La lunga seconda nascita di Moira e le ragioni della speranza
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Questa è la lettera che Faustino e Giovanna Quaresmini hanno scritto al direttore di Avvenire. Da anni accudiscono la figlia Moira in stato vegetativo. So che molti pensano che quella non sia vita e credo che nessuno vorrebbe vivere così, accudito giorno e notte, bisognoso di tutto e di tutti, eppure chi guarda Moira non può certo dire che non sia viva, che non sia una presenza che interroga coloro che la incontrano. Sua madre e suo padre da anni dedicano a lei la loro vita, pregando e sperando che le forze non vengano mai meno.
Spesso Faustino racconta di quanti soldi, la loro dedizione faccia risparmiare allo Stato. Se Moira fosse ricoverata in una struttura per le lunghe degenze il costo sarebbe molto più alto. Ma soprattutto la loro lettera racconta le ragioni di una speranza che negli anni non è venuta meno. Perché la scienza non conosce tutti i misteri della vita e del cervello umano e la speranza ha una forza che la scienza non ha ancora saputo misurare.
Caro direttore,
questo Natale ha rappresentato per la nostra famiglia un periodo di grazia. Nostra figlia Moira, da 14 anni in stato vegetativo a seguito di un embolo amniotico scatenatosi proprio al momento del parto della nostra nipotina Asia deceduta poco dopo aver visto la luce, ci ha fatto sentire quanto ci ama. So che qualcuno non ci crederà: le persone in stato vegetativo, ci dirà, non comunicano e non si esprimono. E invece la realtà è completamente diversa. Nei giorni delle feste di Natale abbiamo coricato Moira con noi nel lettone per il sonnellino del pomeriggio. Era la prima volta che lo facevamo. E qui è avvenuto un fatto straordinario: Moira ha iniziato a canticchiare, a sorriderci, i suoi occhi brillavano di gioia e dalla sua bocca usciva la parola, anche se non ben distinta, "mamma, mamma". Noi eravamo esterrefatti e ci siamo messi a piangere. In tutti questi anni – la notte del 12 gennaio ricorre proprio il quattordicesimo anniversario di "quel giorno" in cui in pochi istanti ci siamo trovati con nostra figlia in coma e la nipotina morta – in tutti questi anni, dicevamo, non l’avevamo mai vista così sorridente. E soprattutto ci diceva con i suoi occhi e con l’espressione serena del suo viso che ci voleva bene. Quel pomeriggio nessuno di noi ha dormito. Eravamo felici. Mai avremmo immaginato che il lettone fosse così "magico", "miracoloso". In quel momento, crediamo, lei sentiva più che mai che l’amore ci unisce, fa sì che lei sia parte di noi. Ha cominciato a stringerci le mani e non ce le lasciava più. Ovviamente abbiamo ripetuto nei giorni a seguire questo gesto. E sempre la sua reazione è stata la medesima. Adesso ci dicono che, forse, è vicino il giorno in cui Moira uscirà dal suo stato, ma non ci vogliamo pensare. Le gioie che ci dà sono già tantissime e viviamo ogni giorno intensamente, ringraziando il Signore. Lo staff medico de "La Nostra Famiglia" di Bosisio Parini (Lc) ci ha confermato che Moira non è più in stato vegetativo, ma nella fase di minima coscienza. Per noi è una grande gioia, che ci ripaga di tanti sacrifici, di tante incomprensioni, di tanta solitudine: Moira doveva morire, secondo alcuni medici, pochi mesi dopo quel 12 gennaio. E invece è ancora qui con noi, serena. I problemi non mancano, ovviamente. Ma lei è la nostra forza che ci sorregge nonostante gli anni che avanzano. Abbiamo voluto condividere con lei, direttore, questa esperienza straordinaria, perché proprio lei ha accolto diverse volte sulle pagine di "Avvenire" la storia di Moira e ha curato la prefazione del libro "Il sorriso di Moira" scritto da Enrico Viganò. Grazie dell’ospitalità e grazie ad "Avvenire" che è «la voce di chi non ha voce».
Faustino e Giovanna Quaresmini, Nova Milanese (Mi)