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Castelletti: «Io la penso così» – NOI NO!!!

Fonte:
CulturaCattolica.it

Girando l’Italia palmo a palmo, ne ho incontrati di preti in gamba. Pastori coraggiosi capaci di difendere il gregge, e per nulla disposti a trattare con i lupi. Né tantomeno a fuggire alle prime avvisaglie dei loro ululati. Sacerdoti con gli attributi, che non temono di affermare la Verità, anche quando farlo è scomodo e può attirarti le ire e gli strali del Potere. Ebbene, tra i tanti preti di questa fatta che ho conosciuto, uno è don Giorgio Rosina, Vice Parroco di Sant'Afra e Santa Maria in Calchera a Brescia. Non preoccupandosi minimamente di andare controcorrente, il 9 marzo 2015 don Giorgio mi ha ospitato nel teatro parrocchiale di Sant’Afra, per presentare il mio libro-denuncia “Gender (d)Istruzione”. Sì, don Giorgio è uno che ha il fegato di sfidare la dittatura del pensiero unico e della mentalità dominante. E’ uno che ha preso alla lettera il «Mè syschematízesthe» di San Paolo, ossia l’invito a non conformarsi agli schemi del mondo.
Per non smentirsi, don Giorgio Rosina, dopo l’approvazione della sciagurata legge sul simil-matrimonio omosessuale, affigge nell’oratorio parrocchiale uno dei poster circolati durante l’ultimo Family Day del Circo Massimo, quello, per essere precisi, in cui le unioni civili vengono definite «sbagliate anche se dovessero diventare legge».
Immediata e implacabile arriva la “fatwa” degli ayatollah laicisti.
Scende in campo nientepopodimeno che il Vice Sindaco e Assessore alla Cultura-Creatività-Innovazione di Brescia, Laura Castelletti. La “sentenza di condanna” viene vergata a mano dalla stessa Vice Sindaco in persona e diramata via internet, per il piacere della pubblica gogna. Questo il dispositivo della “fatwa”: «Per me, chi sosteneva che il voto alle donne era sbagliato, è un misogino antidemocratico. Chi sosteneva sbagliato considerare bianchi e neri uguali è razzista. Chi dichiara che le unioni civili riconosciute dalla legge sono sbagliate è un omofobo». Per don Giorgio, quindi, giudizio senza scampo e senz’appello: «omofobo»! Seguono a ruota i corifei delle lobby LGBT. L’Arcigay di Brescia, infatti, tuona così contro il povero prete: «Condanniamo con forza i messaggi di intolleranza e discriminazione. Condanniamo con forza la scritta affissa alla porta dell’oratorio di S. Afra a Brescia perché quella scritta produce esclusione e sofferenza». Se non fosse per l’inquietante clima da deriva totalitaria che stiamo vivendo nel nostro Paese, avremmo potuto archiviare tutto ciò con un’omerica risata. Avremmo potuto semplicemente constatare come anche autorevoli rappresentanti delle istituzioni abbiano ormai perso il senso del ridicolo. Ma c’è poco da ridere nell’Italia renziana 2016.
Di che cosa si è reso colpevole il povero don Giorgio Rosina? Semplice, di aver osato mettere in discussione una legge moralmente ingiusta ma tanto cara al ducetto fiorentino e alle lobby che lo sostengono.
La legge criticata dal Vice Parroco di Sant’Afra, in realtà, è una legge «gravemente immorale». Parole di Joseph Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, prima di salire al Soglio di Pietro con il nome di Benedetto XVI. Il Prefetto dell’Ex Sant’Uffizio, infatti, nel documento intitolato “Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali”, dettava la seguente indicazione etica: «Nel caso in cui si proponga per la prima volta all’Assemblea legislativa un progetto di legge favorevole al riconoscimento legale delle unioni omosessuali, il parlamentare cattolico ha il dovere morale di esprimere chiaramente e pubblicamente il suo disaccordo e votare contro il progetto di legge. Concedere il suffragio del proprio voto ad un testo legislativo così nocivo per il bene comune della società è un atto gravemente immorale».
