«Quasi» tutta la città ne parla!
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Si sa, i tempi della radio sono lunghi, diversi dall'immediatezza della comunicazione. La rete, e Twitter in particolare, è più veloce, anche se anche lì le censure e il politically correct e sono continuamente in agguato.
Così, se ti capita di ascoltare una trasmissione mentre sei in macchina, e sei colpito dalle osservazioni dei conduttori o degli ospiti, anche se ti fermi in una piazzuola e mandi un veloce SMS (il massimo che questo terzo mondo della comunicazione qui in Italia permette) è difficile che giunga a segno, e quindi non ti resta che l’amarezza di un intervento che nessuno ha potuto ascoltare. Poca cosa, direte, ma se hai la sensazione di avere voluto dire qualcosa di importante che nessuno ha detto, un po' ci rimani male. Non dai la colpa al programma, ne riconosci solamente i limiti, forse inevitabili.
Così oggi ho potuto ascoltare Radio 3 Tutta la città ne parla e avrei voluto dire qualcosa che posso solo affidare al mio sito, nella speranza di essere utile e di raggiungere un vasto pubblico (a cui chiedere conforto, confronto e dibattito).
Si parlava del grave attacco alla Boldrini, e del ruolo e del posto delle donne in questa nostra società, che parrebbe dominata dai maschi. Ho fatto queste semplici riflessioni.
1. Non sono d’accordo con l’intervento della Presidente della Camera. Questa «ghigliottina» mi sembra un attacco alla democrazia (ma del resto il metodo era stato adottato nella discussione sul Decreto “Scalfarotto”, con l’assurda e ingiusta decisione di consentire un numero limitato ed irrisorio di emendamenti). Ma ritengo che il comportamento dei grillini sia da biasimare e disapprovare senza "se" e senza "ma". La mancanza di rispetto (e in altri momenti la brutale gazzarra) non sono il modo per realizzare il bene comune. Del resto chi ci dovrebbe rappresentare - e non dimentichiamo che si è al potere per servire il popolo, non gli interessi del proprio schieramento - ha anche una responsabilità in qualche modo «educativa». Pensiamo allora ai nostri giovani e all’esempio che diamo loro.
2. Il conduttore della trasmissione di Radio 3, Giorgio Zanchini, ha continuamente detto che siamo in un clima dove le donne sono in qualche modo discriminate. Bene, allora perché non dà per primo l'esempio e non lascia la trasmissione all’altro sesso, garantendo le quote «rosa»? Certo, la mia è una provocazione. A me interessa, quando ascolto qualcuno, se sa dare ragioni e se sa comunicare, non mi interessano i suoi cromosomi. Però mi infastidisce sentire parlare coloro che sembrano avere sempre ragione, e che vedono solo i limiti degli altri. Un po’ di coerenza a volte non farebbe male!
3. Infine ho ascoltato la sindacalista spagnola, che esprimeva le sue osservazioni sulla proposta di legge nel suo Stato, che limiterebbe drasticamente l’aborto. Non sono certo d’accordo: per me l’aborto non è questione di libertà e autodeterminazione della donna (e di lei soltanto – per generare una nuova vita ci vuole anche il partner, che non è solo lì in funzione di «fuco»: siamo uomini, non api!) ma si tratta di difendere la vita di un «altro», che non è né la madre né il padre ma, appunto, un «altro». Quello però che più mi ha infastidito è stata l’affermazione per cui le donne «cattoliche» spagnole sarebbero tutte d’accordo sull’aborto entro la 12ma settimana, mentre la Chiesa – solo lei – sarebbe più severa. Questo parlare a nome degli altri, attribuendo loro le proprie personali posizioni, mi pare un atto grave di mancanza di rispetto. È vero, a questo «stile» ci hanno abituato i cosiddetti grandi giornalisti, se, come ha detto testualmente Scalfari a proposito della sua intervista a Papa Francesco: «Consideri che alcune cose che Lei ha detto io non le ho incluse, ed altre che io La faccio dire tra virgolette, Lei non le ha dette, ma io le ho incluse perché consideravo che, facendogli dire certe cose, il lettore poteva capire meglio chi è Lei…». Essere cattolici non è un'opinione, tantomeno l’opinione di una sindacalista!