Sbatti il «vescovo uscente» in prima pagina!
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C’è un metodo perfetto per avere sempre ragione nei confronti degli altri che pensano diversamente da noi: è il farne una caricatura tale che ci sentiamo a posto proprio perché ne prendiamo le distanze.
Per fare questo basta semplicemente scegliere alcune frasi, staccate dal contesto, e su queste costruire la nostra interpretazione. Non importa poi se abbiamo fatto una caricatura (o un mostro) dell’interlocutore, basta che chi ci legge o ci ascolta non senta l’esigenza di sapere se quello che abbiamo detto corrisponde alla realtà. Nell’era della comunicazione veloce e del pressappochismo stai pur certo che nessun lettore andrà alla fonte, a verificare la correttezza della lettura proposta.
Nel campo dei mass-media basta una citazione estrapolata o, più semplicemente, un titolo. E così si dà il via a campagne di odio (ora si parla di fake-news) che nessuno riuscirà più a fermare.
Mi pare sia quanto accaduto alla recente intervista a Mons. Negri che ha dato origine a una ridda infinita di contestazioni, sul suo «presunto» pensiero.
Qui quello che ha detto: «Ho poca conoscenza – per fortuna – dei fatti della Curia romana, ma sono certo che un giorno emergeranno gravi responsabilità dentro e fuori il Vaticano. Benedetto XVI ha subito pressioni enormi. Non è un caso che in America, anche sulla base di ciò che è stato pubblicato da Wikileaks, alcuni gruppi di cattolici abbiano chiesto al presidente Trump di aprire una commissione d’inchiesta per indagare se l’amministrazione di Barack Obama abbia esercitato pressioni su Benedetto. Resta per ora un mistero gravissimo, ma sono certo che le responsabilità verranno fuori. Si avvicina la mia personale “fine del mondo” e la prima domanda che rivolgerò a San Pietro sarà proprio su questa vicenda».
Chi potrà negare che ci siano state pressioni sul Papa Benedetto? Il clima culturale e mass-mediatico lo ricordiamo bene. E quanto Andrea Tornielli aveva scritto nel suo libro su Benedetto non lascia spazio a dubbi di sorta.
La questione però centrale nel ragionamento di Mons. Negri mi pare stia nel riferimento alla iniziativa di chi ha chiesto a Trump di indagare (e tutti abbiamo letto con sgomento quanto riferito a proposito delle incursioni americane all’interno della stessa Chiesa cattolica).
Perché allora alcuni si sono mossi accusando Negri di avere in qualche modo accreditato «l’idea di un complotto, di pressioni e di un ricatto dietro la rinuncia di Benedetto XVI, lasciando intendere senza tanti giri di parole che Papa Ratzinger non se n’è andato di sua spontanea volontà»? (Tornielli su Vatican Insider)
E perché p. Lombardi ha addirittura messo in discussione l’autenticità della amicizia tra Mons. Negri e il Papa emerito, al punto di affermare: «Mi pare una strana testimonianza di “amicizia” quella di Mons. Negri, che contraddice trionfalmente ciò che il suo amico dice»? (Il Sismografo).
Certo, in questo periodo di «dialogo», «misericordia», «cambiamento d’epoca» sembra che il porre domande, o il fare riflessioni diverse rispetto al mainstream sia la cosa più riprovevole del mondo. E che un «arcivescovo uscente» contribuisca con la sua esperienza a una riflessione sul presente della Chiesa, del mondo e della società con acume e profondità sembra essere qualcosa di irrilevante rispetto all’unica preoccupazione di apparire i fedeli esaltatori di questo Papa. Peccato che lo stesso Papa li definisca «leccacalze»!