Lo sport è vita. Ma non c’è vita vera senza educazione.
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C’è uno spot sulla RAI che va in onda in questi giorni, dice: “Lo sport è per tutti - Rio 2016”, poi guardi alla nostra scuola e scopri che lo sport, è un’attività quasi extrascolastica, nelle scuole elementari lo sport, la musica, l’arte, l’educazione civica, o sono scomparsi o non sono tenuti in grande considerazione. Le famiglie sopperiscono con corsi pomeridiani, con partitelle della domenica.
Poi apri il giornale e ti accorgi che anche nello sport c’è una mancanza, grossa, e non sono gli spazi, i campi, le palestre, le attrezzature, sono gli educatori, i genitori, quelli che dovrebbero insegnarti con la loro vita, cosa conta davvero.
Ho tre figli maschi è ho frequentato abbastanza gli spalti dei campi di calcio per aver fatto in tempo a vergognarmi vedendo signore in tacchi a spillo insultare l’arbitro con un linguaggio che nemmeno i camalli al porto usano più.
Ho visto genitori estrarre il tirapugni dalla tasca ed essere pronti all’azione perché a loro avviso, il loro rampollo non era valorizzato abbastanza. Negli anni non è cambiato il clima. I genitori sono sempre più convinti di aver messo al mondo la nuova stella dello sport mondiale. Hai voglia a dire che lo sport fa bene, che insegna la competizione sana, il gioco di squadra, quando poi i figli si sentono esaltati come se fossero stelle nell’olimpo e tutto il mondo intorno viene denigrato.
Così succede in questi giorni che il Gussago Calcio, storico club bresciano che da circa un mese e mezzo nell’orbita atalantina, dopo un’amichevole dei loro bambini contro l’Atalanta si trovi la scritta "Odio Brescia" sui muri e una bomba che fa saltare la porta della sede della società sportiva. Per chi non mastica sport, diremo che Brescia e Bergamo sono antagoniste da sempre, che sui social qualche genitore si è scandalizzato: "Io mio figlio all’Atalanta non lo manderei mai", "La società non si vergogna a fare patti con il nemico?", "Quei colori sono come il peccato”.
Il presidente del Gussago Calcio ha dichiarato: “Deve vincere lo sport, non possiamo cedere ai delinquenti. La società è ferita, ma determinata. La scelta di collaborare con l’Atalanta è stata fatta per il bene dei nostri ragazzi e si tratta e di un accordo per la formazione degli allenatori. Il vivaio dell’Atalanta è tra i migliori di Italia, ma i nostri colori restano bianco rossi e noi tifiamo Brescia”.
In ogni caso c’è da dire che l’eventuale scelta finale spetta ai genitori, che dovrebbero essere i custodi del bene dei loro figli.
In Valseriana la settimana scorsa, la #Nocese gioca a volley contro il Cene. Torneo femminile Under 13. Come previsto dal regolamento la squadra schiera alcuni atleti maschi. I genitori insorgono, partono insulti a sfondo sessuale contro gli atleti maschi. Partita sospesa, bambini negli spogliatoi. Qui però sono i figli a dare una lezione ai genitori, le squadre si mischiano ed entrano in campo per una partita amichevole. Lo sport è questo, è gioia è allegria è competizione è amicizia.
Quando ci lamentiamo del mondo che va alla rovescia, quando ci lamentiamo dello sport che è poco pulito, delle scorrettezze che in tutti i campi della vita sembrano essere diventate la norma, chiediamoci che adulti siamo, che figli stiamo educando, perché il mondo è fatto da noi, se crediamo che siano sempre gli altri a dover migliorare, che i difetti dell’altro siano sempre più importanti dei nostri, che in fondo i nostri sono peccati veniali, allora qualcosa non va. Ma non nel mondo, in noi che siamo i costruttori del futuro, ci piaccia o no.
Quando ci scandalizziamo per il doping nel #ciclismo, per le partite vendute nel calcio e per i recenti scandali nel #tennis. Chiediamoci quante volte abbiamo chiuso gli occhi, quante volte abbiamo insegnato che nella vita un aiutino può solo far bene, che vincere è tutto e che l’orgoglio per averlo fatto in modo pulito si può anche nascondere sotto a una coppa innalzata al cielo.
Quanto accade dentro allo sporta, non fa che evidenziare la grande mancanza, quella degli adulti. E’ venuta a mancare l’educazione, quella vera, seria, non tanto quella fatta di nozioni a scuola, ma fatta di vita. Quella che ti sprona a fare meglio, a dare il meglio.
Un Derby sportivo è un’occasione, ci si aspetterebbe da un adulto di sentirlo dire: “vai e dai il meglio, cerca di mettercela tutta, quella è la tua vittoria.” No, “vai e spaccagli le gambe”
Non è insegnando a “fare i furbi” che miglioreremo il mondo e la vita dei nostri figli, dovremmo spronarli ad andare e se c’è qualcuno più bravo di loro ad imitarlo, dovremmo poter dire loro che dai migliori si impara sempre. Si tratti di un maestro artigiano, di un caporeparto, di uno sportivo, di un insegnante, di un padre. Bisogna guardare a quelli più bravi, seguirli, scrutarli, carpire il mestiere di vivere.
Se vi vien da dire che non c’è nessuno che valga la pena di imitare allora andate allo specchio e guardate la figura riflessa e chiedetevi che maestro siete per i giovani che vi incontrano, perché TU sei il primo maestro.