetta! – rispose Ambrogio. «Io soffrirò allora ciò che soffrono i Vescovi e tu avrai fatto ciò che sanno fare gli eunuchi».Carissimo Don Lino,
ho visto sui media il suo comportamento di fronte all’irruzione della Forza Pubblica durante la s. Messa. E ho apprezzato la sua fermezza nel non cedere all’intimazione di interrompere la s. Messa stessa.
Per noi sacerdoti il Sacrificio eucaristico non è una semplice cerimonia né una devozione privata, ha un valore infinito che la storia della santità e della Chiesa ci hanno da sempre testimoniato.
Che il sindaco e i superiori dell’Arma si siano espressi nel modo che abbiamo visto e sentito ci arreca dolore, ma non quanto quella che sembra la mancata paternità dei Superiori ecclesiastici.
Ho sempre avuto la grazia di avere accanto Vescovi che hanno mostrato una paternità ferma nei miei confronti, e di questo sono grato al Signore.
Nella nota del suo Vescovo non ho purtroppo colto la stessa paternità, mi spiace, come credo che farà soffrire lei.
Affidiamo al Signore la nostra missione, augurandoci tempi migliori per la Chiesa e per la società stessa. Che il virus che ci aggredisce non intacchi le nostre anime, che sarebbe la malattia peggiore.
Quando vivevo nella diocesi di Milano ero fiero dell’atteggiamento di s. Ambrogio che, nei confronti del potere imperiale (e l’imperatore era tra l’altro suo amico) ha saputo difendere la libertas Ecclesiae e il bene del popolo a lui affidato. Imploriamo il nostro Signore che ci doni tali pastori.
Con stima e amicizia
Don Gabriele Mangiarotti
Pietrarubbia, 21 aprile, 2020