Violenza in una società sessualizzata
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In occasione della Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne, indetta dall'Onu nel 1999, la Presidente della Camera Laura Boldrini ha aperto la Camera solo alle donne: 1.300 donne vittime di violenza o appartenenti ad associazioni di sostegno.
«Dovete denunciare perché il silenzio divide, isola, uccide: è la parola a salvare, perciò voglio dare oggi la parola a voi, che il silenzio lo avete rifiutato e avete parlato. Siamo il 51%, non una minoranza sparuta ed esigua: sappiamo parlare e dobbiamo farlo. E il Paese non può ignorarci più».
«Siamo il 51%». La Boldrini ha trasformato le donne in una sorta di razza, o di partito, e presenta una ricetta tanto semplice quanto insipiente; occorre «uscire da una cultura che ha ridotto per millenni una donna a una proprietà. Bisogna educare i bambini e le bambine alla parità di genere al rispetto per le donne, che devono poter dire no».
Quindi: per millenni la donna è stata “proprietà”, ora si è liberata, alle richieste dell’uomo può dire “no”, gli uomini allora perdono la testa e ammazzano, ma l’educazione ci salverà. Lasciamo la Presidente Boldrini alle sue illusioni.
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Parlare di “Violenza sulle Donne” è come parlare di “Migranti”: un minestrone generico dove il discernimento si perde.
Partiamo dalla violenza più classica, lo stupro. Lo stupro non si improvvisa. A parte i casi di persone che perdono la testa in preda ad alcool o droga, lo stupro “normale” nasce da una preparazione mentale. Gesù ci aveva messo in guardia da 2000 anni: «Avete inteso che fu detto: Non commetterai adulterio. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore». Il male palese lo si prepara col male intimo, col pensiero che lo prepara.
Ricordiamo un tentativo di stupro molto famoso, quello di Santa Maria Goretti, che si concluse con quello che oggi chiameremmo “femminicidio” e che la Chiesa chiama “martirio”. Maria fu uccisa da Alessandro Serenelli
che «cosa rara in quei tempi fra i contadini, sapeva leggere e scrivere; quando si recava in paese, ritornava sempre con qualche rivista poco raccomandabile, che portata in casa, suscitava le proteste di Assunta [mamma di Maria Goretti, NdR], ma il padre lo giustificava dicendo che doveva esercitarsi nella lettura».
Siamo nel 1902, in una società che diremmo “sessualmente blindata”, eppure c’era anche lì la possibilità di preparare malamente i pensieri. Perché, come scrisse una volta Rino Cammilleri con felice sintesi, l’uomo è fatto «di anima e di porco».
Siamo oggi in una società che non è più “sessualmente blindata”; società in cui, ad esempio, il 50% dei giovani americani arriva ai primi approcci con le ragazze dopo essere già diventati dipendenti da pornografia via Internet. A ragazze che fanno sport ad alta presenza maschile capita di vedere, nel giro di breve tempo, i compagni di squadra che si trasformano in stupratori di gruppo.
Ora, non è che tutti i fruitori di pornografia si trasformino in stupratori; molti si accontentano del circuito fruizione > masturbazione > fruizione più spinta, fino a diventare dipendenti, come si è dipendenti da alcool o droghe. Altri trasformano le elaborazioni pornografiche in rapporti casuali con qualcuna che ci sta. Ma statisticamente una percentuale di maschi sessualizzati non si accontenta, e arriva allo stupro, perché il sesso ordinario non basta più.
La Presidente Boldrini vuole placare questi furori da dipendenza sessuale con l’educazione? Auguri.
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Poi ci sono i cosiddetti “femminicidi”. Se volete vedere tutti quelli degli ultimi anni potete andare su www.inquantodonna.it: storie orrende, per ognuna delle quali c’è una scheda e il rimando ad articoli di giornale che descrivono il caso. Ma sono storie che il sito ammassa senza alcun discernimento statistico.
