Il mistero del tallio e del cuore umano
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Da piccole giocavamo insieme.
Una foto custodita nella scatola dei ricordi ci ritrae sorridenti in sella alle nostre biciclette, a quel tempo nemmeno con la più fervida immaginazione avremmo potuto prevedere cosa riservava il futuro.
Le nostre case confinavano e il cortile era il luogo delle corse, dei giochi, la mamma dal balcone gridava “Cristina non sudare”, alle quattro la chiamava per fare merenda.
Mi piaceva andare a casa sua la mattina, in attesa che sua madre facesse gli ultimi ritocchi prima di lasciarla uscire con me, per andare a scuola.
Erano gli anni in cui alle elementari si andava da soli, insieme all’amica del cuore, alla vicina di casa, al compagno incontrato strada facendo.
Il grembiule bianco, il fiocco blu. A metà settimana sua mamma le stirava un grembiule pulito perché la figlia fosse sempre in ordine. Mi piaceva la sua casa dove tutto sembrava stare al posto giusto. Il profumo di cera e di pulito. Poi la vita ti allontana, ci si sposa, si cambia quartiere, a volte amicizie, ci si perde di vista o si hanno notizie gli uni degli altri di seconda mano.
Poi la cronaca ti fa scoprire che la tua compagna di giochi è la mamma di Mattia Del Zotto. Il ragazzo dal viso bello, che ha ucciso i nonni paterni, la zia, ha mandato in ospedale altre cinque persone, alcune delle quali lottano ancora per riprendersi, perché il “tallio” di cui nessuno di noi conosceva l’esistenza se non per averne letto in un libro giallo, è un metallo bastardo, ti uccide in modo subdolo.
Non posso non sentirmi vicina a quei genitori che si trovano al centro di una tragedia più grande di quanto la mente umana possa immaginare.
La rete parentale tutta, è stata colpita dal delirio del loro unico figlio.
Ora, come sempre accade in casi come questo tutti parlano, tutti sono esperti.
Le trasmissioni che vanno in onda all’ora in cui una volta c’era “la TV dei ragazzi” raccontano i dettagli, fanno supposizioni, inviati infreddoliti sostano davanti a cancelli chiusi, chiedendosi cose che potrebbero chiedersi stando al caldo in uno studio. “Come è arrivato il tallio dalla casa dei nonni paterni a quella dei nonni materni che dista un chilometro?”
Un giornalista, forse per riempire il tempo della diretta, dice che si indagherà per capire se Mattia abbia fatto tutto da solo.
Ma si rendono conto di quanto dolore le parole possano aggiungere al dramma di questa famiglia?
Le parole hanno un peso e chi lavora con le parole dovrebbe essere un artigiano che cesella il legno, stando attento a non far danni colpendo in modo errato.
La verità è che il bene e il male sono parte integrante dell’essere umano, sempre in lotta tra loro.
Io non so se Mattia, il ragazzo introverso di cui si parla sia diventato folle al punto di non sentire più nel suo cuore nemmeno la compassione per quel nonno anziano che chissà quante volte gli aveva raccontato di essere sopravvissuto alla ritirata di Russia, per la nonna che tante volte lo avrà abbracciato e coccolato, per quelle zie, quei nonni materni che tante volte avranno diviso con lui il tempo, le vacanze, i ricordi, per quella signora che si occupava dei nonni e che forse ha avuto solo la disgrazia di capitare nel posto sbagliato.
Qualcuno alla ricerca di un colpevole individua nella famiglia coloro che non hanno intuito.
Facile trovare qualcuno che - non ha capito - - non ha agito – Ma chi può pensare che un ragazzo introverso possa diventare un killer? Certo se ne stava chiuso in camera sua, aveva delle manie, ma se non accetti di essere aiutato nessuno può costringerti. La verità è che il male è sorprendente, convive con il bene ma non si lascia contagiare da esso.
Non ci sono parole che possano consolare, abbracci che possano lenire questo dolore, resta la preghiera perché solo un Amore non umano può sostenere la vita di chi resta.
Papa Francesco nell’Udienza Generale del febbraio dello scorso anno, raccontò la storia di Re Acab che fece uccidere Nabot per impossessarsi della sua vigna.
Il Papa disse: ”La misericordia divina è più forte del peccato degli uomini. È più forte, questo è l’esempio di Acab!
Dio, però, è più grande della malvagità e dei giochi sporchi fatti dagli esseri umani. Nella sua misericordia invia il profeta Elia per aiutare Acab a convertirsi. Adesso voltiamo pagina, e come segue la storia? Dio vede questo crimine e bussa anche al cuore di Acab e il re, messo davanti al suo peccato, capisce, si umilia e chiede perdono. Che bello sarebbe se i potenti sfruttatori di oggi facessero lo stesso! Il Signore accetta il suo pentimento; tuttavia, un innocente è stato ucciso, e la colpa commessa avrà inevitabili conseguenze. Il male compiuto infatti lascia le sue tracce dolorose, e la storia degli uomini ne porta le ferite.”
Vale per me, vale per tutti.
Chi ha sbagliato paghi, chi è ferito preghi.
Preghi per sé e per chi ha sbagliato, al resto ci penserà Dio.