Correntisti, #statesereni!
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Renzi rassicura: «I correntisti stiano tranquilli!». L’ANSA riferisce che questa rassicurazione il premier l’ha proferita durante una conferenza stampa a Palazzo Chigi col primo ministro svedese Stefan Lofven. E’ noto, però, che quando Renzi inviti a stare tranquilli, a stare “sereni”, allora bisogna davvero cominciare a preoccuparsi. Ne sa qualcosa il povero Enrico Letta.
Hanno detto che Brexit ha terremotato le banche. Falso.
Come ha spiegato bene Claudio Borghi in un’intervista rilasciata a “Libero”, l’attacco speculativo alle borse non è figlio del voto britannico. La speculazione sulle banche nasce con il bail-in, a novembre 2015. Con il decreto legislativo 16 novembre 2015, n. 180, materia di risanamento e risoluzione degli enti creditizi, il governo presieduto da Matteo Renzi ha recepito nell’ordinamento nazionale la Direttiva 2014/59/UE, la cosiddetta Bank Recovery and Resolution Directive, nota anche con l’abbreviazione BRRD. Uno di quei tanti diktat dell’Unione Europea dalla quale è appena scappata la Gran Bretagna grazie al provvidenziale Brexit.
La BRRD è quella direttiva che impone a tutti gli Stati membri dell’Unione il “bail-in” di cui tanto si parla oggi. Nonostante la simpatia che può indurre il nome – ricorda troppo il celebre intercalare della lingua ligure – in realtà la parola inglese sta ad indicare la modalità di risoluzione di una crisi bancaria tramite l'esclusivo e diretto coinvolgimento dei suoi azionisti, obbligazionisti e correntisti. La traduzione italiana del termine è “salvataggio interno”, perché si oppone al salvataggio pubblico (il cd. “bail-out“), effettuato dallo Stato con soldi dei contribuenti.
Ora, l’idea che in caso di insolvenza della banca ci si possa rivalere su risparmiatori e correntisti, può in realtà apparire pericolosa per il sistema. Come ha lucidamente evidenziato Borghi nella citata intervista a “Libero”, questa procedura choc rischia di amplificare gli effetti negativi della crisi, perché «investitori o correntisti se vedono un rischio scappano», è così c’è il pericolo che vengano affondate anche banche che non avrebbero problemi». Basta leggere “Stress test” il saggio dell’ex segretario del Tesoro americano Tim Geithner, l’uomo che ha gestito Lehman Brothers. In quel libro Geithner spiega che l’avvitarsi di quella terribile crisi è stata dettata dall’azzeramento degli investitori. Una circostanza sulla quale non si può non riflettere.
Per evitare il dissesto di un istituto di credito oggi l’Italia, così come gli altri Paesi Membri dell’UE, non potrà più intervenire con soldi pubblici, ma le banche dovranno essere ricapitalizzate tramite la partecipazione degli azionisti, dei suoi obbligazionisti, e se ce ne fosse bisogno, anche dei correntisti con depositi superiori ai 100 mila euro. La misura riguarderebbe, quindi, soltanto i grandi correntisti. Ma qui sta il punto di preoccupazione.
Chi dovrebbe garantire i piccoli correntisti fino all’importo di 100 mila euro? In teoria il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD). Perché dico in teoria? Semplice, perché le casse di quel Fondo sono praticamente vuote! A comunicarlo ufficialmente è stato lo stesso presidente del Fondo, Salvatore Maccarone. A svuotare le casse ci ha pensato il contributo destinato al rimborso degli obbligazionisti delle quattro banche recentemente salvate, Popolare Etruria, Banca Marche, Cassa di Ferrara e CariChieti. Salvataggio per il quale si è speso in prima persona lo stesso Renzi, trattandosi di “banche amiche”. Politicamente parlando, s’intende.
E’ vero che ogni anno gli istituti di credito sono tenuti a integrare il Fondo, ma gli attuali chiari di luna non promettono nulla di buono. Lo stesso Presidente Maccarone non ha lasciato nutrire dubbi in proposito, vista la sua realistica previsione per il futuro: «Sul piano prospettico la situazione non è certamente incoraggiante». Oggi, comunque, il Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi è a secco, e i correntisti si trovano nella situazione dell’acrobata che si lancia in un triplo salto mortale carpiato con doppio avvitamento senza rete. Ma dobbiamo stare sereni, perché ce lo dice Matteuccio nostro. E, soprattutto, dopo l’inevitabile fregatura dovremmo fare, secondo lui, come Enrico Letta: subire in silenzio!