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Nuova Quaresima

Fonte:
CulturaCattolica.it

“La solita quaresima?” verrebbe da chiedere un po' provocatoriamente. Un tempo un po' triste, scolorito, che, tutto sommato, fa solo da ponte tra il grigio di un inverno che si trascina e i colori smaglianti della Risurrezione in primavera? Tra i tempi liturgici, la quaresima, è indubbiamente il più dimenticato dalla mentalità mondana, quello che meno si presta al dissacrante gioco commerciale. Dissacrante in quanto priva la vita della dimensione fondamentale della profondità, - luogo della domanda e del silenzio, eco del cielo e dell'abisso degli inferi-, per confinarla nello spazio orizzontale dell'espansione, dell'avere sempre e a tutti i costi. Anche il carnevale pare aver perso ogni connotazione simbolica, pertanto non evoca più alcun passaggio. E questo sacro tempo sta lì, quasi in bilico, a ricordarci che nella vita umana - perciò cristiana - , non c'è solo il tempo dell'attesa e dello stupore per un Dio Bambino che si svela all'uomo, o il momento finale, della gioia gloriosa della vittoria, ma c'è anche il tempo della responsabilità, della risposta alla presenza di Dio in Gesù Cristo che chiede di essere Re e Signore della vita. Sì, forse la quaresima è il tempo più difficile perché è il momento in cui educarci ad essere come Dio ci vuole. È lo spazio che ci è offerto per il nostro cambiamento. Certo, è anche occasione per compiere dei sacrifici, delle rinunce. Poco o tanto, con la crisi che si allarga a macchia d'olio, un po' di sacrifici dobbiamo e dovremo farli tutti, anche a conclusione di quaresima e proprio per questo può essere importante che si illumini il significato di una parola che sta correndo sulle labbra di tanti. Sacrificio. Sacrum facere, rendere sacro qualcosa che non sceglieremmo intenzionalmente di fare. Come rinunciare a qualcosa. Papa Francesco insistentemente invita alla povertà e la pone in rapporto all'amore e alla giustizia. “Si è fatto povero per arricchirci con la sua povertà”, è il titolo del suo messaggio per la quaresima. Spiega il Papa che la povertà con cui Cristo ci libera e ci rende ricchi è il Suo modo di amarci. Ma cosa è questa povertà? Di cosa è ricco Gesù? “La povertà di Cristo che ci arricchisce è il suo prendere su di sé le nostre debolezze” per comunicarci “la misericordia infinita di Dio”. La povertà evangelica è la strana ricchezza di chi ha fiducia in Dio più che in se stesso, di chi “si affida a Lui in ogni momento cercando sempre e solo la sua volontà e la sua gloria”. Per questo, quaresima è responsabilità, è il tempo della maturità di chi decide di prendere sul serio lo stile di Dio. Di chi smette di vivere come se Dio non ci fosse. Così anche l'aspetto della mortificazione, che ci trova restii o recalcitranti, riconquista il suo posto d'onore nei giorni che sono – per eccellenza - di penitenza. Mortificarci è disabituarci dal male, troncare con i ragionamenti velenosi, con gli atteggiamenti vendicativi o altro. Non occorre essere asceti per mortificarsi. Occorre, invece, investire la nostra umanità sulla scommessa di Dio pronto a perdonarci, ad accoglierci sempre, a sostenere la nostra fragilità per cui anche la responsabilità decade. “Lasciami il tempo perché io ti possa invocare”, diceva Sant'Agostino. Che sia un tempo favorevole.

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