I DI-CO rientrano dalla finestra!
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Nell’ampio dibattito connesso all’approvazione del ddl sul divorzio breve si è inserita una proposta del ministro della Giustizia Andrea Orlando che, se approvata, avrebbe effetti devastanti sull’istituto matrimoniale già tanto colpito dall’insensatezza del legislatore.
Gli uffici di via Arenula hanno preparato una bozza di decreto da presentare in uno dei prossimi Consigli dei Ministri per «favorire la composizione dei conflitti in via stragiudiziale e per deflazionare il contenzioso» nell’ambito del quale rientrano le separazioni e i divorzi. La norma, che non troverà applicazione in presenza di “figli minori o portatori di grave handicap”, permetterà ai coniugi che si separano consensualmente di non comparire davanti ad un giudice, ma di porre fine al loro rapporto con un accordo privato scritto dai rispettivi avvocati, sulla falsariga del modello francese di «procedura di negoziazione assistita da un avvocato».
La portata devastante di tale norma emerge in tutta la sua prepotenza, in quanto nega alla radice il valore pubblico e sociale del matrimonio, ridotto ad un mero accordo privato che, sulla falsariga delle obbligazioni e dei contratti, può essere sciolto per mutuo consenso.
L’intento è chiaro e cristallino: incarnando alla perfezione l’ideale post-moderno del vivere “fluttuando” in questa società “liquida” senza legami, il legislatore pone sullo stesso piano matrimonio e convivenza, patti prematrimoniali e contratti di convivenza. Persa la battaglia sui DICO nel 2007 grazie alla coraggiosa reazione del mondo cattolico del 12 maggio passata alla storia come “Family Day”, queste forme alternative di convivenza sono rientrate dalla finestra. Oramai, a distinguere il matrimonio da tutte le altre forme di unione non è rimasta che una sottile linea di demarcazione; di questo passo, fra qualche generazione, il matrimonio come istituto disciplinato dal diritto civile non esisterà più, sopravvivrà soltanto per l’impegno di quei cattolici sorretti da un genuino e autentico sentimento di fede. È, questo, l’ultimo e forse più significativo esempio di una crisi nell’etica della comunicazione e di un abbassamento della professionalità dei media e degli operatori del diritto che non può che destare stupore.
Al posto di educare i cittadini alla responsabilizzazione e far comprendere loro l’importanza della prevenzione dei conflitti, il legislatore post moderno apre la strada alle richieste delle lobby forensi, esterne ed interne al Parlamento, che vedono nella privatizzazione del matrimonio e nella sua equiparazione con le altre unioni civili un affare esclusivamente economico.
Ancora una volta, le vere vittime dell’inefficienza dello Stato sono le persone più deboli e bisognose di protezione, che vengono lasciate a se stesse da coloro che speculano sulla crisi della famiglia e da politici alla ricerca di facili consensi elettorali.
Potete firmare e fare firmare questa petizione: No al "divorzio breve", per difendere i figli di tutti e preservare il matrimonio