Io #amo la #vita
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Questa è stata una settimana Santa, di passione e di morte, ma noi sappiamo che la resurrezione ci rende capaci di guardare oltre la morte.
Non avevamo ancora finito di piangere le ragazze decedute in Spagna, un errore umano, un autista che ha un colpo di sonno, le analisi dicono che non aveva bevuto, non era drogato. Un uomo prossimo alla pensione, che faceva il suo lavoro, ma che quel giorno si è addormentato, un attimo, ed è stata una strage.
Strage di giovani vite, di sogni infranti, di progetti spezzati.
Come consolare il dolore di quei genitori costretti a sopravvivere ai loro figli?
O crediamo che ognuno di noi ha un destino buono e grande, oppure, non ci resta che la disperazione.
Nemmeno il tempo di seppellire i morti e un’altra tragedia colpisce l’Europa. Questa volta però è diverso, non c’è errore umano, ma volontà.
Quando sono accaduti gli ultimi fatti di #Bruxelles ho subito pensato all’unica persona che conosco e che abita e lavora nel centro della città. Le ho mandato un messaggio, sperando mi rispondesse subito. Così è stato. Questo non ha diminuito l’orrore, ma è come se lo avessi sentito meno vicino a me. Lei era salva. Quando ero bambina e tornavo da scuola, il piccolo televisore della cucina mandava le notizie del giorno, e mio padre mentre affondava il cucchiaio nel piatto diceva: “Vediamo chi hanno ammazzato oggi” lo diceva in dialetto veneto “vedemo chi i ga copà”, non era cinismo, era un modo di esorcizzare la morte, con la speranza di essere contradetto, erano i tempi in cui gambizzavano dirigenti d’azienda, professori universitari, in cui si uccidevano i giornalisti, le bombe facevano saltare treni e banche. Perché l’orrore ci fa sentire fragili e impotenti.
Lui era un uomo semplice, lavorava tutto il giorno, gli bastava un pranzo ben cucinato, un bicchiere di vino, l’orgoglio del lavoro ben fatto. Non capiva cosa passasse nella testa di chi pesava di cambiare il mondo uccidendo degli esseri umani. Continuava la sua vita, certo che il mondo stesse impazzendo e che in fondo non c’era nulla che lui potesse fare, se non quello che faceva tutti i giorni.
Eppure, se possibile oggi l’orrore è ancora peggiore. Perché non solo è tra noi, lo erano anche i terroristi, i brigatisti bianchi o neri, ma è tra noi in modo più subdolo. Sono persone cresciute sui nostri banchi di scuola, che apparentemente non si sono mai interessati di politica, non hanno mai sfilato, non si sono mai messi in mostra, ma non ci hanno mai amati, stimati, il loro non era rispetto era attesa del momento buono e noi non lo abbiamo capito, accecati da altri interessi, dall’ideologia.
Bruxelles nel 1973 in cambio di un sicuro approvvigionamento energetico ha ceduto sul fronte #islamico. Sono state aperte moschee, create borse di studio per gli studenti che volevano andare Riyad, molti insegnanti sono mussulmani e un islam clandestino ha potuto crescere e svilupparsi. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Non è nuovo il motto “Con la vostra democrazia vi conquisteremo e sottometteremo” non è che ci voglia molta fantasia a immaginare che un islam che fa figli in un paese dove i figli non si fanno più, prima o poi avrà i numeri per comandare. Quello che fatico a capire è come chi governa sia miope a queste elementari osservazioni. Ci siamo riempiti la bocca delle parole tolleranza e integrazione, non capendo che non fanno pari con una convivenza pacifica.
Chi si è affrettato a dire che il terrorismo si sconfigge con l’integrazione, dice qualcosa che non basta, si è visto, non funziona. Va ripensata l’integrazione, perché noi l’abbiamo usata come resa incondizionata, come annullamento della nostra personalità, delle nostre radici, delle nostre tradizioni.
Così gli altri non sono integrati, (ci si integra nel nulla?) e noi non sappiamo più chi siamo.
In tutti gli attentati degli ultimi anni, a colpire sono state persone apparentemente “integrate”, nate in #Europa, alcune naturalizzate, ma che non ci hanno mai stimati.
Loro odiano tutto ciò che siamo, che amiamo, la bellezza, la libertà di muoversi, di ballare, di ascoltare musica, di viaggiare e anche di sbagliare, di esagerare e l’Isis cavalca questo loro disgusto. Chi odia la vita ha una grande forza, quella del nulla, la capacità di farsi saltare in mezzo alla folla, incurante delle storie degli uomini che passano accanto a loro. Che fare? Io non lo so, sono come mio padre, continuo a lavorare, a studiare, ad amare le cose belle, a educare chi ho accanto, sono certa che il mio destino è buono, anche se dovessi morire domani passando per una stazione della metropolitana, perché amo la vita, e spero che il mio amore rimanga, anche quando dovessi non essere più su questa terra.
Non mi uccideranno, perché cerco di seminare vita, ma mi piacerebbe che fosse chiaro che molto abbiamo sbagliato, molto abbiamo ceduto e che l’Isis cresce tra noi ed è difesa dall’omertà, dalla collaborazione di persone che ci odiano, Ma chi ama la vita, chi crede che la morte non sia la fine di tutto, ha una grande forza che non lo fa arrendere, si chiama resurrezione.
Io ci credo, sono le mie radici, sono le mie tradizioni, è la mia fede, è la mia forza.