Ma, in fondo, don Giorgio, criticando la legge non ha fatto altro che riprendere il duro giudizio espresso giorni fa dallo stesso Cardinal Angelo Bagnasco, Presidente della Conferenza Episcopale italiana: «La recente approvazione della legge sulle Unioni civili sancisce di fatto una equiparazione al matrimonio e alla famiglia, anche se si afferma che sono cose diverse: in realtà, le differenze sono solo dei piccoli espedienti nominalisti, o degli artifici giuridici facilmente aggirabili, in attesa del colpo finale – così già si dice pubblicamente – compresa anche la pratica dell’utero in affitto, che sfrutta il corpo femminile profittando di condizioni di povertà». Don Giorgio, del resto, si è rifatto anche al giudizio del Cardinal Carlo Caffarra, Arcivescovo emerito di Bologna, espresso in una recente intervista rilasciata alla Nuova Bussola Quotidiana, sempre sullo stesso tema: «Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, firmando questa legge, ha sottoscritto una ridefinizione del matrimonio. Ma un provvedimento normativo non cambia la realtà delle cose. Occorre dirlo: i sindaci (soprattutto, naturalmente, quelli cattolici) devono fare obiezione di coscienza. Celebrando un’unione civile si renderebbero, infatti, corresponsabili di un atto gravemente illecito sul piano morale».
Senza andare molto lontano, e rimanendo in Diocesi, anche lo stesso Vescovo di Brescia, Sua Eccellenza mons. Luciano Monari, durante l’omelia recentemente tenuta in occasione della Messa del Corpus Domini, è stato fermo e chiaro nel ribadire che «unioni civili, liberalizzazione delle droghe leggere, eutanasia ed aborto sono strade sbagliate, solo per il bene individuale». Tutti omofobi? Per il Vice Sindaco di Brescia e corifei al seguito, probabilmente sì. Se potessero li incriminerebbero tutti, quei bigotti e oscurantisti prelati. Siamo arrivati al punto che osare criticare la legge sulle unioni civili equivale a porsi sullo stesso livello degli accoliti del Ku Klux Klan, dei negazionisti della Shoah, dei sostenitori dell’Apartheid sudafricano. Fortunatamente per noi, e per quel brandello di libertà che è rimasta nel nostro Paese, quell’altra sciagurata iniziativa che va sotto il nome di “DDL Scalfarotto” sull’omofobia si è arenata in Commissione Giustizia del Senato. Se fosse già in vigore il reato di opinione previsto in quel pericolosissimo e liberticida testo normativo, oggi sarebbero guai seri non solo per il nostro don Giorgio, ma anche per il Cardinal Bagnasco, il Cardinal Caffarra, e il Vescovo di Brescia.
Qualcuno osa ancora dubitare del fatto che stiamo sempre più scivolando verso quella che Papa Francesco continua a denunciare come «dittatura del pensiero unico»?
Mi ha colpito quanto dichiarato sempre dal Cardinal Carlo Caffarra nella citata intervista resa alla Nuova Bussola Quotidiana. In uno dei passaggi, l’Arcivescovo Emerito di Bologna ha raccontato che nel 1981, quando stava fondando, per volontà di San Giovanni Paolo II, l’Istituto per gli studi sul matrimonio e la famiglia, scrisse a suor Lucia, la veggente di Fatima, chiedendo preghiere per l’opera, e aggiungendo che non aspettava risposta. Una risposta, però, arrivò comunque. Suor Lucia, infatti, scrisse «che vi sarebbe stato un tempo di uno “scontro finale” tra il Signore e Satana», e che «il terreno di scontro sarebbe stato costituito dal matrimonio e dalla famiglia». La Veggente di Fatima aggiunse anche «che coloro i quali avrebbero lottato per il matrimonio e la famiglia sarebbero stati perseguitati», e che, però, «costoro non avrebbero dovuto temere, perché la Madonna ha già schiacciato la testa al serpente infernale». Non preoccuparti, quindi, caro don Giorgio: Virgo contrivit caput Serpentis!

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