Jacopo #Fo e Maestro Ciliegia
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L’amico Franco #Nembrini mi ha invitata ad assistere alla registrazione della prima puntata de “L’avventura di Pinocchio” che sarà trasmessa prima di Natale su #TV2000.
Nembrini è uno di quei professori che con la sua verve bergamasca, riescono a trasmettere l’amore per Dante e la Divina Commedia anche a chi non ha mai preso in mano il libro. Uno di quei professori che ognuno spera possano capitare ai suoi figli, perché chi è innamorato di quello che fa lo trasmette agli altri, trascina, coinvolge affascina ed educa.
In ogni caso, l’invito ad andare a vedere la registrazione della prima puntata di “L’avventura di Pinocchio” è stato una bella occasione che ha stuzzicato la mia curiosità, amo conoscere cose nuove, i meccanismi che stanno dietro a quello che vediamo in tv e non solo.
Quello che sta dietro al prosciutto che affettiamo, al vino che beviamo, alla musica che ascoltiamo.
Così, in una giornata di pioggia battente, di quelle che da sole sanno mettere una malinconia struggente, mi sono messa in auto e accompagnata dal mio fido google maps ho raggiunto la meta con abbondante anticipo. In zona nemmeno un bar dove riparare per un caffè. Così ho estratto dalla mia borsa magica il mio libro e mi son messa a leggere, cullata dalla musica della pioggia sul tetto dell’auto, rischiando poi il ritardo perché presa dalle vicende del libro avevo perso la cognizione del tempo.
Giovane il regista, giovani i cameramen e tutto lo staff.
Giovane pure la scenografia, con queste due porte: una storta e aperta, una diritta e chiusa, anche loro non sono li per caso, hanno un perché… pensateci, non posso spiegarvi cosa rappresentano perché la trasmissione non è ancora andata in onda, se non guardate la prima puntata e vi rimane la curiosità, scrivetemi e ve lo racconto per Natale.
La trasmissione è incentrata sul libro del Cardinal #Biffi “Contro Maestro Ciliegia” lo avevo letto anni fa, ma sentirlo raccontare da Nembrini non ha prezzo, persino i bambini seduti tra il pubblico sono rimasti incantati. Le scene che a volte andavano ripetute, gli applausi registrati all’inizio della trasmissione e che poi verranno montati al momento opportuno, a noi pubblico non avvezzo sembravano un gioco al cui prendere parte. La favola di Pinocchio la conoscete tutti, ce l’hanno raccontata e l’abbiamo raccontata un sacco di volte. All’inizio c’è Maestro Ciliegia, che decide di fare la gamba di un tavolino lavorando un ciocco di legno di nessun valore, uno di quei pezzi da ardere. Ma appena si mette al lavoro una vocina si ribella
— Non mi picchiar tanto forte!
— Incredulo Mastro ciliegia, si mette a cercare da dove arrivi quella voce, ma poiché è convinto che un tocco di legno non parli
— Ho capito; — disse allora ridendo e grattandosi la parrucca — si vede che quella vocina me la son figurata io. Rimettiamoci a lavorare. —
Quante volte anche noi siamo Maestro Ciliegia? Abbiamo un’idea di come devono andare le cose, e non lasciamo che quello che accade ci interroghi, preferiamo dire che ci siamo sbagliati.
Un ciocco di legno è un ciocco di legno, che altro dev’essere? Se parla e si lamenta, di certo ci stiamo sbagliando noi, meglio dimenticare e tutto e tornare al lavoro quotidiano.
Mi è tornato in mente Maestro Ciliegia, leggendo le cronache dei funerali laici di Dario Fo.
Giullare, premio Nobel per la letteratura, artista controverso, molti lo hanno celebrato, qualcuno ha ricordato la sua giovanile militanza nel battaglione "Mazzarini" della Guardia Nazionale della Repubblica di Salò. In molti hanno ricordato i suoi pregi di uomo, di attore, di vicino di casa. Ora ogni cosa ha meno importanza, credo che la morte sia la livella di cui parlava Totò, ci si presenta di là nudi, con i nostri pregi, i nostri peccati, con le cose che avremmo voluto far bene e non abbiamo fatto. Fo, sua moglie Franca Rame, Jannacci, Parenti, gli amici di sempre, i nemici, gli indifferenti tutti insieme finalmente, senza maschere.
Mi ha colpito quanto ha detto il figlio durante la celebrazione del funerale laico: «Noi siamo comunisti e atei, però mio padre non ha mai smesso di parlare con mia madre e chiederle consiglio. Siamo anche un po’ animisti, perché non è possibile morire veramente. Sono sicuro che adesso sono insieme e si fanno delle gran risate».
Ecco, mi son detta, siamo un po’ tutti Maestro Ciliegia, siamo convinti che Dio non esista, che alla fine non ci sia più nulla da dire se non “Ciao”.
Così convinti che il mistero della vita e della morte sembra non sfiorarci anche se in verità abita nelle nostre carni, tanto che seppur morti, i nostri cari li sentiamo addosso, e non è solo il ricordo, l’affetto, la quotidianità che ci ha legati a loro, c’è altro.
Possiamo lasciarci interrogare, lasciare che il dubbio filtri in noi come un raggio di sole da una breccia nel muro, oppure tornare alle nostre occupazione e cedere il ciocco di legno a Geppetto.