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Lettera agli studenti del ministro Profumo: che cosa non ci convince

Autore:
Bruschi, Franco
Fonte:
CulturaCattolica.it

Care ragazze e ragazzi,
vi scrivo come Ministro, come padre ma soprattutto come italiano a voi che rappresentate il futuro del nostro Paese. Oggi siete stati selvaggiamente colpiti, per la prima volta nella nostra pur travagliata storia unitaria e repubblicana, davanti ad un edificio pubblico nel quale vi stavate recando sicuri di essere protetti, per imparare a diventare cittadini. Capisco dunque che dentro ciascuno di voi e tra i vostri amici e compagni di classe possa nascere, assieme al dolore per la morte assurda della vostra compagna, un sentimento di sgomento per essere stati aggrediti lì dove non doveva succedere. Il vostro sgomento è quello di tutti. Colpire da vigliacchi una scuola è infatti colpire l’Italia intera, perché lì si forma il suo futuro. Dovete credermi, sento profondamente questa responsabilità e con me tutto il Governo e l’Italia intera. Faremo di tutto perché una cosa del genere non succeda mai più, affinché voi entrando nella vostra scuola pensiate solo ai compiti e allo studio, alle amicizie e allo sport.
Immagino vi siano dentro di voi sentimenti come dolore e rabbia: non abbiate paura di averli. Oggi sono naturali. Solo vi dico e vi chiedo di non cedere ad essi, pensando di essere soli. Non lo siete. Siete invece la parte più importante di una grande comunità sulla quale potete contare, a partire dai vostri insegnanti e dal personale che lavora nella scuola. Sulla forza e sulla saldezza di questa comunità che ha in voi il suo futuro potrete fare affidamento affinché domani questi sentimenti possano lasciare il posto alla speranza e alla fiducia. Speranza che il Paese nel quale vivete diventi sempre più a vostra misura e sempre meno ceda spazio a illegalità e violenza.
Noi sapremo unirci: voi potete contare su di noi. Nelle prossime ore e nei prossimi giorni lavorerò ad iniziative in questo senso. Vi dimostreremo che i terribili fatti di oggi sono un segno di debolezza e non di forza di chi li ha compiuti. Vedrete che non sarete lasciati soli.
A presto
Francesco Profumo


Questo è quel che il ministro della P.I. ha scritto a tutti gli studenti d'Italia, dopo il barbaro attentato e assassinio della giovane Melissa a Brindisi.
Molte sono le cose che mi lasciano perplesso, prima di tutto che sia più importante il suo essere italiano che essere padre. E' evidente che i ragazzi non hanno bisogno di "italiani", ma di padri, degli italiani non sanno che farsene, poi chissà cosa vuol dire oggi essere italiano!
Potete contare su di noi, estirperemo il male sembra voler dire il ministro. Il male non si può estirpare perché è dentro l'uomo, ogni uomo, si combatte cambiando, convertendoci, cambiando il nostro cuore ed è una lotta che non finisce mai, va affrontata ogni giorno. Come? Impegnandoci a costruire una nuova umanità, quella che ci è stata testimoniata e donata dal Mistero fatto uomo. Tutte le altre affermazioni sono promesse che gettano fumo negli occhi, che illudono e quindi deludono. La novità non sono io, la novità non la genero io, la novità è quel che porto, quel che mi è accaduto e mi accade gratuitamente e rinnova la mia umanità. La novità è la testimonianza. Non servono assemblee, confronti, discorsi, slogan, servono uomini e donne con questa coscienza, che si giocano quotidianamente in tutto quello che fanno.
La responsabilità non è prima di tutto del governo, ma di ciascuno di noi e nessuno possiede la ricetta della speranza e della fiducia, fatta di affidamento allo Stato, di lotta alla illegalità e alla violenza, di unione sentimentale o ideologica. E' un cuore nuovo, cambiato, la novità e quel che questo cuore cambiato genera. E' questa la speranza, non il sermone di un ministro, anche perché, ripeto, il male è sempre esistito e sempre esisterà, il bene deriva dal guardare un Altro, dal seguire un Altro. Non si può continuamente illudere i ragazzi che il bene possa nascere da noi, dal nostro sforzo!
Voglio augurarmi che entrare a scuola per milioni di giovani non voglia solo dire pensare ai compiti, allo studio, alle amicizie, allo sport, a diventare dei cittadini. Ma soprattutto alla scoperta del proprio io e del senso della vita, a scoprire la propria umanità ed educarla. Ma questo non lo si può fare , come pensano il ministro e tanti prof, con una scuola più efficiente, con le sperimentazioni o le classi 2.0 che usano il computer al posto del libro di testo, con gli insegnanti ridotti a facilitatori dell'apprendimento di conoscenze e competenze, ma con l'incontro con uomini e donne appassionati al destino dei loro alunni e a un giudizio vero su tutto ciò che accade.
Melissa non è morta invano perché il suo dramma aumenterà la sicurezza delle scuole, o le ore di lezione di educazione alla legalità, o di cittadinanza e costituzione, ma perché il suo sacrificio mi appassiona di più alla verità della vita e alla responsabilità della testimonianza quotidiana della verità.

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