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Dopo la Cirinnà. “Il cattolicesimo in politica ridotto all’irrilevanza culturale”

Fonte:
CulturaCattolica.it

L’approvazione finale della Legge sulle unioni civili ha riacceso le polemiche sui contenuti e sulla loro interpretazione all’interno del mondo cattolico (e non solo). Abbiamo già ripetutamente spiegato perché questa legge andava bocciata.
A parte pochissime eccezioni, il mondo politico di ispirazione cattolica esce malissimo da questa vicenda. Il presidente del Movimento per la Vita italiano Gianluigi Gigli e il presidente dell'Associazione famiglie numerose Sberna hanno votato NO alla fiducia ma sono una rara eccezione. Tutti i deputati cattolici del PD ma anche i deputati cattolici Binetti e Lupi hanno votato SI’ alla fiducia posta alla Camera sul disegno di legge sulle unioni civili. Se poi ricordiamo che al Senato l'ex vicepresidente di Scienza e Vita sen. Romano e l'ex presidente delle Acli sen. Olivero avevano votato anche loro a favore il quadro appare sconfortante. E’ utile ricordare i pochi senatori capaci di far prevaler la propria coscienza sulla disciplina di partito; tra gli altri: FORMIGONI, SACCONI, GIOVANARDI E QUAGLIARIELLO.
Ci sembrano molto appropriate le considerazioni fatte da GIGLI su Facebook: ”Il cattolicesimo in politica ridotto all'irrilevanza culturale. Una tristezza vedere ex-democristiani nel PD esibire la coccarda arcobaleno e in AP arrampicarsi sugli specchi per giustificare il proprio voto a favore. Il resto lo faranno i tribunali e l'Europa. I guai saranno per i bambini e per la tenuta futura di questa società”.
E a richiamare il mondo cattolico troppo silente su questi temi ci ha pensato il cardinale Bagnasco: "Quanto silenzio oggi nel mondo, silenzio di noi cristiani, silenzio non di amore, come a volte deve accadere, ma di timidezza, di poco coraggio, silenzio di omertà culturale ed etica" durante la Messa per commemorare il primo anniversario della scomparsa del card. Giovanni Canestri. Aggiungendo un forte richiamo all'impegno dei cristiani: "Quanto silenzio colpevole, quanta omertà culturale, quanta prostrazione al pensiero unico, alla paura di essere derisi e giudicati fuori tempo", "Non possiamo tacere per amore a Gesù e all'umanità, allo smarrimento diffuso, alla confusione di valori e principi sull'uomo, sulla vita e sulla morte, sull'anima immortale, sulla famiglia, sulla libertà vera", ha aggiunto.
Ma anche nel governo si registrano tensioni; le dichiarazione del Ministro della Giustizia Orlando sulla legge sulle unioni civili svelano l'ipocrisia del governo e l'incoerenza di quei cattolici che hanno cercato di giustificare il loro voto favorevole alla legge Cirinnà sostenendo che quanto fatto con lo stralcio della cosiddetta stepchild adoption era sufficiente a garantire che l'adozione dei bambini non fosse concessa alle coppie dello stesso sesso. Si sapeva già che era pretestuoso e che la legge garantiva ai giudici che avrebbero avuto piena libertà, ora è ufficiale.
Il Ministro Orlando infatti replicando al Ministro per gli Affari Regionali con delega alla famiglia Enrico Costa, che nei giorni scorsi aveva criticato quei magistrati che hanno riconosciuto le adozioni a coppie omosessuali, ha affermato: "Non tocca a noi dire ai magistrati cosa fare". E ha spiegato: "I giudici interpretano caso per caso nell'interesse del minore".
Infine affermando che "Siamo noi a chiedere con la legge ai giudici di svolgere la loro attività interpretativa, che non è comprimibile", ristabilisce la verità su un testo di legge che è stato pensato proprio a questo scopo, nonostante tante dichiarazioni giustificative di molti deputati cattolici.
Noi lo avevamo capito chiaramente fin dall'inizio, e proprio per questo abbiamo sempre sostenuto come la legge Cirinnà andasse bocciata anche senza la stepchild adoption. Come sottolineato anche da diversi giuristi, l’equiparazione di fatto delle unioni civili col matrimonio contenuta nella legge rende debole se non inutile l’esclusione della parte che riguarda la stepchild adoption.
E’ ancora il Cardinale Bagnasco a richiamare su questi nodi scoperti l’attenzione; nella prolusione alla 69° Assemblea annuale dei vescovi italiani ha attaccato direttamente la nuova legge sulle Unioni civili, definendola ideologica ed evidenziano tutte le sue contraddizioni. La legge , afferma il cardinale, “sancisce di fatto una equiparazione al matrimonio e alla famiglia, anche se si afferma che sono cose diverse”; in realtà, sottolinea Bagnasco, “le differenze sono solo dei piccoli espedienti nominalisti, o degli artifici giuridici facilmente aggirabili, in attesa del colpo finale compresa anche la pratica dell’utero in affitto, che sfrutta il corpo femminile profittando di condizioni di povertà”.
Bisogna poi notare le osservazioni, non nuove, del Papa, in merito al diritto di obiezione di coscienza. In una intervista al quotidiano cattolico francese "La Croix" alla domanda: "In un contesto laico, come i cattolici dovrebbero difendere le loro preoccupazioni su materie quali l'eutanasia o il matrimonio tra persone dello stesso sesso?" ha risposto: "È al parlamento che spetta discutere, argomentare, spiegare, ragionare. Così cresce una società. Una volta che la legge è votata, lo Stato deve rispettare le coscienze. In ogni struttura giuridica, l'obiezione di coscienza deve essere presente, perché è un diritto umano. Anche per un funzionario pubblico, che è una persona umana. Lo Stato deve rispettare le critiche. È qui una vera laicità”.
Ricordiamo come la libertà di coscienza è il fondamento della libertà individuale, diritto naturale che ogni Stato deve difendere e non concedere, perché appunto già innato nella natura umana.

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