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Il mondo è cambiato. E ci si è allontanati dal messaggio

Fonte:
CulturaCattolica.it
E’ in crisi anche la Chiesa cattolica, ma non perché non sia più credibile o sia ormai impraticabile il suo messaggio, ma perché ci si è allontanati da esso

Certo, non sono dei gran bei giorni questi. Soprattutto quello di ieri, soprattutto per l’Irlanda. Ma un male che accade in Irlanda è un male che riguarda tutti noi, anche se non siamo irlandesi.

Come noto, ieri, in Irlanda, si è tenuto un referendum con il quale si chiedeva se abrogare o meno l’8° emendamento della Costituzione. Il risultato ha visto la netta vittoria degli abrogazionisti, seguirà dunque una legge che legalizzerà l’aborto.

Ecco cosa dice l’ottavo emendamento: “Lo Stato riconosce il diritto alla vita del nascituro e, nel rispetto dell'eguale diritto alla vita della madre, garantisce nelle sue leggi il rispetto e, per quanto possibile, per mezzo delle sue leggi, la difesa e la rivendicazione di tale diritto”.

Come si può vedere, l’Irlanda risultava essere, almeno fino a ieri, tra le poche nazioni al mondo a riconoscere il diritto alla vita del nascituro “nel rispetto dell’eguale diritto alla vita della madre”. Ora tutto questo sarà cancellato. Il risultato della consultazione ci dice che anche l'Irlanda si è finalmente unita alle altre nazioni europee che si sono date da fare per ottenere un fallace “traguardo di civiltà”. In quel Paese, dopo l’approvazione del matrimonio omosessuale del 2015, il risultato di ieri rappresenta l'estinzione dell'ultima cosa che ha reso l'Irlanda un bel paese rispetto ai suoi vicini. Da oggi, invece, l’Irlanda è solo un'altra “piccola” tragedia.

Uno dei gruppi che si sono battuti per mantenere l’emendamento ha dichiarato: "Quello che gli elettori irlandesi hanno fatto ieri è una tragedia di proporzioni storiche. Tuttavia, un errore non diventa giusto semplicemente perché la maggioranza lo sostiene". Ed a ragione. Nessuna legge, come nessun referendum, può cancellare quello che è un diritto naturale, il diritto alla vita, un diritto fondamentale su cui si incardinano tutti gli altri diritti. Una legge che legalizza l’aborto non riduce il dolore, anzi, lo aggrava.

Certamente si rifletterà sulle cause che hanno portato a questo risultato. Tra queste, un ruolo di primo piano è attribuibile alla marea montante di una scristianizzazione della società occidentale.

Inoltre, la data di ieri segna un’ulteriore tappa dell’inarrestabile declino, se non della morte, di quel "cattolicesimo culturale", cioè di quella espressione pubblica della fede che il papa santo Giovanni Paolo II così riassunse: "Una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta".

Si parlava prima delle cause. Forse, sarebbe anche il caso di parlare delle colpe, comprese quelle della Chiesa. Ha fatto un certo scalpore la presa di posizione di una associazione di sacerdoti, che conta oltre 1.000 membri, che in un comunicato , tra l’altro, ha dichiarato: Siamo anche consapevoli, e ci viene costantemente ricordato nel nostro ministero, che la vita umana è complessa, perché crea situazioni che sono più spesso grigie che in bianco e nero e che richiedono da noi un approccio pastorale sensibile e non giudicante. Inoltre, in quanto leader di un’associazione composta da uomini non sposati e senza figli, non siamo nella posizione migliore per essere in alcun modo dogmatici su questo tema”.

Chiaro? Sacerdoti che di fronte alla possibilità della liberalizzazione dell’aborto dicono che “la vita è complessa”, le “situazioni non sono bianche e nere ma grigie”, “non bisogna essere giudicanti” e che, essendo sacerdoti, non possono essere “dogmatici su questo tema”.

Ma se il 25 maggio ha segnato una data infausta per Irlanda, in Italia, il 22 maggio scorso ha segnato il quarantennale dalla approvazione della legge 194, quella che ha legalizzato l’aborto. Diverse sono state le interviste fatte a varie personalità, sia laiciste, vedi Emma Bonino, sia cattoliche.

Una mi ha colpito in particolare, quella a Lucetta Scaraffia, storica, collaboratrice dell’Osservatore Romano, il giornale del Vaticano, nonché direttrice di “Donna Chiesa Mondo”, l’inserto dell’Osservatore Romano che si occupa delle donne.

In una intervista sul Corriere della sera del 22 maggio scorso, alla seguente domanda: “Professoressa Scaraffia, lei da cattolica è contraria alla legge 194 sull’aborto?”, la Scaraffia ha risposto: “Io sono contraria all’aborto, e favorevole alla sua depenalizzazione. La 194, quando è stata fatta, era una buona legge”. Ed alla domanda: “Dall’ultimo rapporto sulla 194 risulta però che tra i giovani sia in aumento l’uso del preservativo maschile”, la Scaraffia ha risposto: “Speriamo. Io credo che questo sia anche per motivi ecologici, per non farsi avvelenare dagli ormoni della pillola anticoncezionale”.

Ricordavamo al tempo del referendum del 1981 le posizioni di tanti cattolici assolutamente contrari all’aborto ma fermamente favorevoli alla legge che lo legalizzava perché, si diceva, si è in democrazia, e dunque bisogna rispettare il diritto degli altri (sic!!!). La sorpresa di oggi è che queste persone le troviamo come direttori dei mezzi di comunicazione del Vaticano.

Ed allora, è vero che i tempi sono cambiati, ma è altrettanto vero quello che nel 1987 il filosofo Augusto Del Noce disse a Vittorio Messori a proposito della crisi della società: E’ in crisi anche la Chiesa cattolica, ma non perché non sia più credibile o sia ormai impraticabile il suo messaggio, ma perché ci si è allontanati da esso”.

Sabino Paciolla

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