Un per-corso per una spiritualità ragionata
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Sono iniziati lunedì 2 di Ottobre, a Verona, due percorsi formativi molto interessanti. L’obiettivo è alto: mettersi alla scuola di San Tommaso d’Aquino - Doctor Humanitatis - per approfondire la spiritualità. “Ma come?”. Potrebbe obiettare qualcuno. Che c’entrano la filosofia e la teologia di San Tommaso con l’esperienza dell’incontro con Cristo? Sta qui il fulcro della proposta: conoscere i fondamenti della philosophia perennis - oggi purtroppo sempre più dimenticata (anche in ambito cattolico) - per comprendere ed approfondire il rapporto personale che ognuno di noi desidera avere con Dio, fine ultimo della vita umana. “A questo tende tutta la teologia di San Tommaso: a condurci a vivere una vita intima con Dio” diceva Papa Pio XI.
Il primo dei due percorsi si focalizza sui fondamentali. Don Spezia, docente presso l’Istituto Teologico di Assisi, ha avviato la strada con una lezione sul principio di realtà in quanto fondamento della conoscenza. Sono stati poi passati in rassegna i concetti cardine della metafisica tomista, con l’intervento di Monsignor Clavell, docente dell’Università della Santa Croce. Lunedì scorso si è giunti all’antropologia: chi è/che cos’è l’uomo, quale il suo fine ultimo e come orientarvisi. Una lezione che verrà ripresa ed ampliata nel prossimo appuntamento dedicato al disegno di Dio sull’uomo. Infine don Malfer, teologo ed esorcista, concluderà con un excursus sulla teologia mistica di San Tommaso. Il secondo percorso, di livello più avanzato, partirà a Gennaio e si focalizzerà sul “combattimento spirituale”: il problema del male, i contributi di Agostino e di san Giovanni della Croce (oltre a San Tommaso, ovviamente), il punto di vista della biologia e della psicologia tomista nel cammino spirituale.
A guidare gli incontri è il dott. Alessandro Beghini, insegnante e ph.d. in filosofia, già autore del bel testo “Contemplazione e conoscenza mistica”. Beghini, oltre ad essere un relatore, ha invitato a parlare docenti di primissimo ordine, quali Lorenzo Spezia, Lluis Clavell, Massimo Malfer, Giovanni Cavalcoli, Luigi Borriello e Marialucia Semizzi.
Per capirne di più abbiamo intervistato il professor Beghini.
Professore, perché ha deciso di costruire un percorso di formazione per laici?
Per la verità, questo corso è nato da una precisa richiesta di alcune persone, credenti cristiane, che percepiscono uno smarrimento di fronte ad alcune sfide di oggi. Per questo hanno manifestato il bisogno di recuperare ed approfondire temi legati all’antropologia, alla filosofia e alla teologia cristiana. Nello specifico, questo bisogno è particolarmente sentito per la Vita spirituale dove sembra ci siano dei vuoti significativi di senso e di vissuto interiore.
Uhm... però la tradizione filosofica cristiana e quella spirituale vengono spesso intese e presentate come separate: è difficile imbattersi in collegamenti tra la teologia di San Tommaso e il percorso di ascesi di Sant’Ignazio di Loyola ad esempio, o la spiritualità carmelitana o cistercense. Lei invece dice che l’approfondimento dell’antropologia aiuta la vita spirituale e la ricerca di senso dei fedeli. Come?
Quello che dice è vero nel senso che, purtroppo, troppe volte la spiritualità è stata tenuta distante da contenuti antropologici e filosofici. Il problema è che queste due discipline si sono spesso slegate da un sano approccio alla realtà per sfociare in varie correnti filosofiche che tendono ad astrarre il pensiero più che a metterlo al servizio di quanto accada nella vita. Invece, un buon realismo tipico della filosofia e teologia tommasiana non solo non mette da parte la vita spirituale, ma anzi la considera fondante per ogni persona. Ad essere precisi, poi, percorsi ignaziani o teresiani rivelano, più di quanto possa sembrare, contenuti tipici della dottrina dell’Aquinate. Nel nostro percorso Doctor Humanitatis andremo ad indagare proprio questi che ritengo siano ancora di estrema attualità per l’uomo d’oggi che voglia dare senso compiuto e rigore logico alla propria vita spirituale.
C’è chi dice che “San Tommaso non è in grado di capire la modernità”. Il tomismo è ancora attuale?
Ritengo che questa sia una affermazione forte, e molto probabilmente andrebbe ribaltata, con una altrettanto forte, dicendo che molto probabilmente è la modernità che non è in grado di capire San Tommaso. A parte questo, però, un dato di fatto è che nella cultura contemporanea si sono persi contenuti del tomismo, o quantomeno buona parte di questi, e ancor di più il metodo dell’Aquinate. Nello specifico, i contenuti cui noi contemporanei ci riferiamo sono spesso ormai disincarnati dalla vita di fede; sembrano godere di un’esistenza epistemologica propria, ciascuno nel proprio ambito limitato e circoscritto. Relativamente al metodo, facciamo fatica a “mettere assieme le parti” e nemmeno ci sforziamo più di farlo. Le scienze moderne ne sono l’evidenza più significativa: penso alla psicologia, alla medicina, alla fisiologia, alla biologia, all’antropologia ecc. Non vanno di certo demonizzate, anzi, ma, a mio parere, occorre tornare ad avere uno sguardo unitario sull’uomo, oserei dire uno sguardo metafisico, per far sì che anch’esse acquistino uno spessore nuovo e non riduttivistico.
