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A chi affidiamo le speranze di questo 2014?

Fonte:
CulturaCattolica.it

Conviene non dar per scontate le questioni fondamentali dell'esistenza. Serve sempre fermarsi un attimo per riflettere un po', soprattutto in tempi così confusi. Non si può certo pensare di affidar speranze alla politica, ma nemmeno all'auspicata ripresa economica. Péguy, in Veronique, scriveva che “E' lo stupore che conta”. Cosa c'è stato in questo esordio d'anno dello stupore dell'inizio? Ne conserviamo qualche traccia? Don Giussani insegnava che il più grande inizio della storia dopo che Gesù ha cominciato ad abitare il tempo, fu quello di Giovanni e Andrea. Il loro primo incontro con Lui fu totalmente definito dallo stupore. Si trovarono davanti a un uomo che nei tre anni trascorsi con Lui confermerà e svelerà tutta l' eccezionalità intravista il primo giorno. Oggi di quell'Uomo si parla poco, spesso sommessamente, persino con vergogna. Eppure la Sua venuta cambiò il mondo. Introdusse un nuovo criterio per giudicare ogni cosa. Per chi ha iniziato nella propria vita una storia con Gesù di Nazareth il ricordo dello stupore degli inizi è vivo. È nel presente, però, non nel ricordo, che deve abitare lo stupore. Ciò che non è presente ora, non esiste. Così anche in questo inizio anno. A pensarci bene, è proprio nella Chiesa che lo stupore degli inizi è ancora vivo. Papa Francesco ha introdotto un vento di novità che dallo scorso mese di marzo non smette di stupire. Precisamente perchè ripropone ogni volta una nuova ripartenza, non un nuovo discorso ma un nuovo avvenimento, una nuova possibilità per ciascuno di cambiare qualcosa di sé ogni giorno, di confrontarsi con la “misura alta” di Dio. È un ingaggio sia contro uno sterile razionalismo, sia contro la “globalizzazione dell'indifferenza” che ci fa lentamente “abituare” alla sofferenza dell'altro, chiudendoci in noi stessi. (Messaggio per la XLVII giornata mondiale della pace). A ognuno la responsabilità di lasciarsi colpire dall'eccezionalità di Gesù oggi, attraverso le parole del Suo Vicario. Sono tanti gli ostacoli a una presa di coscienza di sé. Distrazione, dimenticanza e superficialità, ma anche solitudine e un crescente senso di impotenza di fronte alle difficoltà contribuisce alla rassegnazione. Eppure, l'uomo, “per vocazione”, ripete più volte il Papa, è chiamato a contagiare il mondo con l'amore e la fraternità che si imparano in seno alla famiglia. “La famiglia è la sorgente di ogni fraternità, e perciò è anche il fondamento e la via primaria della pace, poiché, per vocazione, dovrebbe contagiare il mondo con il suo amore”. Le minacce cui è sottoposta oggi la famiglia causerebbero un danno letale per l'umanità se raggiungessero il loro scopo. Nel discorso del Papa c'è un passaggio che colpisce. “La pace è inoltre ferita da qualunque negazione della dignità umana, prima fra tutte dalla impossibilità di nutrirsi in modo sufficiente. Non possono lasciarci indifferenti i volti di quanti soffrono la fame, soprattutto dei bambini, se pensiamo a quanto cibo viene sprecato ogni giorno in molte parti del mondo, immerse in quella che ho più volte definito la “cultura dello scarto”. Purtroppo, oggetto di scarto non sono solo il cibo o i beni superflui, ma spesso gli stessi esseri umani, che vengono “scartati” come fossero “cose non necessarie”. Ad esempio, desta orrore il solo pensiero che vi siano bambini che non potranno mai vedere la luce, vittime dell’aborto, o quelli che vengono utilizzati come soldati, violentati o uccisi nei conflitti armati, o fatti oggetti di mercato in quella tremenda forma di schiavitù moderna che è la tratta degli esseri umani, la quale è un delitto contro l’umanità”. (Discorso al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, 13 gennaio '14).E' l'offerta provocante di un nuovo inizio e insieme di un cammino che prosegue nella consapevolezza di un Destino buono che ci accompagna.

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