Quale Europa vogliamo?
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In questi giorni si è tenuto un vertice europeo decisivo; passate le elezioni politiche in Grecia, il cui risultato ha confermato che la maggior parte dei Greci desidera rimanere nell'area euro, anche se tutti i Greci vogliono rinegoziare le condizioni del salvataggio con l'Europa, possiamo concentrarci sul vero punto saliente della crisi: che Europa vogliamo.
Certo ci vuole un ruolo più importante da dare alla BCE e serve una politica economica con diversi punti in comune, che rassicuri che situazioni di criticità e sprechi non si ripetano. Servono regole fiscali comuni. Ma soprattutto serve che l'Europa si ricordi che vuole essere unita; quindi deve prevalere uno spirito solidaristico in cui i paesi più forti si facciano carico dei paesi più deboli, quello che avviene per esempio oggi in Italia con le regioni più forti che sostengono quelle più deboli. La vera soluzione è considerarsi un'unica famiglia europea e applicare politiche eque e di redistribuzione dei debiti cioè solidaristiche.
Il punto centrale rimane cosa deve unire i paesi europei, certo c'è un vuoto politico da colmare e questi mesi hanno reso evidente che l’unità monetaria senza quella politica è debole; sotto questo aspetto andrebbe rivista come punto d’inizio della crisi europea la mancata approvazione più di 10 anni fa della Costituzione Europea. Ma perché fallì e perché anche oggi si è in crisi? Perché allora come oggi, si vogliono vedere solo gli aspetti economici e non anche quelli culturali e religiosi che costituiscono le radici dell’Europa, per esempio si pensi alla Grecia e al ruolo della cultura classica, o alle radici cristiane e quindi al recupero della dottrina sociale cristiana anche riguardo all’economia, si pensi ai suggerimenti di papa Benedetto XVI sui gemellaggi economici fatti al Convegno mondiale delle famiglie a Milano. Politica, Economia, Religione e Cultura sono come le 4 gambe di una sedia, l’Europa, che se perde una gamba non sta più in piedi.