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La situazione in Venezuela è drammatica

Fonte:
CulturaCattolica.it
Da fonti locali riceviamo e rilanciamo:

Da fonti locali riceviamo e rilanciamo:

Noi tutti stiamo assistendo impotenti e sconvolti ad uno spettacolo desolante e spaventoso! Oggi sembra che il mondo aspetti che si verifichi la “vera” tragedia prima di poter dire qualcosa.
E, come al solito, le notizie in circolazione sono scarse ed inesatte, censurate e filtrate.
Non fa notizia che il Presidente abbia aperto il fuoco su un corteo studentesco pacifista che manifestava per i diritti umani.
Non sembra essere rilevante il fatto che tantissimi giovani siano scesi in piazza per dare ai propri figli un paese migliore e che alcuni di loro, poco più che ventenni, siano stati uccisi; che al momento il Governo ne detenga più di 80 e che molti di loro siano stati torturati.
Non merita menzione il fatto che il Venezuela sia in guerra o che comunque poco ci manchi.
Non è abbastanza che non si trovi latte per bambini nei supermercati, nè che non ci si possa ammalare per la totale mancanza di medicine.
In ogni angolo del Venezuela oggi non si trovano beni di prima necessità e quando si ha la grande fortuna di trovare una confezione di latte in polvere o un pacchetto di farina, finisce in rissa tra chi cerca di accaparrarseli.
Si va ogni giorno a fare la spesa e ogni giorno si compra in modo compulsivo ciò che si trova, non sia mai che possa tornare utile quando non ci sarà più nulla.
La situazione attuale è realmente allarmante. È solo questione di giorni e poi verosimilmente non si troverà più nulla.
Le panetterie chiudono in continuazione perchè ormai non esiste più farina nel paese.
La Toyota, marchio della quasi totalità di auto circolanti in Venezuela, ha annunciato la chiusura delle sue sedi locali e l’abbandono del Venezuela perchè mancano pezzi di ricambio per poter proseguire nella produzione, oltre alle condizioni per andare avanti.
Non si vendono più biglietti aerei.
Le persone si sentono sequestrate e per avere un biglietto la sola cosa che puoi fare è acquistare il volo in un altro paese in valuta forte.
Tutte le linee aeree rimaste vogliono lasciare definitivamente il paese perché non incassano.
Ogni testata giornalistica sta chiudendo.
Non c’è più carta per stampare giornali e troppe limitazioni sulla libertà d’espressione.
I bancali di farmacie, supermercati e negozi, che fino a pochi anni fa offrivano una varietà infinita di prodotti di ultima generazione e spesso importati dagli Stati Uniti sono vuoti. Una visione deprimente.
I venezuelani non possono informarsi sugli avvenimenti che si stanno verificando nel resto della loro terra.
Quasi tutti i notiziari ed i siti web a noi visibili, infatti, in Venezuela risultano al momento censurati.

Radio Vaticana il 17 febbraio riportava un intervento del presidente dell’episcopato

Lo scorso 14 febbraio la Conferenza episcopale del Venezuela, dopo la morte di tre giovani che protestavano contro il governo, aveva lanciato un appello alla pace, ribadendo la condanna della violenza. “Siamo tutti coinvolti — si legge nel documento dei vescovi — nel costruire il bene del Paese. E tutti dobbiamo risolvere i principali problemi, come l’insicurezza, e lavorare per tutto ciò che riguarda la qualità della vita”. “Ciò che è accaduto è molto triste e va rifiutato”: così il presidente dell’episcopato del Venezuela, mons. Diego Padrón, arcivescovo di Cumaná, in merito all’uccisione, mercoledì 12 febbraio, nel corso di manifestazioni contro il governo del Presidente Nicolás Maduro, di tre giovani che prendevano parte alla protesta. “Lo stato di violenza al quale siamo arrivati”, ha aggiunto l’arcivescovo in dichiarazioni a ‘Unión Radio’, ci spinge a rinnovare, “ancora una volta, un appello serio, molto forte, alla riconciliazione e al reciproco riconoscimento. Senza queste condizioni non vi sarà dialogo e dunque neanche pace”. Per il presule venezuelano “è il momento opportuno affinché tutti i venezuelani riflettano” e si mobilitino in favore della pace. “Il dialogo è una chiave che apre le porte, che abbassa le tensioni e consente di trovare accordi e convergenze tra tutti, e che certamente ci sono”, ha precisato mons. Padrón.



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