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«Non siamo farisei!»

«…Non si può dire amo i miei figli permettendo alla società di farne man bassa. Non si può dire: amo la mia famiglia, ci tengo alla mia famiglia, permettendo al costume sociale di distruggerla. Occorre il coraggio di difendere questi riferimenti in pubblico associandosi perché senza l’associarsi la debolezza del singolo o del particolare è travolta da qualsiasi forma di potere.»
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Noi non ci riteniamo farisei illusi che il mondo si possa cambiare con le regole e con la riproposizione astratta della dottrina.Abbiamo un cuore che si infiamma di fronte al dolore e alle ingiustizie, che dice con la vita e con le parole l’amore alla vita di ogni uomo.Abbiamo sempre fatto nostro quello che ci ha insegnato don Giussani: «…Non si può dire amo i miei figli permettendo alla società di farne man bassa. Non si può dire: amo la mia famiglia, ci tengo alla mia famiglia, permettendo al costume sociale di distruggerla. Occorre il coraggio di difendere questi riferimenti in pubblico associandosi perché senza l’associarsi la debolezza del singolo o del particolare è travolta da qualsiasi forma di potere.»
In particolare sentiamo dentro di noi il grido del conte Ugolino:
«Quando fui desto innanzi la dimane, 
pianger senti’ fra ’l sonno i miei figliuoli 
ch’eran con meco, e dimandar del pane.
Ben se’ crudel, se tu già non ti duoli 
pensando ciò che ’l mio cor s’annunziava; 
e se non piangi, di che pianger suoli?»
In noi il pianto diventa, tentativamente, opera.