San Marino propone l'approvazione della legge sulle unioni civili
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In data 12 dicembre 2017 è stato depositato presso l'Ufficio della Segreteria istituzionale di San Marino un Progetto di legge di iniziativa popolare dal titolo "Regolamentazioni delle unioni civili". Diamo qui innanzitutto un giudizio di carattere morale su questo progetto a cui seguirà uno più articolato di natura giuridica.
Il Progetto di legge prevede la legittimazione delle relazioni omosessuali e delle convivenze eterosessuali. Ora una norma giuridica, dal punto di vista morale, non può mai legittimare il male morale. Bene riconoscere i diritti fondamentali della persona (vita, libertà, etc.), bene riconoscere i diritti comuni (diritto di proprietà, di credito, di compravendita, etc.), male invece riconoscere a persone non coniugate i diritti specifici della convivenza, peggio se questa convivenza è di carattere omosessuale, perché l'unica convivenza che l'ordinamento può riconoscere è quella matrimoniale.
Passiamo all'analisi dell'articolato di legge. La lettura del testo ci fa dire che questo nuovo istituto delle unioni civili che si vuole inserire nell'ordinamento giuridico di San Marino è un para-matrimonio. Infatti i diritti degli uniti civilmente sono i medesimi dei coniugi ed invece in merito ai doveri mancano rispetto al matrimonio solo i seguenti obblighi: fedeltà, rispetto reciproco e organizzazione della vita familiare. In buona sostanza questo progetto di legge propone ad omosessuali ed eterosessuali un matrimonio light, con uguali diritti dei coniugi, ma con meno responsabilità.
Altre prove che ci fanno dire che quello disegnato dalla Proposta di legge sia un simil matrimonio sono sia le formalità di celebrazione, assai simili tra i due istituti, sia il riconoscimento come figli legittimi dei figli nati in costanza di unioni civile, sia la possibilità di adottare (aspetto fondamentale per le coppie gay), sia la procedura di scioglimento dell'unione civile: identica se lo scioglimento non è consensuale. Se fosse invece consensuale non sono previste dalla Proposta tutte quelle indicazioni, evidentemente lasciate alla discrezionalità degli ex uniti civilmente, attinenti alla tutela dei figli, al loro affidamento, agli alimenti, all'assegno di mantenimento, etc.
Ma la prova provata che il proponente vuole, soprattutto per le persone omosessuali, un quasi matrimonio è data dalla definizione di unione civile contenuta nell'art. 1: "L 'unione civile è Il contratto mediante il quale è regolata una comunità di tipo familiare". Ora solo il matrimonio genera la famiglia, nessun altro istituto e non certo una convivenza omosessuale. Le altre forme di relazione affettiva, sessuale e che anche comportano la coabitazione non sono "di tipo familiare", perché la famiglia o c'è (se ti sposi) o non c'è (se non ti sposi). Il concetto di famiglia non sopporta nuances, né analogie.
C'è poi un comma assai misterioso contenuto nella Proposta: il comma 6 dell'art. 8. Esso ci informa che "le disposizioni che si riferiscono al matrimonio […] si applicano anche ad ognuna delle parti dell'unione civile […] al solo fine di assicurare l'effettiva tutela dei diritti e il pieno adempimento degli obblighi derivanti dall'unione civile". E' un comma di difficile interpretazione. Pare che esso dica che le tutele giuridiche previste per i coniugi in materia di diritti e doveri sono le medesime per gli uniti civilmente. Domanda: e perché dovrebbero essere differenti? Tradotto: se questa proposta indica alcuni diritti e doveri in capo agli uniti civilmente perché costoro non dovrebbero essere poi tutelati davanti al giudice nei loro diritti e perché non potrebbero far valere di fronte a lui l'adempimento degli obblighi in capo all'altro unito civilmente? Insomma sembra che il proponente fosse animato dall'ansia di far sapere a tutti che per lui i conviventi omosex e i coniugi pari sono, sia davanti alla legge sia davanti ai giudici.
Altro articolo curioso, il n. 10: "In nessun caso potrà essere motivo o fonte di discriminazione per uno o entrambi i contraenti dell'unione civile il loro stato di coppia unita civilmente". Due brevi riflessioni. Pare un articolo pleonastico: fossero gli uniti civilmente discriminati, non potrebbero ricorrere al giudice? Serviva questo articolo per tutelare gli uniti civilmente da ingiustificati attacchi discriminatori? Tra l'altro il proponente non ha indicato le sanzioni in caso di discriminazione, forse proprio perché la sanzione è quella già prevista dalla normativa penale. Seconda riflessione: questo articolo ci sta dicendo che de facto unione civile e matrimonio possono essere sovrapponibili. Dunque chi si azzardasse ad affermare il contrario avrebbe assunto una condotta discriminatoria. Tale articolo in buona sostanza introduce il reato di "omofobia".
Questa proposta di legge è poi chiaramente ideologica anche per un motivo di carattere statistico. Come provano le esperienze di tutti i Paesi in cui è stato introdotto il "matrimonio" gay oppure l'unione civile, le coppie omosessuali hanno disertato gli uffici comunali per "sposarsi" o unirsi civilmente. In breve le "nozze" gay non le vuole nessuno, nemmeno gli stessi gay. Anche in Italia lo stesso onorevole Monica Cirinnà, a distanza di parecchi mesi dall'approvazione della legge sulle unioni civili, ha dovuto ammettere il flop. E dunque se non c'è domanda perché proporre questa legge? Solo perché si vuole elevare l'omosessualità a bene giuridico e dunque rafforzarne l'immagine a livello sociale. Ciò porterà ovviamente ad una sua maggiore diffusione, vero scopo di questa Proposta di legge.