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Sacerdos in aeternum

“Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: «Che cercate?». Gli risposero: «Rabbì (che significa maestro), dove abiti?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone, e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia (che significa il Cristo)» e lo condusse da Gesù. Gesù, fissando lo sguardo su di lui, disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)”.
(Gv 1-35,42)

Sono stata al funerale di un sacerdote. Non era il mio padre spirituale, non ha celebrato il mio matrimonio, non è stato il mio parroco, non mi sono mai confessata da lui, eppure, quando ho saputo che era morto, ho fatto il possibile per esserci.
E' morto novantenne, 67 anni di sacerdozio, e per l'ultimo saluto – si dice così – i posti a sedere, in Duomo, erano tutti occupati e c'era gente in piedi. Anche se è la fine di luglio, anche se c'è molto caldo, anche se morire a 90 anni non fa scalpore.
Sono stata al funerale di un sacerdote, e vedendo nel presbiterio il Vescovo Giuseppe e il Vescovo emerito Ovidio, insieme a un buon numero di sacerdoti della Diocesi, ho capito che avevo davanti, oltre ai parenti nei primi banchi, un'altra sua famiglia: i suoi confratelli. “Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna”. Che il Signore lo abbia in Gloria!
Sono stata al funerale di un sacerdote, e vedendo la bara, a terra, e, sopra, non fiori ma i paramenti e il Vangelo, ho capito che quando uno è ordinato prete, è prete per sempre; che ogni vocazione, ogni “” al Signore, benedetto in Chiesa, è un “” per sempre. Nonostante le nostre fragilità, le nostre cadute, la nostra umana miseria.
Guardavo quelle vesti, quel Libro, e mi sono commossa.
Ti ho amato dalla notte dei tempi di un amore infinito, so chi sei, so come sei, eppure ho scelto te. “Pietro, mi ami tu?”

Sessantesette anni di “” quotidiani nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia. “Accada di me secondo la Tua parola”.
Sono stata al funerale di un sacerdote, di questo sacerdote, don Oscar Redrezza, che dal 1956 al 2004 è stato parroco della Chiesa di Sant'Agnese a Portogruaro, e ci sono andata per riconoscenza. A fine anni Settanta ha accolto un gruppetto di giovani che avevano incontrato il carisma di don Giussani ed ha aperto le porte dell'oratorio, concedendoci spazi e fiducia. Ci trovavamo lì per il “raggio” settimanale e per gli incontri, per pregare e per studiare in compagnia, per imparare a giudicare insieme ciò che accadeva nel mondo. Erano gli “anni di piombo”, degli attentati delle Brigate rosse, del rapimento Moro, del referendum sull'aborto, di Solidarność, dell'ascesa al soglio pontificio di Giovanni Paolo II… In quelle stanze è iniziato il mio cammino consapevole nella Chiesa, il mio impegno di testimonianza e di missione.
Sono stata al funerale di un sacerdote, di questo sacerdote, perché, pur rimanendo nell'ombra della mia vita, gli sono riconoscente: se ora ripenso a quegli anni e all'oratorio di Sant'Agnese, ricordo me, liceale, e ricordo il giorno, l'ora, i volti delle persone che mi hanno insegnato ad andare al fondo delle domande del cuore, che sono state il tramite del mio incontro con Cristo e che sono, da allora, diventate compagnia per il Destino.
Sono stata al funerale di un sacerdote, e in chiesa ho ringraziato Dio perché lo ha donato alla nostra comunità portogruarese e… a me (mi guardavo intorno e pensavo quanti semi buoni ha gettato, quanti rapporti ha coltivato, se ognuno aveva nel cuore il suo buon motivo per essere lì…)
In ginocchio ho pregato il Signore affinché continui a mandare operai per la Sua messe.

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