Condividi:

Sentinella “dentro”, nel Dna: i pilastri del vivere

Fonte:
CulturaCattolica.it
«Le pagine migliori del libro sono quelle che descrivono la lista degli oggetti salvati dal naufragio. La poesia più bella è un inventario (…) E’ un buon esercizio, nelle ore vuote o nei momenti difficili della giornata, osservare qualsiasi cosa, il secchio del carbone o la cassa dei libri, e considerare quanto si possa essere contenti di averli portati dalla nave che affondava fino all’isola deserta. Tuttavia, un esercizio migliore di questo è ricordare come tutte quelle cose si sono salvate per un soffio dall’essere inghiottite mentre la nave affondava».
(G. K. Chesterton, Ortodossia)

Non ho (ancora) mai partecipato alle iniziative delle Sentinelle in Piedi: non abito in una grande città e qui a Portogruaro (ancora) non sono – non siamo – scesi in piazza.
Uso il “noi” perché sono pronta: ho già una pila di libri che sarebbero perfetti e aspettano, come me, di sapere il giorno e l’ora.
Potrei dire che sono una Sentinella “dentro”, nel Dna, come, credo, tutti i cristiani. Come dovrebbero essere tutti coloro che hanno a cuore la libertà e si sentono pronti a scendere in piazza PER lei.
Ecco allora perché mi addolora leggere un giorno sì e il giorno dopo anche, che le Sentinelle in Piedi manifestano «contro i gay» o, come nel comunicato uscito qualche giorno fa a Ferrara, a firma di Comune e Provincia (a braccetto con Arcigay, Arcilesbica e Famiglie arcobaleno): «Il messaggio omofobico delle Sentinelle in Piedi (…) è un messaggio che divide e alimenta un clima di pregiudizio e di discriminazione».
Non sanno, non si sono informati, non hanno capito.
Ha scritto J. K. Bowling che «un vero guerriero non combatte perché odia ciò che ha di fronte ma perché ama e difende ciò che sta dietro di lui». Per i cristiani è così da sempre, historia docet. E’ così anche questa volta. Anche per le Sentinelle è così, checché ne dicano i media, le associazioni, gli “intellettuali” politically correct. Fermi in piedi, immobili, in silenzio, si vigila. Le sentinelle custodiscono, non vanno all’assalto. Non sono i Black Bloc incappucciati, non sfasciano vetrine, non incendiano cassonetti, non rovesciano auto, non distruggono treni, non mettono a ferro e fuoco le città (qualcuno preferirebbe, forse…) Vigilano. Come fa una madre accanto a un piccolo in pericolo. Come fanno le scolte a difesa delle città, o le guardie a cui hanno affidato un tesoro. Mica ce l’hanno pregiudizialmente con Tizio o con Caio, cosa volete che gliene freghi? Se ne stanno lì, ferme. Se ne starebbero al caldo anche loro, se fuori piove. Al fresco anche loro, all’ora della canicola. E invece no. Vegliano per proteggere «cose preziose salvate dal nulla» proprio come Crusoe, nell’isola deserta. Se ne stanno lì a dire ci sono, a ricordarci cosa vale davvero.
E allora lo scrivo, questo inventario delle cose che ci sono affidate mentre la nave sta affondando nel mare del relativismo e che non possiamo, non dobbiamo perdere d’occhio. Non sono soltanto parole a cui, retrogradi nostalgici, ci siamo affezionati; sono la nostra storia e la nostra cultura. Sono legami, radici, identità. Ecco allora l’inventario. In fila perché lo fissiamo nella memoria, perché ce ne sentiamo responsabili tutti i giorni a tutte le ore.
Maschio e femmina,
matrimonio come unione tra un uomo e una donna,
famiglia naturale,
diritto dei figli ad avere un padre e una madre,
libertà di espressione,
libertà di educazione.
L’ho detto: non sono, queste, soltanto parole accostate. Sono i pilastri del vivere, le fondamenta della civiltà che ci ha generati. Se scendiamo in piazza non è CONTRO qualcuno ma è PER salvare questo tesoro. Senza, saremo perduti.

Vai a "Ultime news"