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Maternità #surrogata? #Utero in affitto?

Fonte:
CulturaCattolica.it
Non è come il caffè fatto con la cicoria, qui si parla di esseri umani, giocare con le parole è inumano.

In Senato in questi giorni si sta discutendo il DDL Cirinnà. Il disegno di legge sulle unioni civili, ma che “in pancia” nasconde la stepchild adoption (adozione del figlio del partner).
Possiamo far finta di credere che si voglia tutelare quell’uomo sposato, con figli, che, una volta divorziato o diventato vedovo si scopre omosessuale, si trova un compagno e il suo compagno vuole adottare questi fanciulli rimasti senza madre. Però sappiamo che ci stiamo raccontando una bugia, in realtà è un “problema di pancia”, si vuole permettere alle coppie omosessuali di acquistare un figlio cresciuto nella pancia di un’altra donna e che una volta portato in Italia, possa diventare figlio della coppia unita in matrimonio con la legge sulle unioni civili.
Argomenti per difendere questa aberrazione?
• Chi sei tu per giudicare?
• Chi può impedire a una donna che desidera un figlio di averlo?
• Se una donna non può avere un figlio, perché non può chiedere ad un’altra donna di ospitare il suo ovulo nel suo utero?
• Basta l’amore: se due uomini si amano perché impedirgli di diventare genitori?
• Meglio due bravi omosessuali, che una coppia etero litigiosa.
• Sei la solita cattolica integralista
• L’Italia non si adegua alla modernità, colpa del Vaticano
Se volete continuo, le argomentazioni sono infinite e servono a mascherare una sola cosa, che al centro di tutto non c’è IL BAMBINO, ma l’egoismo degli adulti, il volersi servire della scienza per fabbricarsi un figlio a ogni costo.
A nulla vale guardare la realtà in faccia, lo abbiamo imparato negli anni, l’ideologia acceca e si arriva a dire che l’erba è blu.
Ve lo ricordate il terremoto in Nepal? Subito dopo il sisma, le autorità israeliane avevano annunciato di voler evacuare con priorità 25 bambini nati da uteri in affitto e i loro genitori adottivi israeliani, svelando quella che in India e Nepal è un’attività redditizia gestita da agenzie specializzate.
Qualche giorno fa una coppia Israeliana che aveva commissionato una figlia in Nepal (mi fa orrore persino scrivere “commissionato un figlio” ma è così,) facendo il test genetico dopo la nascita della bambina, scopre che c’è stato un errore, non è la loro figlia, ma quella di un’altra coppia.
Bambina restituita e resa all’altra coppia. Ora si attende di sapere se il prossimo parto, porterà alla luce il figlio “assemblato con il loro materiale genetico”.
Se non fosse così, i loro ovuli fecondati potrebbero essere andati persi e la seconda madre surrogata potrebbe essere incinta del figlio risultante dal materiale genetico di una terza coppia.
Nei Paesi dove è legale, l’utero in affitto genera un traffico di affari stimabile in diversi miliardi di euro l’anno. Il business sta cercando di prendere piede nel nostro paese, grazie anche a una campagna pubblicitaria, nemmeno troppo sommersa, che parandosi dietro l’alibi del rispetto verso le persone omosessuali e dell’amore che vince sopra ogni cosa, instilla nella mente della gente comune un senso di accettazione silente e crescente di questa pratica.
Ci sono siti internet che spiegano come fare, dove andare, quali pratiche legali attivare, ed è chiaro che qui il bambino è solo merce.
Volete dirmi che tutto questo è cosa buona?
Che tutto questo è fatto nell’interesse dei bambini?
Volete dirmi che quanto sta accadendo ci renderà una Nazione più moderna, aperta alla vita?

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