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Sotto specie umana

Fonte:
CulturaCattolica.it
“Di che è mancanza questa mancanza, / cuore, / che a un tratto ne / sei pieno? / di che? / Rotta la diga / t’inonda e ti sommerge / la piena della tua indigenza… / Viene, / forse viene, / da oltre te / un richiamo / che ora perché agonizzi non ascolti. / Ma c’è, ne custodisce / forza e canto / la musica perpetua ritornerà. / Sii calmo”.
(Mario Luzi, Sotto specie umana)

Giovedì sera. Processione del Corpus Domini. Mentre cammino, prego e mi guardo intorno. Penso che così dev’essere stato all’inizio: come ora.
Cristo che camminava per le vie e accanto a Lui, e dietro, chi Gli voleva bene: chi, in Lui, aveva riconosciuto la risposta Viva alle domande più vere del cuore.
C’è un silenzio strano, inusuale, durante la processione, interrotto solo dal rumore dei passi, dai canti, dalla preghiera.
Non è silenzio vuoto: è ascolto senza distrazione, è attenzione. Come quando, in montagna, cammini dietro la guida. E’ in salita, il sentiero, e non c’è fiato da sprecare. Il silenzio delle parole lascia spazio al gorgoglio del ruscello lontano, al vento che si insinua tra le foglie, al cinguettio degli uccelli. Nel silenzio, tutto è come appena creato.
Così dev’essere stato, mi dico. “Io faccio nuove tutte le cose”.
Ora la guida è il Santissimo: Corpo di Cristo, vivo e presente qui, in mezzo a noi. Dietro, i pastori e poi noi, Suo e loro gregge.
Cammino e non mi sento “pecora” nel senso dispregiativo con cui tante volte ci definiscono. Mi sento al sicuro, come la centesima pecorella. Certa che, dovessi smarrirmi, il mio Pastore lascerebbe le altre novantanove per venire a cercare me. E’ accaduto. So che farebbe lo stesso per tutti.
Seguo il Santissimo e seguo, grata, i Suoi sacerdoti, con questa consapevolezza nel cuore.
In processione ci sono tutti i bambini che per la prima volta, a maggio, si sono accostati all’Eucaristia. Indossano le vestine della Prima Comunione. Spicca i loro biancore, commuove la garrula loro letizia di figli.
Tanti altri bimbi sono vicini a Gesù. A piedi o in braccio ai genitori sono popolo in cammino. Li osservo. So che sono i Suoi prediletti e cerco, dentro l’adulta che sono, la parte più vera di me: la mia parte bambina. L’ho trovata. Chiudo per un attimo gli occhi e, fiduciosa, mi abbandono e mi lascio prendere per mano. (Signore, di chi avrò paura?)
Guardo intorno e mi dico che così, proprio così dev’essere stato. Gesù non incontrava la gente al chiuso, di nascosto. I discepoli, in Suo nome, sono andati per le vie del mondo: “i piedi nella polvere, gli occhi al Cielo e Cristo nel cuore”.
Questo popolo in cammino dietro il Santissimo: uomini, donne, bambini, giovani, anziani, sani, malati, religiosi, laici, autorità civili; e poi le associazioni, il volontariato… Sono passi di singoli ma non sono passi singoli! E lo vedo qui il Corpo di Cristo ora, che è Chiesa ora: in questa processione. Ciascuno chiamato a far fruttare i talenti ricevuti. Ad essere le Sue mani ora, i Suoi piedi ora, i Suoi occhi ora, la Sua compagnia, il Suo amore, la Sua misericordia ora…
Chiuse al traffico, le due vie parallele del centro storico sono più belle di sempre, con i fiori, i drappi, i lumini alle finestre. E mentre i piccoli spargono petali in strada al Suo passaggio, la gente seduta ai tavolini dei bar accenna un segno di Croce, o si alza in piedi, o, solo, fa silenzio. E’, la Sua, una Presenza che suscita rispetto, anche se magari chi guarda, dai lati della strada, non sa spiegarsi “perché”.
Così, mi dico, dev’essere stato al Suo passaggio: come ora.
E così sia…

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