Il prof. #Buttiglione e la “scoperta dell’America”
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Ho letto il lungo intervento del Prof. Buttiglione, filosofo cattolico, sulla esortazione apostolica Amoris Laetitia (link QUI). E’ un intervento che ricalca i contenuti della lunga intervista rilasciata a Vatican Insider il 30 maggio scorso, nella quale criticava qualsiasi obiezione alla Amoris Laetitia poiché da lui ritenuta infondata. Buttiglione spiega che, in alcuni casi, anche se una persona si trovasse in una situazione di peccato oggettivamente grave, se gli mancasse la piena avvertenza o il deliberato consenso, non peccherebbe mortalmente o, al limite, peccherebbe in forma veniale. Senza approfondire, basti dire che anche la mancanza della "piena avvertenza" può essere colpevole quando mancasse la cura della ricerca della verità, mentre per il "deliberato consenso" si può dire che finché la persona rimane libera, ogni sua azione, indipendentemente dalle conseguenze, è caratterizzata da piena consapevolezza e responsabilità. Il ragionamento del prof. Buttiglione presta il fianco alla morale situazionista, già respinta dalla Chiesa, in particolare da san Giovanni Paolo II.
Il prof. Buttiglione, in questo intervento, afferma che “il Magistero di S. Giovanni Paolo II contiene ancora molte potenzialità inespresse. A me sembra che Papa Francesco con la Esortazione Apostolica post-sinodale Amoris Laetitia si situi esattamente sulla linea di queste potenzialità inespresse”. Buttiglione dice che i critici di Amoris Laetizia sbagliano perché il loro ragionamento presuppone un mondo “perfetto” e del tutto ideale, dove le persone percepiscono chiaramente l’ordine dei valori e si comportano di conseguenza. Invece, Amoris Laetitia parte dal mondo reale così com’è, da una umanità “fatta in gran parte di vite danneggiate, alla quale tuttavia bisogna comunicare la lieta novella che Dio li ama e li chiama alla comunione”. Inoltre, egli precisa che la società di oggi è fatta da cristiani e da non cristiani, e ribadisce che occorre “fare i conti con le loro culture, con l’insieme di valori e di disvalori che sono propri di ciascuna di esse”. Per questo, la Amoris Laetitia sposerebbe “l’etica realista di S. Giovanni Paolo II”, mentre i suoi critici “l’etica oggettivista”, cioè quella del bianco e nero, anziché quella delle innumerevoli sfumature di grigio.
Precisa Buttiglione: “Il Papa non dice, contrariamente a quello che pretendono i più scriteriati dei suoi critici (ed anche qualche suo falso sostenitore): adesso i divorziati risposati sono ammessi alla comunione. Dice se mai che adesso sono ammessi alla confessione. Vadano dal confessore, dicano le loro ragioni, se ne hanno, ed il confessore, insieme con il penitente, valuterà”.
Certo, è curioso che il prof. Buttiglione dica che bisogna “fare i conti con le culture odierne, con i suoi valori e disvalori”, come se in duemila anni di storia la Chiesa non si sia mai trovata davanti a periodi turbolenti, di confusione dottrinale e filosofica, ad eresie esiziali, a culture deleterie e violente, e che solo ora, invece, i tempi sarebbero cambiati a tal punto che occorrerebbe in qualche modo “adattarsi”. A tal proposito, qualcuno mi ha addirittura detto che Gesù ha pronunciato le parole sul matrimonio in una società ebrea di duemila anni fa, che però oggi, purtroppo, non esiste più. Bisognerebbe però ricordare loro che la barca di Pietro nella sua storia bimillenaria ha attraversato mari burrascosi ed anche perigliosi, eppure ha costantemente confermato la Verità.
Per capire quanto errate siano le tesi del prof. Buttiglione, basterebbe leggere la bella intervista che il card. Gerhard Ludwig Müller, ha rilasciato il primo febbraio scorso alla rivista il Timone.
Dice Müller: «La Amoris Laetitia va interpretata alla luce di tutta la dottrina della Chiesa… Non mi piace, non è corretto che tanti vescovi stiano interpretando Amoris Laetitia secondo il loro proprio modo di intendere l’insegnamento del Papa. Questo non va nella linea della dottrina cattolica». (...) «Il compito di sacerdoti e vescovi non è quello di creare confusione, ma quello di fare chiarezza».