Se guardate le schede, vedrete fidanzati, ex fidanzati, conviventi, ex conviventi, amanti, clienti di prostitute, branchi di stupratori. Qualche volta troverete la parola “marito”. Poi, andando a vedere i dettagli, dovrete depurare dai casi di mariti con infermità mentale, mariti che sono ex mariti, mariti che sono mariti solo nel titolo della scheda, mariti che hanno ucciso per disperazione economica. Ho trovato un solo caso di marito che uccide per la gelosia classica. La grande assente in queste schede è la famiglia indissolubile.
Possiamo quindi affermare che la miglior protezione dai cosiddetti femminicidi è la sessualità incanalata in un matrimonio indissolubile, dove il maschio «fatto di anima e di porco» fa la cosa più banale e più educativa: prende un impegno verso una donna, senza scadenza.
I femminicidi nascono quasi tutti nel sesso extrafamiliare o nella variegata galassia dell’instabilità familiare. Chi sceglie il matrimonio indissolubile non è che sia esentato dalla violenza («Chi crede di essere esente da qualche peccato non è cattolico», direbbe Chesterton), ma è statisticamente protetto.
La Presidente Boldrini pensa che un garbato uso del sesso “prendi & lascia” possa essere incanalato dall’educazione? Auguri.
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A un certo punto la Presidente Boldrini ha tirato fuori l’immancabile “Caso Weinstein”, che «ha scoperchiato la vergogna delle molestie sul lavoro».
Il caso Weinstein in realtà rivela molestie in un ambiente lavorativo ben particolare. Il cinema, e i media in generale, sono infatti il canale principale per la sessualizzazione della società: pensare che i principali sessualizzatori non siano a loro volta sessualizzati, è pura utopia.
Le molestie nelle altre tipologie di lavoro sono certamente una grande piaga. Ma la fonte è sempre quella: uomini con un po’ di potere che passano troppo tempo a esercitare il cervello in fantasie erotiche. E a cercare di applicarle.
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In fondo, direbbe Maurizio Blondet, non ci sarebbe niente da inventare: la pedagogia di un secolo fa, che imponeva la disciplina, certe gerarchie e autorità, imponeva sforzo nello studio, la decenza sessuale o la «repressione» sessuale nell’età in cui non ci si sa prendere responsabilità, aveva dei metodi accertati.
Insegnava a leggere e insegnava le buone maniere, che si estendevano anche molto, interiormente, fino alla moralità e al rispetto di sé. Insegnava lo sforzo disciplinato, la ritenzione degli impulsi. Tutto ciò oggi sembra ingenuo, sorpassato, inapplicabile. Proponete solo di instaurare di nuovo quei metodi, e tutti vi si avventeranno contro, urlando alla repressione, al bigottismo, all’oscurantismo. Per risanare questa gioventù che abbiamo condannato agli inferni della felicità sessuale precoce, occorrerebbe esercitare una coercizione estrema non solo su loro, ma sulla società tutta. Il che è impossibile.
Non c’è ingegneria sociale, né alcuna «politica» che possa ricostruire lo stato di una società capace di educare e trasmettere ai giovani ciò che i vecchi, e gli antenati, hanno imparato spesso a loro spese. Nessuna ingegneria e nessuna politica possono ridare vita a qualcosa di organico, di vivente; possono solo punire. Dopo. (da un articolo di Maurizio Blondet in morte di Lorena Cultraro, 14 anni, uccisa dal “branco”).
La salvezza per le donne (e per gli uomini) arriverà solo dal ritorno alla normalità familiare e sessuale.
Ma lo Stato italiano investe invece milioni di euro in “educazione alla parità di genere”. Complimenti. Poi il ragazzo educato alla parità di genere accende la TV su RAI2 e trova in prima serata l’ispettore Coliandro che dice più o meno: «Dottoressa Longhi, sei una gran stronza, ma sei anche una gran gnocca.» «Sono scopabile?». E il ragazzo «fatto di anima e di porco» memorizza Coliandro e scorda tutto il resto.
Giovanni Lazzaretti