Eutanasia in salsa gesuitica...
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Abbiamo letto l’interessante commento di Sandro Magister dal titolo “Papa Francesco, l’eutanasia e l’esegesi della “Civiltà Cattolica” (QUI), che è un commento all’articolo di padre Carlo Casalone (laureato in medicina e poi con studi di filosofia e teologia, provinciale d’Italia della Compagnia di Gesù dal 2008 al 2014, docente alla Pontificia facoltà teologica dell’Italia Meridionale, specialista in bioetica) pubblicato da Civiltà Cattolica proprio nel giorno dell’approvazione della legge sulle DAT (QUI).
Veniamo alla sostanza della questione. Secondo Casalone, nel discorso di Francesco alla World Medical Association, vi sono “sottolineature innovative” rispetto al Magistero di sempre. Eccole nella sintesi di Magister:
Ma ecco la novità che padre Casalone mette in evidenza. Per papa Francesco la sospensione di queste cure sproporzionate non è più soltanto facoltativa, ma è “doverosa”, “obbligatoria”.
Una volta ponderati con cura, infatti, tutte le “circostanze” e il “contesto”, cioè sia “le risorse interiori” del malato, sia “i valori concorrenti circa la salute e le relazioni familiari e sociali”, allora “si giunge a un imperativo concreto finale” che – scrive padre Casalone – si collega “con il patrimonio comune e costante della tradizione morale cattolica sulla valenza obbligante del giudizio della coscienza”.
Scrive, poi, Casalone un passaggio che suona come una beffa:
Infine, papa Francesco riserva un pensiero alla necessaria mediazione che nelle società democratiche è richiesta per giungere a posizioni condivise, anche sul piano normativo, per promuovere il bene comune. Ciò significa da una parte riconoscere le legittime differenze, e dall’altra non erodere il nucleo di valori che garantisce la convivenza in società, basandosi sul reciproco riconoscimento come eguali di tutti coloro che vi appartengono.
Ma, a questo punto, qual è il ruolo dei credenti? Eccolo nelle parole di Casalone, che cita il Papa:
Il ruolo dei credenti in questo percorso era già stato enunciato da Francesco parlando al Comitato nazionale per la bioetica, e ci sembra di aiuto per concludere il nostro itinerario: «È noto a tutti quanto la Chiesa sia sensibile alle tematiche etiche, ma forse non a tutti è altrettanto chiaro che la Chiesa non rivendica alcuno spazio privilegiato in questo campo, anzi, è soddisfatta quando la coscienza civile, ai vari livelli, è in grado di riflettere, di discernere e di operare sulla base della libera e aperta razionalità e dei valori costitutivi della persona e della società. Infatti, proprio questa responsabile maturità civile è il segno che la semina del Vangelo – questa sì, rivelata e affidata alla Chiesa – ha portato frutto, riuscendo a promuovere la ricerca del vero e del bene e del bello nelle complesse questioni umane ed etiche» [Francesco, Discorso al Comitato Nazionale per la Bioetica, 28 gennaio 2016, in w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2016/january/documents/
papa-francesco_20160128_comitato-nazionale-bioetica.html]
Il ruolo dei credenti, insomma, è stare a guardare, al più testimoniando la propria posizione, ma senza rivendicare alcunché. Ecco il perché del mutismo di Osservatore Romano & C.
Riassumendo la questione: i Gesuiti di Aggiornamenti Sociali hanno sdoganato l’interruzione all’idratazione e alla nutrizione artificiale delle persone in stato vegetativo persistente configurandole come accanimento terapeutico (qui), i Gesuiti di Civiltà Cattolica dicono che rifiutare le cure che si configurano come accanimento terapeutico non solo è legittimo, ma addirittura obbligante per la coscienza.
Tirando le somme: ecco servita l’eutanasia coatta dei disabili in salsa gesuitica…
San Michele arcangelo, difendici nella battaglia!
Andrea Mondinelli