Benedetto e Francesco
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Un anno fa, l'11 febbraio 2013, papa Benedetto esprimeva la sua rinuncia al ministero di vescovo di Roma, successore di San Pietro. Metteva sotto lo sguardo e nelle mani di Maria la Sua decisione scegliendo simbolicamente la data dell'11 febbraio in cui ricorre la memoria della Vergine quale nostra Signora di Lourdes. Così, anche quest'anno, nella celebrazione della festa mariana, una preghiera particolare per il nostro papa emerito è salita spontanea. Non ci si abitua a gesti grandi, dolorosi e vertiginosi, come quello compiuto da Benedetto XVI. Il solo ricordarlo fa risuonare l'eco del terremoto suscitato nel momento dell'annuncio. Si è fermato il mondo, sembrava accaduto l'impossibile. Ci vorrà tempo per capire veramente e in profondità il significato della sua azione di governo, come sempre più concordemente è stato interpretato il suo gesto. Intanto conserviamo nel cuore le immagini degli incontri che ci è stato dato di conoscere tra il papa emerito Benedetto e papa Francesco. Immagini cariche di affetto e serenità, espressione di una continuità che si è tradotta anche nell'assunzione, da parte di papa Francesco, dell'enciclica Lumen Fidei, la prima enciclica scritta a quattro mani da due papi. Intanto, papa Francesco può contare sulla costante vicinanza nella preghiera del Suo predecessore. E ora il vento dello Spirito soffia nella Chiesa con la freschezza comunicativa di un Papa che sta guidando il popolo di Dio sorprendendolo quotidianamente con le immagini e le meditazioni profonde, fresche e incisive spesso fuori dagli schemi, delle omelie mattutine a Santa Marta. È della natura del cristianesimo come avvenimento raggiungere la vita dell'uomo nelle circostanze ordinarie dell'esistenza per introdurre una sfida, una provocazione che è insieme una grazia, la Grazia che può ridestare il cuore a un compito, alla coscienza della propria vocazione, alla grandezza cui ciascuno è destinato. Papa Francesco sa che il timone della barca di Pietro non è ultimamente nelle sue mani. C'è un Altro che, attraverso di lui, guida la Sua Chiesa. Per questo, soprattutto negli Angelus domenicali, sta insegnando l'affidamento amoroso, costante e fiducioso, a Dio misericordioso e alla Vergine Maria. La recita dell'Ave Maria guidata dal Papa che sale da una piazza San Pietro sempre gremita, è un segno disarmante nella sua semplicità, ma efficace. Unisce chi si trova per caso fianco a fianco e fa riconoscere familiari e prossime situazioni lontane. Educa alla percezione della preghiera come fattore di cambiamento non solo personale, ma sociale e storico. Diceva Peguy: “Nel meccanismo della salvezza, l’Ave Maria è l’estremo soccorso. Con questo non ci si può perdere”. Anzi, è un punto di partenza per una solida e duratura costruzione di sé e del mondo.