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Ci educheranno Robespierre, Voltaire, Kant e la massoneria (!?)

«Parvus error in principio fit magnus in fine (un piccolo errore all’inizio, diventa grande alla fine)»

Su quanto afferma Raniero La Valle permettetemi di raccontarvi una favola, o se preferite un apologo:

C’era una volta…
…un ingegnere che aveva progettato un tronco di ferrovia lungo 5 chilometri. Aveva calcolato tutto molto bene: da X a Y, 5 chilometri esatti di binari, 5 pezzi da un chilometro ciascuno. La ditta appaltatrice dei lavori non doveva che eseguire alla perfezione il disegno, e tutto sarebbe andato per il meglio. Così fu fatto. Il progetto fu eseguito con molta cura, i piani rispettati in modo maniacale.
Sennonché il valentuomo aveva commesso un piccolo errore di calcolo. Piccolo piccolo: i due binari non erano proprio paralleli. Un’inezia, certo. Per i primi due chilometri praticamente non ci si accorgeva del divario, se non misurando accuratamente. Ma via via questo aumentava. Arrivati all’ultimo tratto, all’ultimo chilometro di tronco ferroviario, l’errore era talmente palese che anche Nando, il manovale che sapeva sì e no leggere i numeri grossi sul suo metro da muratore, si accorse che qualcosa non andava: tra i due binari vi era uno scarto esagerato. «Di qui il treno non passa!», ripeteva scuotendo il testone. E nessuno poteva dargli torto. Ma i disegni sono disegni: si eseguono e basta.
Alla fine, come aveva previsto Nando, il treno non poteva passare: il divario tra i due binari era enorme!
Solo l’ingegnere si ostinava a ripetere: «È colpa dell’ultimo chilometro! Tolto quello, tutto andrà a posto!».
L’errore non era evidentemente in quegli ultimi metri di binario, ma all’inizio. L’errore era nel progetto. Però ammettere questo voleva dire accettare il fatto di aver sbagliato qualcosa. Voleva dire ricominciare da capo. Ma proprio da capo!
«Me lo diceva sempre mio nonno - sentenziava il buon Nando davanti al suo quartino, al Bar dello Sport - le due parole più difficili da dire per un uomo sono: “ho sbagliato”. Va là, gliele farei cavare a lui le rotaie…», disse accennando all’ingegnere che, progetto alla mano, continuava a prendere a calci quegli ultimi metri di binario…


Parvus error in principio fit magnus in fine (un piccolo errore all’inizio, diventa grande alla fine).
Per questo la Santa Chiesa ha sempre combattuto le eresie contenute in una semplice virgola. Oggi non è più così e i risultati sono i dodici punti elencati qui sotto che sono la sintesi delle eresie contenute nell’articolo “le tre rivoluzioni nella fede” di Raniero La Valle:
  1. Dio non castiga nessuno (Cantalamessa, Bianchi), sennò sarebbe un violento e un crudele (Rahner). Il Dio che castiga è un Dio pagano (Galantino) o al massimo è il Dio dell’Antico Testamento, ma non il Dio cristiano (Marcione, Becciu). Pertanto:
  2. Dio dà a qualunque malfattore il permesso di peccare liberamente e la certezza dell’impunità. I delitti devono essere depenalizzati (Lutero, Pannella);
  3. Il peccato originale non è un fatto storico, ma un mito (Rahner, Ravasi). Pertanto Dio, a seguito di questo peccato, non ha castigato l’umanità e tale peccato non ha generato in essa una tendenza a peccare;
  4. al contrario, l’umanità è buona (Rousseau, buonismo). Tutti tendono verso Dio e sono in grazia di Dio, anche gli atei. Nessuno va all’inferno perché Dio perdona tutti (Rahner);
  5. pertanto, i malfattori non devono essere puniti, ma commiserati (misericordismo),
  6. tanto più che non esiste una legge morale oggettiva, immutabile ed universale, ma ognuno è libero di seguire la propria coscienza (Cartesio, liberalismo, Rahner). I dogmi mutano (Dilthey, modernismo). La legge morale muta (Kasper, A. Grillo);
  7. non ci dobbiamo difendere dal nemico o dall’oppressore con la forza, ma lasciare che ci renda suoi schiavi (Gandhi);
  8. non esiste un uso giusto della forza. Dio non può volere l’uso della forza, sarebbe un Dio violento (La Valle, Panikkar). Il servizio militare è peccato, violenza e ingiustizia (pacifismo gandhiano). Qualunque uso della coercizione della forza è violenza. Tutte le vertenze si devono risolvere col dialogo;
  9. Cristo non è l’unico Salvatore dell’umanità (Dupuis), ma ci si può salvare anche nelle altre religioni (Schillebeeckx, sincretismo, massoneria o indifferentismo);
  10. quindi il cattolico non deve tentare di convertire al cattolicesimo i non-cattolici; sarebbe "proselitismo" e mancanza di rispetto per il "diverso";
  11. E’ da respingere l’idea che Cristo abbia compiuto uno sacrificio espiatorio o riparatore, tale da aver dato al Padre un compenso per i nostri peccati (Rahner, Schillebeeckx). Dio ci perdona gratuitamente, senza bisogno di alcun sacrifcio. Quindi la Messa è idolatria e superstizione (Lutero);
  12. Per togliere le ingiustizie non sono necessarie la grazia divina o una fede religiosa, ma bastano la buona volontà e una buona politica mondiale (marxismo, massoneria);
  13. per essere virtuosi e salvarsi non è necessario appartenere alla Chiesa, ma basta essere onesti e appartenere all’umanità. Non esistono virtù soprannaturali, ma bastano quelle naturali (Robespierre, Voltaire, Kant, massoneria).


Quante anime si perdono e si perderanno, per l’inazione di chi dovrebbe difendere il deposito della fede?

Andrea Mondinelli