Condividi:

Scarpette rosse e violenza sulle donne

Fonte:
CulturaCattolica.it
#Giornata Internazionale contro la #violenza sulle #donne.

25 novembre 2016 Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne.
Leggo che secondo i dati ISTAT del 2015 il 35% delle donne nel mondo ha subito una violenza.
Approfondendo l’argomento scopro che in Italia negli ultimi anni non è aumentato il tasso di omicidi femminili, ma solo il numero di articoli giornalistici che ne parla. Il tasso di omicidi femminili è sostanzialmente stabile (0,4 - 0,6 per 100.000 abitanti). Inoltre il tasso italiano è inferiore alla media dei 27 paesi EU. Fonte dei dati: Eurostat. Non fraintendetemi, questo non vuol dire che il problema non esiste.
Confesso che non mi piace il termine femminicidio e nemmeno violenza di genere, credo che il tema della violenza andrebbe affrontato nella sua interezza.
Cos’è questa violenza? Cos’è questa fragilità nei rapporti umani?
Perché se è pur vero che generalmente la donna è fisicamente più debole, se è pur vero che ci sono uomini che quando non riescono ad averla vinta con le parole passano alle mani, è anche vero che fare della violenza una questione di “genere” finisce per distogliere l’attenzione dal fatto che c’è un crescendo di violenza nella coppia, che cresce anche la violenza tra i giovani, la chiamano bullismo ma è altrettanto preoccupante.
La violenza dice di una fragilità nei rapporti umani, racconta di una incapacità di relazione tra le persone.
Pertanto, ben venga la sensibilizzazione delle donne e degli uomini sul tema, ma andrò controcorrente dicendo che si corre il rischio di sensibilizzare l'opinione pubblica, ma ci si concentra sul “da farsi”: denunciare, trovare rifugio in ambienti protetti, non sottovalutare i primi atti di violenza o di stalking, ma manca una riflessione sul motivo, sul perché la coppia è così fragile e su quali interventi vanno fatti a monte, prima che la valanga rotoli.
Perché l’amore si trasforma in terrore? Perché degli adulti diventano carnefici?
Una delle cause è l’egocentrismo, la tendenza a vedere il mondo solo in relazione a se stessi.
Lo psicologo infantile Jean Piaget, scrive che bambini e adolescenti sono egocentrici perché nelle prime fasi della vita ogni nuovo pensiero nasce incorporando il mondo in un delirio di onnipotenza. Questa tendenza si stempera con le esperienze della crescita quando si va alla ricerca di un accomodamento con la realtà. Il guaio e che ci sono adulti che rimangono adolescenti, restano egocentrici, incapaci di affrontare la realtà, la fatica che questa comporta. Si fugge il dolore, la fatica, la quotidianità, alla ricerca di una continua gratificazione che spesso si ipotizza stare altrove.
Così in amore, si è certi di sapere come si desidera essere amati, ma non si è disposti ad amare l’altro accogliendolo nella sua interezza, con i suoi lati oscuri e i suoi difetti. Non si prevede la possibilità di affrontare insieme le difficoltà, parlando, elaborando, cercando sostegni, aiuti.
Così la frustrazione si trasforma in violenza nei confronti delle donne, il voler distruggere chi se ne va, chi dice un no.
Va detto che le donne sono cambiate. Dal femminismo in poi, abbiamo acquisito consapevolezza, autonomia economica, ma spesso a caro prezzo, perché anziché lottare perché fosse riconosciuta e valorizzata la nostra differenza dagli uomini, abbiamo lottato per una parità che negava questa nostra unicità.
Insomma, qualcosa è andato storto, corriamo il doppio degli uomini, facciamo due o tre lavori e sembra che la colpa sia ancora nostra, che non abbiamo saputo educare uomini capaci di dividere le faccende domestiche alla pari con noi.
Bastasse questo. In verità la coppia è fatta di due unicità, di due modi differenti di affrontare la vita.
Sono queste due unicità che dovrebbero compensarsi, comprendersi, correggersi. Se questo non accade si fugge, si spera in una seconda occasione, e molte volte gli uomini non accettano questo e finiscono per diventare i carnefici della donna che hanno detto di amare e qualche volta anche dei figli che sentono come un oggetto di possesso.

Che fare? Insomma, è sempre una questione di ripartire dall’ABC, dal rispetto per ogni essere umano, dalla ritrovata empatia per chi ci sta accanto.
Vi siete accorti che non ci salutiamo più nemmeno entrando in una sala d’aspetto, in ascensore o in autobus? Come a dire - non ti conosco non mi interessi – Vi siete accorti, che nessuno cede il posto alle donne, nemmeno a quelle incinta? Questo non per banalizzare l’argomento, ma per sottolineare il fatto che stiamo perdendo l’interesse per il genere umano, per l’altro da noi. La violenza è il frutto di una società che non ha più punti di riferimento, che non conosce responsabilità, che pensa di potersi autodeterminare, racconta anche un’estrema solitudine e individualismo in cui la società è precipitata. Quindi ben vengano le scarpette rosse, la sensibilizzazione, ma qui bisogna ricominciare a prendersi cura gli uni degli altri.

Vai a "Ultime news"