#Sara, data alle fiamme, non chiamatelo amore
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Se il mondo si potesse dividere in “buoni e cattivi” se gli uomini portassero scritto in fronte di cosa sono capaci, invece non è così, siamo tutti, sia buoni che cattivi. Capaci di gesti eroici, spesso quotidiani e silenziosi, e allo stesso tempo capaci di atrocità e indifferenza.
Si discuterà inevitabilmente per qualche giorno, della tragica vicenda della dolce Sara, data alle fiamme da un ex fidanzato incapace di accettare il diniego, di mettersi come si suol dire “il cuore in pace”, sino al punto da distruggere la vita della persona che diceva di amare, non sono una psicologa ma mi sembra quasi un voler dire “se non ti avrò io non ti avrà nessuno, nemmeno il sole che sorgerà domani”.
Si discute dell’indifferenza di coloro che sono transitati in quel luogo e che non hanno capito la gravità di quanto stava accadendo. Facile ora, seduti al tavolo della colazione, con il giornale tra le mani inveire contro quei due, più difficile rispondere alla domanda cosa avrei fatto io?
Mi sarei fermato? Avrei allertato la polizia? Sarei transitato girando la faccia e pensando che se due innamorati litigano non è affar mio?
Tempo fa uscendo da casa di un’amica, incontrai un tizio che non parlava bene italiano, mi chiese come raggiungere un magazzino di materiale elettrico che stava nella zona artigianale a qualche isolato da casa mia.
Era a piedi, aveva tra le mani il foglietto stropicciato con scritta la via.
Ho tentato una spiegazione, poi d’istinto gli ho aperto la portiera dell’auto e l’ho fatto salire per accompagnarlo. Lo sguardo perplesso della mia amica che sul cancello di casa mi guardava, mi ha fatto capire che forse era un gesto sconveniente. Troppo tardi.
Era venuto in autobus da un paese lontano e ora se la stava facendo a piedi. L’ho lasciato davanti all’indirizzo che era scritto sul suo pizzino, lui mi ha ringraziata ed era evidentemente stupito. Un attimo dopo mi ha telefonato la mia amica per dirmi che sono la solita impulsiva, (lei ha detto altro, ma tra amiche si sa a volte il bon ton si mette da parte).
Qualche tempo dopo tornando in auto dal supermercato, pioveva, ho visto un tizio camminare sotto l’acqua con uno zaino in spalla, ho rallentato, e mentre l’auto rallentava mi son detta – non farlo, se ha un coltello – se vuole la borsa? - Lui non ha capito la mia buona intenzione o forse ha avuto paura, avrà pensato – cosa vuole questa e si mi frega lo zaino? - e ha accelerato il passo, io ho pigiato sull’acceleratore e me ne sono andata.
Diciamolo, abbiamo tutti un po’ più paura del mondo, degli altri e non senza ragione.
La mia anziana ma energica zia, nei giorni scorsi ha lasciato entrare in casa un gentile ragazzo che con un aggeggio tecnologico doveva scovare un guasto alla linea elettrica, in realtà l’ha irretita e lei, gli ha consegnato di sua spontanea volontà, tutto l’oro che aveva in casa, poca cosa, ma erano i ricordi di una vita. Capite che ora la povera donna guarda ad ogni estraneo con una diffidenza tale che prima di farmi aprire il cancello di casa oltre ad annunciarmi con nome e cognome devo rassicurarla che vengo in pace? Tutto questo non giustifica la nostra insensibilità, la nostra propensione a difendere il nostro recinto di affetti familiari. Perché io credo sia lo stesso meccanismo che ci porta poi a non rispettare la libertà dell’altro/a di andarsene, di non sceglierci. Non so se Sara poteva essere salvata da una telefonata, da una denuncia fatta preventivamente alla polizia che li informasse che il suo ex la tormentava. La verità non la sappiamo. Sappiamo però che nonostante la libertà di voto, le battaglie per la parità, le conquiste fatte, la realtà dice che non c’è rispetto per le donne e per le loro scelte.
Qualcosa abbiamo sbagliato.
Forse pensando a Cristo che in tempi ben più difficili dei nostri guardò alle donne con estremo rispetto, tanto da manifestarsi a loro per primo, quelle donne la cui parola non contava nulla nemmeno in tribunale. Se guardassimo a Lui capiremmo che non è alla dignità di tutti gli esseri umani che dobbiamo educare i nostri giovani, perché non ci sono diritti e non ci sono leggi che li tutelino se non abbiamo imparato che la vita ha una dignità inviolabile. Tutte le vite, donne, uomini, stranieri, malati, immigrati, non ancora nati. Ma noi siamo di dura cervice e pensiamo che si possa fare senza Dio e che bastino delle Leggi severe a fare dei buoni cittadini.