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Tor Sapienza e le verità nascoste.

Autore:
Salvoldi, GianCarlo
Fonte:
CulturaCattolica.it
Il verminaio di corruzione politica che sta emergendo a Roma, e che coinvolge sia la destra che le cooperative rosse, ha spento i fari sulle periferie.
Forse invece conviene tenerli accesi.

L’ennesimo tentato stupro di donne ha fatto saltare il tappo che comprimeva la rabbia anche in una città come Roma, tradizionalmente tollerante e onnimetabolizzante.
Sono venuti al pettine i nodi che si sono andati stringendo attorno alle aree urbane e sociali più disagiate.
Alcuni uomini politici e giornalisti hanno ammesso la loro distrazione riguardo alla realtà di degrado invivibile delle periferie di troppe città italiane, e spesso anche dei centri storici.
Il primo dato emerso sono le abitazioni: casermoni da socialismo reale, dove né bimbi né adulti possono star bene.
Lì abitavano le famiglie degli operai di un tessuto produttivo che, a causa della globalizzazione, è scomparso insieme ai servizi, con il conseguente sfilacciamento del tessuto sociale.
In cambio si sono espansi i fenomeni dello spaccio della droga e della prostituzione, e molti vivono di attività illegali a cielo aperto.
I residenti originari, portato di migrazioni interne, hanno visto peggiorare la loro qualità della vita, mentre il loro sogno era l’ascesa sociale con il miglioramento di quella qualità: ciò ha prodotto angoscia e rabbia.
Su questa condizione pesante invece dei sostegni sono arrivati nuovi problemi, costituiti dall’insediamento di gruppi di zingari (termine che, parola di “Zingarelli”, non è offensivo), e di gruppi di neri (sono i neri stessi che non vogliono essere definiti “di colore”).
Le analisi sui fatti esplosi a seguito dell’accumularsi di troppi elementi di difficoltà e di crisi le abbiamo sentite nei talk-show.
Mi ha colpito l’insistenza di molti sul vecchio stereotipo interpretativo che fa derivare tutto dal puro dato economico, per cui se ci fosse più denaro disponibile i problemi si risolverebbero: temo che Berlusconi concorderebbe.
Altri hanno puntato sull’emigrazione incontrollata che diventa invasione.
Molti hanno fatto populismo puntando il dito contro gli italiani popolo di razzisti.
Fortunatamente il popolo intervistato ha dimostrato di non essere razzista, ma di volere semplicemente condizioni di vivibilità legate alla sicurezza e al diritto di poter abitare il proprio quartiere senza la paura costante per sé e per i propri figli.
Ogni interpretazione è rispettabile perché contiene del vero, ma mi sembra doveroso riflettere su alcuni dati di verità che vengono sistematicamente nascosti, e che creano una visione distorta del reale.
L’Italia è un Paese che ha sempre mandato la propria marina militare a raccogliere tutti i barconi stracarichi di migranti.
Mi sento di dire con chiarezza che se il Mediterraneo è diventato un cimitero, ciò è avvenuto perché nei Paesi arabi ci sono potenti organizzazioni di trafficanti di “schiavi”, che vengono dissanguati con le loro famiglie, e che poi sono lanciati in alto mare allo sbaraglio, su mezzi che affondano.
Sull’invasione di cui la Lega fa slogan, direi che è preoccupante il fatto che essa sia incontrollata, con centri di accoglienza risibili.
Proprio in conseguenza di ciò il quotidiano inglese “The Times” ha denunciato che in Italia mancano all’appello dei clandestini sbarcati nientemeno che tremila bambini (non tre o trenta, ma tremila).
La situazione fuori controllo ci rende complici involontari dei nuovi orchi che usano i bambini per pedofilia e predazione di organi.
Un’altra verità che va riconosciuta è che il razzismo è un male universale e per niente specifico di italiani o europei: insistere in questa versione in gran parte sbagliata, non provoca altro che frustrazione e rabbia molto dannose.
Dovremmo invece riflettere sul perché sono falliti i tre modelli di integrazione europei, pur essendo tutti “politicamente corretti”.
Gran parte dei mezzi di informazione continua a dire che negli altri Paesi civili c’è più immigrazione e da più tempo, e che è questa la normalità, ma nasconde accuratamente il dato evidente che Londra e Parigi ed Amsterdam sono bombe ad orologeria.
A me è sembrato che le popolane delle borgate romane non fossero né razziste né fasciste, e i dati elettorali lo confermano.
Mi sembra che fossero esasperate soprattutto da un ambiente dove la delinquenza e l’illegalità non ottengono contrasto né sanzione, e loro ne restano vittime incolpevoli.
Fintanto che faremo diagnosi sbagliate fondate su falsi storici, sbaglieremo inevitabilmente le terapie, e i malanni si aggraveranno.
Nei dibattiti televisivi sono rimasto colpito più da quello che manca che dal poco che c’è.
Le elezioni in Emilia Romagna sono molto significative perché la regione più coerentemente progressista e “corretta” ha visto un gigantesco rifiuto del voto: ci sono certo questioni giudiziarie e questioni di forti contrasti politici tra i partiti e al loro interno, ma il 20% regalato alla Lega dice molte cose.
Non sarà forse che l’elettorato astenuto chieda che si parli proprio di ciò che i giornalisti sottopongono ad autocensura? che sia stanco della superficialità di un piatto materialismo, cinico ed incapace di ampi orizzonti?
Nel dibattito culturale si è ridotto lo spazio della verità, a vantaggio di relativismo e ideologismo.
Ne abbiamo avuto un lampante esempio nella commemorazione della caduta del muro di Berlino.
Se andiamo a rivedere i grandi servizi televisivi mandati in onda, possiamo facilmente verificare che non si dice quasi mai chi ha alzato il muro e perché: sembra che si tratti di un mostro uscito da solo dalle viscere della terra invece che costruito dal comunismo.
Credo che la crisi italiana ed europea abbiano bisogno di verità storica e di verità dell’informazione.
Ma soprattutto gli uomini che si occupano di cultura, di politica e di economia devono farsi domande fondamentali sulla verità.
Di conseguenza avranno più lumi per capire il senso della storia dell’umanità e individuare gli obiettivi necessari a realizzare il bene comune. Le ricette saranno diverse, ma la dialettica sarà utile se ogni posizione sarà fondata su basi di verità.
Il percorso messianico di ricerca della verità si fonda infatti su una misura giusta nel criticare, in modo tale che la critica dia spazio alla giusta demolizione per poi aprire alla ricostruzione.

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