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Venezuela: "Gli studenti vengono torturati e violentati"

Autore:
Rafael Luciani
Fonte:
Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuân
Se il governo continua con l'intolleranza, la conflittualità crescerà e lo scontro tra gruppi paramilitari e militari sarà sempre più violento.

Il Prof. Rafael Luciani, docente di teologia a Caracas e collaboratore dell’Osservatorio Internazionale Cardinale Van Thuân sulla Dottrina sociale della Chiesa, ha in passato denunciato in modo chiaro il regime di Maduro e in questa intervista descrive la situazione attuale in Venezuela.

Qui l'articolo in italiano

Che cosa può accadere dopo l'arresto di Leopoldo López?
L'arresto del dirigente dell'opposizione Leopoldo López corrisponde alla prassi repressiva che il governo venezuelano sta praticando in tutti i settori della vita nazionale: si incriminano i leader dell'opposizione senza mostrare alcuna prova. Solo accuse infamanti e insulti sulle reti televisive nazionali per coloro che non si arrendono al pensiero unico. Da Chávez in poi lo schema d’azione del governo è sempre stato lo stesso. Il Presidente accusa una persona e poi ordina alla Procura di processarla, il che avviene dopo un paio di giorni. Questo è tipico dei regimi dove non c'è indipendenza dei pubblici poteri. Il caso López ha evidenziato questa situazione sui media internazionali. L'arbitrarietà del sistema è tale che il governo ha istituito un Tribunale di un controllo in un centro militare per emettere sentenze civili.
Come ha detto il leader dell'opposizione Henrique Capriles, le manifestazioni a livello nazionale saranno quotidiane e non cesseranno. Lo scopo è di continuare a sostenere ciò per cui gli studenti hanno avviato questa ondata di proteste e far capire al governo che deve cambiare la propria politica. A questo si aggiunge ora la richiesta di rilascio di Leopoldo López, il nuovo prigioniero politico del regime. È interessante notare che le dinamiche che si sono generate non sono state orchestrate da alcuna organizzazione politica. Tutto è stato organizzato dagli stessi studenti, mediante i social network e altri media, rompendo il blackout informativo imposto dal governo in tutto il Paese. Queste proteste non sono limitate alla città di Caracas ma si stanno verificando a livello nazionale, sempre e ovunque.
Se il governo continua con l'atteggiamento intollerante di non dialogare e senza mostrare fatti concreti di cambiamento, il conflitto crescerà e lo scontro di gruppi e forze civili, paramilitari e militari sarà sempre più violento. Pertanto, in questo momento il futuro del Venezuela è molto incerto.

La polizia politica è fuori controllo?
In questi giorni è stato mostrato il vero volto del governo di Nicolas Maduro, consigliato dai servizi segreti cubani, come già si era denunciato da un paio di anni. La presenza di personale proveniente da Cuba non si riscontra solo nei centri medici popolari, ma anche negli uffici di identificazione e in molte istituzioni nazionali che mantengono accordi bilaterali con Cuba. Sotto l'influenza di Cuba, Chávez aveva creato la cosiddetta "Polizia nazionale", con l'obiettivo di centralizzare il controllo di tutti i comuni e governatorati del Paese. Questo è stato completato dal disarmo delle forze di polizia locali e statali, che da quel momento ebbero un ruolo solamente preventivo.
Attualmente, a seguito delle proteste a livello nazionale, stiamo assistendo a pestaggi, torture e perfino stupri agli studenti che manifestano nelle strade. Tra i molti casi emergono quelli di Juan Manuel Carrasco , 21 anni, e Jorge Luis León, di 25. Entrambi sono rimasti circa 60 ore nelle mani della Guardia Nazionale, senza la presenza di un avvocato e senza comparire davanti a un giudice. Sono stati torturati e maltrattati dalle autorità. Questo accade continuamente in tutto il Paese ed è stato denunciato da alcuni vescovi della Conferenza Episcopale del Venezuela, da organizzazioni di difesa dei diritti umani e dalle autorità delle principali Università del Paese.
Nel complesso, i Rapporti indicano che questi atti sarebbero stati compiuti da membri delle tre agenzie di sicurezza dello Stato: il Servicio Bolivariano de Inteligencia Militar, la Policía Nacional e la Guardia Nacional. Ma il peggio è che si stanno organizzando gruppi di civili chiamati "coletivos". I corpi ufficiali di polizia non sono stati in grado di esercitare alcun tipo di controllo su di essi. Questo ha causato un eccesso di violenza collettiva e abusi dei diritti umani a livelli mai visti prima in Venezuela.

Come si potrebbe frenare questa escalation di violenza?

Il primo passo, come hanno confermato membri della società civile, la Chiesa cattolica ed esponenti di vari gruppi politici, é ciò che gli studenti chiedono: il "disarmo" di questi gruppi di civili armati chiamati “colectivos ". A ciò deve seguire una politica di disarmo generale della popolazione, soprattutto nelle zone popolari, nelle carceri, dove i detenuti non solo possiedono armi da fuoco, ma controllano anche il commercio delle stesse.
Senza questi due presupposti, la spirale di violenza continuerà a crescere esigendo ancora vite. Le cifre fornite dalle organizzazioni dei diritti umani del Venezuela e dal governo indicano che alla fine del 2013 sono state assassinate 25.000 persone. Pensiamo anche alle oltre 200.000 persone vittime di questo flagello a partire dal primo governo di Chávez fino al presente di Maduro. Più di qualsiasi guerra attualmente esistente nel mondo.

Cosa dovrebbe fare l’opposizione?
Attualmente, l'opposizione concorda sui motivi che hanno condotto a questa massiccia protesta da parte degli studenti e cioè l'inflazione più alta del mondo, la scarsità di prodotti alimentari di base e la grave situazione di insicurezza e impunità che si vive ogni giorno. Un Paese che prometteva futuro, anche per molti stranieri che vivono qui fin dal ventesimo secolo, ora non offre alcun futuro per i giovani e i poveri.
L'opposizione, tramite il proprio leader Henrique Capriles, ha chiesto il disarmo immediato dei gruppi civili armati e la liberazione dei prigionieri politici, tra i quali risulta non solo Leopoldo López, ma anche Ivan Simonovis, che versa in uno stato di salute molto delicato e a cui è impedito di accedere alle cure mediche necessarie. La questione dei prigionieri politici è stata sollevata dal portavoce dell'opposizione davanti ad organismi internazionali, compresa l'ultima visita fatta da Henrique Capriles a Papa Francesco.
Superare la violenza è un compito per tutti i settori e gruppi che vivono nel Paese, partendo dalla famiglia, passando per l'educazione e giungendo infine a tutti i livelli di governo, che dovrebbero dare l'esempio con le parole e le azioni di desiderare un Paese dove regni la pace e non la violenza.
(Fonte: www.paginasdigital.es. Traduzione dallo spagnolo di Benedetta Cortese).

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