Ed in particolare: «Non si può dire che ci sono circostanze per cui un adulterio non costituisce peccato mortale. Per la dottrina Cattolica è IMPOSSIBILE la coesistenza tra il peccato mortale e la grazia giustificante. Per superare questa ASSURDA CONTRADDIZIONE, Cristo ha istituito per i fedeli il Sacramento della penitenza e riconciliazione con Dio e con la Chiesa». [maiuscolo mio]
Prosegue: «la Amoris Laetitia vuole aiutare le persone che vivono una situazione che non è in accordo con i principi morali e sacramentali della Chiesa Cattolica e che vogliono superare questa situazione irregolare. Ma non si può certo giustificarli in questa situazione. La Chiesa non può mai giustificare una situazione che non è in accordo con la volontà divina».
Riguardo poi alla cultura odierna che vuole distruggere la famiglia, il card. Müller dice: «il matrimonio è un vincolo sacramentale. (...) Fino a quando i coniugi sono vivi questo vincolo matrimoniale è indelebile. In questo le parole di Gesù sono molto chiare e la loro interpretazione NON è una INTERPRETAZIONE ACCADEMICA, ma è Parola di Dio. NESSUNO PUO’ CAMBIARLA. Non bisogna cedere allo spirito mondano che vorrebbe ridurre il matrimonio ad un fatto privato. Oggi vediamo come gli Stati vogliano introdurre una definizione di matrimonio che nulla ha a che vedere con la definizione naturale». «Il matrimonio e la famiglia sono la cellula fondamentale della Chiesa e della società, per ridare speranza a un’umanità affetta da un forte nichilismo occorre che questa cellula sia sana». [maiuscolo mio]
Infine ammonisce: «Per noi il matrimonio è l’espressione della partecipazione dell’unità tra Cristo sposo e la Chiesa sua sposa. Questa non è, come alcuni hanno detto durante il Sinodo, una semplice vaga analogia. No! Questa è la sostanza del sacramento, e nessun potere in cielo e in terra, né un angelo, né il papa, né un concilio, né una legge dei vescovi, ha la facoltà di modificarlo».
Al prof. Buttiglione vorrei dunque far notare che è giusto, come dice Müller, che l’Amoris Laetitia va letta nell’ottica della costante tradizione della Chiesa, ma che ha ragione anche Caffarra, come ha ben chiarito nella sua intervista al Foglio di qualche giorno fa, quando dice che alcuni suoi passaggi non sono chiari, a cominciare dalla famosa nota 351, e che per questo vanno necessariamente chiariti per evitare pericolose divisioni. E che non siano chiari lo dimostra, clamorosamente, l’implementazione della Amoris Laetitia nelle linee guida pastorali delle varie diocesi sparse per il mondo, implementazioni fra loro contrapposte. I casi più eclatanti sono quelli delle disastrose linee guida dei vescovi Maltesi (ai quali si avvicinano ora quelli Tedeschi con le loro linee guida) che arrivano a “santificare” la coscienza, erigendola a giudice supremo che decide se riaccostarsi o meno all’Eucaristia (si veda, a tal proposito, altro mio articolo sui vescovi di Malta, link QUI), o quello di alcuni vescovi canadesi che, richiamandosi espressamente alla Amoris Laetitia, prevedono addirittura l’accompagnamento al suicidio assistito, cioè all’eutanasia. Ecco perché hanno completamente ragione i quattro cardinali ad avanzare i Dubia, cioè quella forma canonicamente prevista per chiedere chiarimenti in merito a punti poco chiari.
Infine, siccome i casi ritenuti “attenuanti” da Buttiglione sono stati sempre ben evidenti e approfonditamente analizzati dalla Chiesa (non sono mai stati un “territorio sconosciuto”), tanto che lo stesso san Giovanni Paolo II, nonostante queste obiezioni, ha scritto in maniera molto chiara il paragrafo 84 della Familiaris Consortio, mi chiedo allora: come mai il prof. Buttiglione negli anni passati, ad esempio quando era collaboratore di san Giovanni Paolo II, non ha mai parlato pubblicamente di quelle “potenzialità inespresse” di cui ci sta solo ora ampiamente parlando?