Questo disincarnamento nel tomismo si fa particolarmente evidente: ci sono stati grandissimi pensatori, che ancora oggi leggiamo, che però si sono spesso dimostrati rigidi e freddi, umanamente poco fraterni, come l’Olgiati o il Gemelli. Questione di temperamento o di impostazione?
Probabilmente entrambi, ma a parte questo io ritengo che si possano leggere le opere di Tommaso d’Aquino sotto una duplice prospettiva: o come lavori di pura Dottrina, densa e approfondita, o con uno sguardo spirituale. Ovvero, sono convinto che ogni contenuto esposto trasudi di contenuti spirituali che lui non trasmette in maniera evidente, ma che attraversano i suoi scritti in maniera carsica. Spetta a chi vuole approcciarsi a questi testi di avere uno sguardo, ed essere educati a fare questo è proprio l’obiettivo principale dei Percorsi Doctor Humanitatis, più profondo per cogliere quel “filo rosso spirituale e mistico” che permea anche quei passaggi che possono sembrare i più tecnici e freddi e lontani da noi e dal nostro stile comunicativo. Tommaso non è un maestro spirituale nel senso convenzionale del termine (tipo Ignazio di Loyola o Teresa d’Avila), bensì esprime i presupposti della “maestria” spirituale, lasciando a ciascuno il proprio modo di vivere la vita di fede.
Cos’è la spiritualità per il dottor Angelico?
In estrema sintesi possiamo dire che Tommaso afferma che è un cammino che ci porta ad una conoscenza quasi sperimentale di Dio. La spiritualità quindi rappresenta il vissuto spirituale cristiano intimo, ovvero mistico, ed è il percorso di unione intima con Dio cui ognuno è chiamato a partire del Battesimo. In tal modo l’uomo si dimostra essere capace di Dio - capax Dei -, e questa è la più grande promessa del cristianesimo, la vetta più alta raggiungibile, l’aspirazione che tutti noi, che ne siamo consapevoli o no, che riusciamo a esprimerlo o no, portiamo nel cuore.
E la mistica invece?
Di definizioni di mistica ne esistono varie, però credo che quella che si possa meglio riferire al grande santo è questa: la mistica, o vita mistica, consiste nella vita intima di Dio comunicata all’uomo. Tuttavia, di mistica in senso stretto, e come termine, il Dottore Angelico propriamente non parla. Però parla di tutto ciò che la presuppone, come della contemplazione di cui invece parla varie volte. Con la contemplazione, l’uomo cerca la felicità, ovvero cerca Dio che è la felicità ultima cui ognuno aspira. La piena felicità dell’uomo, ci insegna Tommaso, consiste nel soddisfacimento del desiderio naturale di vedere Dio e l’uomo può trovare questa solo in Dio.
Quali gli obiettivi che si prefigge di raggiungere con i suoi percorsi?
Direi che ce ne possono essere vari, ma mi soffermerei sui tre che considero più significativi. Innanzitutto, ritengo sia necessario oggi recuperare un po’ di buon senso: potrebbe sembrare una cosa banale a dirsi, ma mi sembra che sempre più spesso sia diventato difficile ragionare in maniera sana e corretta a partire da se stessi e da ciò che ci circonda. Ecco, credo che dei Percorsi di questo tipo, alla scuola di un grande maestro di pensiero, aiutino a ritrovare un maggior equilibrio esistenziale e logico. Poi, tenendo presente che troppe volte si vive la vita spirituale più come un coacervo di emozioni che una vita interiore tesa ad avvicinarsi ed uniformarsi sempre più alla vita divina, sono convinto che fermarsi a riflettere e prendersi del tempo per approfondire certe tematiche sia un vero atto di carità verso se stessi. Questo è particolarmente vero oggi, in un’agorà così ampia che ci mette a confronto con tradizioni, culture, lingue, religioni e soprattutto approcci diversi riguardo alla vita anche a causa di un relativismo e un secolarismo imperanti, sfide che spesso sono particolarmente aggressive per i cristiani non ben attrezzati ad affrontarle. Infine, questi incontri sono stati concepiti, diversamente dalle modalità di erogazione di altri corsi (ed è per questo che quanto offerto è abbastanza unico), come un Percorso e non un semplice corso che si sostanzia solo nell’erogazione di contenuti. Importante è quindi la possibilità di confrontarci e dialogare assieme sui temi trattati con domande o riflessioni personali: per questo è stato previsto sempre un tempo per un dialogo insieme. Occorre, cioè, vivere assieme una condivisione su questi temi per non farli sembrare dei bei discorsi, ma piuttosto incarnarli nella vita personale e quotidiana.
Per approfondire: www.doctorhumanitatis.eu