Caso Dj Fabo, i giudici creano un «diritto alla dignità» contro il diritto alla vita
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Ricevo da un amico, Andrea Mondinelli
Ormai ci siamo. Vi ricordo solo questa illuminante frase del Card. Caffarra:
«Se una legislazione civile rinunciasse al principio che la vita umana è un bene che non è a disposizione di nessuno, legittimando il suicidio assistito o l’abbandono terapeutico, toglierebbe uno dei pilastri, anzi la colonna portante di tutto l’edificio spirituale costruito sulla base del riconoscimento della dignità della persona. Sarebbe questione di tempo, ma la rovina sarebbe totale»
L’inferno su questa terra è pronto. Friedrich Nietzsche descrive e incarna bene la posizione laicista: “L’individuo è stato ritenuto dal cristianesimo così importante, posto in modo così assoluto, che non lo si poté più sacrificare. Ma la specie sussiste solo grazie a sacrifici umani. La vera filantropia vuole il sacrificio per il bene della specie – è dura, è piena di autosuperamento, perché ha bisogno del sacrificio dell’uomo. In questo pseudoumanesimo che si chiama cristianesimo si vuole giungere appunto a far sì che nessuno venga sacrificato”.
Il bioeticista caposcuola T.H.Engelhardt, che si dichiara “cattolicissimo”, scrive: “Non tutti gli esseri umani sono persone. I feti, gli infanti, i ritardati mentali gravi e coloro che sono in coma senza speranza costituiscono esempi di non-persone umane. Tali entità sono membri della specie umana, ma non persone autonome e quindi degne di tutela”. I suoi epigoni odierni, come Gianfranco Vazzoler pediatra componente della Consulta di bioetica di Pordenone, riprendono lo stesso mantra: "I feti, i neonati fortemente prematuri, i ritardati mentali gravi e coloro che sono in uno stato vegetativo permanente, cioè senza speranza, costituiscono esempi di non persone umane. Tali entità fanno parte della specie umana, ma non sono persone".
Siamo tornati ai sacrifici umani, però, ammantati come “dignitosi” diritti umani. Nell’indifferenza quasi completa…
San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia!
Ecco che cosa ha scritto un visitatore del nostro post:
«Su Nietzsche e sul concetto di "persona" ci sarebbe molto da scrivere. A mio avviso, per esempio, è meglio non usarlo affatto ma limitarsi a "essere umano". Nel ventre della donna che vuole abortire, infatti, c'è senz'altro in essere e non certo un essere equino. Persona è concetto paludato e filosoficamente pericoloso, teleologicamente orientato alla dissoluzione dell'umano. Ma se logicamente senza essere umano non può esserci persona, perché farsi fregare in questo modo da questi pseudo filosofi che sono in realtà gran maestri del veneficio?...
Parliamo solo di essere-umano, sia per l'inizio, sia per la fine. È questo l'ultimo limite rimasto per la difesa della sacralità della vita. Rifiutiamoci di accettare definizioni linguistiche frutto di un nominalismo estremo, per cui davvero esiste ciò che si esprime linguisticamente con queste formule studiate a tavolino, per avvisarci alla strada del riduzionismo. Io non vedo persone, ma esseri umani. E se l'embrione è un essere, ed in particolare un essere umano, per me tanto basta a considerarlo sacro e inviolabile. A meno qualcuno mi mostri che è un non-essere o un essere ovino o altro. Su "persona" sono bravi relativisti, il gioco è perso in partenza.»
Ed ecco la risposta di Andrea Mondinelli
Caro amico,
c’è molto di vero in quello che dici e ti ringrazio. Tieni conto che il mio era una semplice introduzione all’articolo di Scandroglio. Non farsi ingannare dalle parole è necessario, ma non sufficiente.
Scrivi: “Parliamo solo di essere-umano, sia per l'inizio, sia per la fine. È questo l'ultimo limite rimasto per la difesa della sacralità della vita”. Ma questo non è l’ultimo limite, bensì la pietra tombale: noi combattiamo in un campo di battaglia che è quello scelto dal laicismo in cui, per noi, è impossibile vincere. La risposta vera è contenuta in Evangelium vitae n.100. Comunque, la filosofa Hanna Arendt centra bene la questione nel suo capolavoro “Le origini del totalitarismo”:
• “L'identificazione del diritto con l'utile diventa inevitabile una volta svanita l'autorità dei criteri assoluti e trascendenti della religione o del diritto naturale. […] È perfettamente concepibile, e in pratica politicamente possibile, che un bel giorno un'umanità altamente organizzata e meccanizzata decida in modo democratico, cioè per maggioranza, che per il tutto è meglio liquidare certe sue parti. Qui, a contatto col reale, ci troviamo di fronte a uno dei più antichi dubbi della filosofia politica, che è potuto rimanere nascosto finché una solida teologia cristiana ha fornito la cornice per tutti i problemi politici e filosofici, ma che già a Platone aveva fatto dire: «Non l'uomo, ma un dio deve essere la misura di tutte le cose »”
Senza Dio, usare il termine persona o “essere umano”non sposta la questione di un millimetro. Sempre la Arendt:
• “La concezione dei diritti umani è naufragata nel momento in cui sono comparsi individui che avevano perso tutte le altre qualità e relazioni specifiche, tranne la loro qualità umana. […] I superstiti dei campi di sterminio, gli internati dei campi di concentramento e gli apolidi hanno potuto rendersi conto che l'astratta nudità dell'essere-nient'altro-che-uomo era il loro massimo pericolo. Il loro distacco dal mondo, la loro estraneità sono come un invito all'omicidio, in quanto che la loro morte rimane priva di qualsiasi conseguenza per i sopravviventi. Se li si uccide, è come se a nessuno fosse causato un torto o una sofferenza”.
Grazie
Andrea