Se anche gli esperti della comunicazione per l’#8xmille.it cadono in errori clamorosi…
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Ho letto quanto scrive Antonio Spadaro nel suo testo Cyberteologia, pur non condividendone le posizioni, e non condivido il fatto che, nel mondo della comunicazione e della ossessionante ricerca di ponti da costruire e di muri da abbattere, sia così forte la sua preoccupazione di «bannare» chi dissente da lui.
Nel suo testo Cyberteologia (che per interesse ho letto con attenzione) trovo questa citazione: «L’evidenza come criterio di verità sembra perdere ogni significato. Oggi l’immagine è un prodotto autonomo, completamente indipendente dal reale, puro frutto della creatività umana». La vista dunque non si lega al concreto: non si vedono ‘cose’, ma ‘realtà che appaiono’ in un determinato momento e la cui visibilità non è né stabile né garantita (Cyberteologia, pag. 110).
Ora, se è vera l’asserzione, sembra che si possa dire che ogni immagine interagisce con coloro che la vedono, e sembra avere un significato non univoco, ma determinato da quello che, per usare una affermazione cara agli studiosi del Nuovo Testamento, si può chiamare il «Sitz im Leben» [https://it.wikipedia.org/wiki/Sitz_im_Leben] degli interlocutori.
Quello che già accadeva nel passato del conversare, per cui una parola aveva senso differente rispetto al tempo e all’ambiente in cui era usata (vale, per esempio, per il termine rivoluzione: se anticamente rimandava al moto degli astri nel cielo, nel nostro contesto culturale allude a un cambiamento repentino e spesso violento) ha ancor più significato per le immagini che si trovano nella Rete. Ed è per questo che un esperto comunicatore sta bene attento alle immagini che usa.
Perché tutto questo mio riflettere? Mi ha colpito la vasta reazione all’immagine che la campagna della CEI per raccogliere l’8xmille dove è rappresentata una coppia di donne intorno a un bimbo (o bimba) che viene allattato. E questa immagine non si vede solo in televisione, ma campeggia anche, per esempio, alla Stazione Centrale di Milano. Sul sito Facebook della Campagna stessa sono numerosissime le reazioni, molte indignate, che leggono questa immagine come un «assist» alle posizioni LGBT, quando non all’utero in affitto. Certo, la spiegazione, in seguito alle molte proteste, ricorda che si vuole mostrare l’azione di una Casa Famiglia che accoglie persone italiane e straniere, e che quindi la protesta sarebbe pretestuosa. Già, ma poco prima si mostra, sempre su Facebook, l’immagine di persone che sventolano le bandiere della pace, divenute simbolo sempre di posizioni vicine all’ambiente LGBT e a una certa sinistra politica.
Non varrebbe allora la pena chiedersi se, in assenza di una volontà affermata di presa di distanza da quel mondo culturale e politico, si sia in presenza di un errore nella comunicazione? Errore che certo sconcerta se compiuto da esperti (di solito anche ben pagati) e che lascia pensare a una superficialità che non ci si aspetta da una realtà che, come la Chiesa Cattolica Italiana, dovrebbe avere di mira proprio l’educazione dei più piccoli. Un’immagine può diventare mentalità devastante. E non è quello che ci aspettiamo dai nostri pastori.