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Vado a fare un po’ di compagnia a Gesù

Fonte:
CulturaCattolica.it
«Stabat Mater dolorósa
iuxta crucem lacrimósa,
dum pendébat Fílius(...)
Quis est homo, qui non fleret,
Matrem Christi si vidéret
in tanto supplício?(...)
Iuxta crucem tecum stare,
Et me tibi sociáre
in planctu desídero».

Le ho viste. Silenziose, composte, con una dignità che, uguale, non saprei.
Le ho viste al rito della Lavanda dei piedi e, ieri, in processione; le ho riviste oggi, in chiesa, prima sedute, assorte in preghiera, poi inginocchiate a baciare il Crocifisso.
Le conosco.
Sono mamme che hanno perduto un figlio, il loro. E non importa se era maschio o femmina, il primogenito oppure no, figlio unico o di mezzo, o il terzo di tre. I figli sono carne della propria carne e sempre sono “unici”.
Le conosco.
Hanno vissuto il calvario insieme a questi figli morti di malattia o li hanno visti in bara dopo un incidente. I volti e i corpi devastati, talvolta irriconoscibili.
Hanno seguito questi figli, gli sono stati accanto fino all’ultimo respiro, fino alla chiusura del feretro, fino a che la lastra di marmo si è posata sulla tomba e ha diviso vivi e morti.
Ho visto, quelle volte, nei volti di queste mamme che conosco, la compostezza, la stessa dignità che vedo oggi ai piedi della Croce e che, uguale, io non saprei.
«Vado a fare un po’ di compagnia a Gesù», mi ha detto una amica anziana, che mi pare sempre più pallida e sempre più piccola, curvata dal dolore per quella ferita che è ancora fresca e non smette di sanguinare. «Vado a fargli un po’ di compagnia e lo ascolto». Mi ha detto così. «Anche sua madre, anche la Madonna è stata ai piedi della croce e aveva le mie stesse domande, aveva il cuore straziato come il mio, sanguinante come il mio».
«Vado a fargli compagnia».
E’ quello che, tutti i giorni, faceva con la figlia malata e poi agonizzante; che ha fatto quando la figlia è morta. E allora, oggi che è Sabato Santo, mentre in ginocchio prego davanti alla Croce, penso che bisogna aver provato un dolore così, per poter stare così davanti al Crocifisso, davanti a Gesù flagellato, incoronato di spine, scarnificato, sofferente, languente, morente. Starci come c’è stata Sua Madre. Starci come ci stanno queste madri, che nel profondo del cuore sanno che il loro compito, ancora, non è terminato: «Madre, ecco tuo figlio!». Ancora e ancora essere madri per gli altri, accorrere dove c’è bisogno, rispondere alle grida di chi soffre, di chi ha perso la speranza, asciugare il pianto, prendersi cura di chi resta. E quando non si può fare (più) nulla, anche solo sedersi accanto e tenere la mano.
«Vado a fargli compagnia».
Io non lo so cosa pensino queste mamme che in questi giorni ho incontrato in chiesa (ci siamo guardate negli occhi e non abbiamo avuto bisogno di dirci parole…). So che, nonostante il cuore gonfio di dolore e di domande, erano lì, accanto a Lui. Mendicavano ai piedi della Croce. E mentre il mondo fuori, distratto, pensava al week-end lungo, loro facevano compagnia a Gesù, perché non fosse solo.

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