Carità senza finzioni
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Oggi, giovedì santo, papa Francesco laverà i piedi a dodici disabili. Durante la messa in coena Domini, ripeterà il gesto di Gesù che si è fatto ultimo degli ultimi, servitore. E ci ha indicato la strada: verso le periferie esistenziali, in un impegno concreto contro la cultura dello scarto.
Li ho letti, stamattina, i clap clap sui quotidiani. Gli stessi che ho sentito lo scorso anno, quando papa Francesco si era inginocchiato davanti a dodici carcerati.
Ma sono interventi buonisti o ideologici, quelli che solitamente trovano spazio sui giornali. La novità (!) di papa Francesco, o un generico plauso alla filantropia.
I gesti della Chiesa sono “di più”. “Fare memoria” è di più. Perché non è solo ricordare e mantenere il ricordo: Cristo è stato chiarissimo. «Fate questo in memoria di me». Fatelo oggi, domani, sempre, perché ecco la strada, seguitela, tocca a voi. Che vuol dire sporcarsi le mani. Che vuol dire che alle idee deve seguire l’azione, alle teorie la vita, che è scegliere ogni secondo.
Non so chi saranno i dodici disabili davanti ai quali si inginocchierà il Papa. In loro, tutti i disabili del mondo: dentro e fuori il grembo delle loro madri. Feti neonati bambini adolescenti adulti vecchi. Tutti. L’ha detto e ridetto, papa Francesco, che la vita va tutelata dal concepimento alla morte, perché ogni vita è degna sempre. Intende – sia chiaro ai giornalisti che su queste parole glissano o turandosi il naso le riducono a trafiletto – anche questa vita ferita: la più difficile da accettare, da accogliere, da guardare in faccia, da accudire. Quella che non corrisponde agli standard di perfezione salute bellezza intelligenza produttività che piacciono tanto a noi Prometei postmoderni. Quella che può turbare le madri, i genitori, e allora il mondo insegna la via più breve: dire no all’origine o dire basta dopo un po’, e staccare la spina, e chiamarla buona morte.
In ginocchio, stasera, papa Francesco, vicario di Cristo, dice a noi normodotati dove indirizzare lo sguardo, l’amore, le energie. Verso chi.
Non è e non sarà un quadretto Mulino bianco, o una delle buone azioni della settimana santa. Non è nemmeno per una mortificazione, per espiare le colpe prima della Pasqua. Ai cristiani è stato promesso il centuplo quaggiù e il miracolo è questo, perché il Signore mantiene sempre la Sua parola. Chi sta accanto a un disabile lo sa. E’ più quello che si riceve, rispetto al poco che si può dare. Provare per credere.
E allora non paia blasfemo l’accostamento che sto per fare. Vivete, viviamo intensamente la messa in coena Domini, stasera. Guardando papa Francesco, guardando i nostri sacerdoti in ginocchio, ricordiamo che è stato Gesù a dirci «tutto quello che avete fatto a uno di questi miei fratelli più piccoli l’avete fatto a me». E poi regalatevi dieci minuti e gustate questo cortometraggio animato, che nasce dalla vita ed è diventato arte.
Occorre tornare come bambini, voler bene con la semplicità dei bambini, non avere pregiudizi come non ne hanno i bambini. Nessuno si arroghi il diritto di decidere se una vita è degna oppure no. Non precludiamoci nessun incontro con nessun essere vivente, sano o disabile: in ogni incontro si dà e si riceve più di ciò che si è dato e si impara la strada per la felicità, che a nessuno è preclusa. Perché aveva proprio ragione Claudel: «Che vale la vita se non per essere data?»
CUERDAS trailer from lafiestapc on Vimeo.
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