I nemici di un tempo tornano vincitori...
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Ecco che cosa scriveva La nuova Bussola quotidiana a proposito dell'intervento di Melloni sul Corriere della sera che presentava il DVD su don Giussani:
Il teorema melloniano è infido, ma gode di collaudati precedenti: consiste nello staccare la figura del fondatore dagli eredi e dall’eredità (che come in tutte le cattive famiglie è «contesa») isolarne la personalità eccezionale e inimitabile per affondare meglio la lama nel suo movimento. Che, manco a dirlo, lo ha palesemente tradito e rinnegato. Insomma, Giussani santo subito, ai ciellini invece neanche il purgatorio. Giochino sporco e un tantino vigliacco, ma perfetto per evitare il fastidio di interrogarsi sul perché e sul percome. Capire per quale strana ragione quel prete di Desio abbia fatto breccia nei cuori di tanti giovani e potuto scuotere un cattolicesimo ridotto a inefficace devozione. Da uno come Melloni ci si aspetterebbe di più e di meglio di tanto insulsa quanto vergognosa manomissione dei fatti. Che tocca punte parossistiche quando, a conforto delle sue strampalate tesi, tira in ballo autorevoli esponenti del movimento. Come Alberto Savorana che con la sua monumentale Vita di don Giussani già «iniziava», dice il Mellow Yellow della carta stampata, «a staccare il fondatore dal tessuto del movimento». Beh, noi quel libro l’abbiamo e riteniamo che il maestro non l’abbia neppure sfogliato oppure ci abbia capito poco o nulla. Povero Savorana: 5 anni di lavoro, mille e più pagine di minuziosa documentazione, decine di testimonianze per essere alla fine accusato di separare Giussani dal suo movimento. Urge querela. |
Ed ecco quello che ha scritto Luigi Amicone, su Tempi, nel 2015, in «Le scuole paritarie e la Chiesa “dei privilegi”. Nota per il rancoroso Melloni»:
Melloni è uno che porta ancora rancore alla Chiesa ratzingeriana e giovanpaolina. Uno che vede il fine dell’educazione cattolica nel servizio ai poveri e che sogna una Chiesa per i poveri. Una chiesa povera, totalmente spogliata di ogni bene e dedita alle opere di bene. Ruini era la Chiesa “privilegiaria”, “stile antico”, addirittura “berlusconiana”. Insomma, Melloni confonde il proprio piacere di stare a sinistra con il dovere, per tutta la Chiesa, di stare con questo o quello, a patto che stia dalla parte di Obama in giù (o in su, fate voi), perché naturalmente il mellonismo deve confiscare il papato e farne un partito leninisticamente schierato dalla parte giusta. Quella di Francesco è ok. Mentre quella di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI è quella che per tramite la Cei ha barattato la fede col potere. «Quella che chiude un occhio in cambio di favori». |
Ecco dunque i nostri «nuovi amici»!