Melissa: “Tutta la vita chiede l’eternità”
- Autore:
- Curatore:
- Fonte:
“L’essere umano, quando si ferma a riflettere, non può non avvertire la sua esistenza come troppo breve, segnata dal dolore e dal limite, esperienze che gli ricordano la sua incapacità a realizzarsi compiutamente e a ottenere con le sole sue forze ciò per cui si sente fatto. Ecco, dunque, questo grido, cui gli spiriti più acuti hanno dato voce con drammatica intensità in tutte le epoche della storia; ecco l’implorazione di eternità, che sgorga dal più intimo della nostra esperienza di umani viandanti verso l’eternità” (Giovanni Paolo II). Nella vita accadono momenti drammatici che ci ricordano di che stoffa siamo fatti, ce lo buttano in faccia con violenza, mentre si resta con il fiato sospeso di fronte a tragiche notizie, come l’uccisione di Melissa, la studentessa di Brindisi morta in un attentato oscuro, terribile e insopportabile. Mi sono tornate alla mente le parole pronunciate da Giovanni Paolo II nel 2001 nel messaggio al Meeting di Rimini che portava il suggestivo titolo: "Tutta la vita chiede l’eternità". Sì, la vita chiede l’eternità: non basta lo spazio del finito, nemmeno quando questo sembra compiersi senza ombre, secondo il migliore degli auspici. Spiegava il Papa, “lo spirito umano non chiede che l’istante presente sia indefinitamente prolungato, ma l’umana creatura ha bisogno, dentro il limite, di fare esperienza reale della compagnia dell’Eterno”. Anche la vita di Melissa chiedeva l’eternità. E quale conforto è stato durante la liturgia funebre, ascoltare la preghiera della Chiesa: Ti affidiamo Melissa, Signore, “perché la sua giovinezza fiorisca accanto a Te, nella gioia”. La vita di Melissa è stata trasformata nella compagnia dell’Eterno. È viva in Dio. La fede illumina perché apre un varco nella buia e soffocante apparenza di una morte inaccettabile. Offre speranza nel dolore straziante di due genitori. Di fronte Melissa, ma anche di fronte alle vittime del terremoto in Emilia, siamo chiamati a riprendere in mano la nostra vita. A prender coscienza che l’eternità non è qualcosa di lontano o di astratto. Continuava il Papa: “Dio non è separato dal mondo, non è confinato in una "eternità" d’impassibile indifferenza, ma interviene nelle vicende dell’universo. Egli si interessa a ciò che l’uomo vive, dialoga con lui, si prende cura di lui”. La speranza, la positività della realtà è la compagnia di Dio, dell’Eterno dentro la vita. Una compagnia che si concreta nella Chiesa. Per questo si può pensare di ricostruire le case e le fabbriche distrutte, si può partire per aiutare chi è nel bisogno, si può esercitare la carità cristiana che, come ha detto Benedetto XVI, “significa imparare a vedere con gli occhi di Cristo e dare all’altro ben più delle cose necessarie esternamente, donargli lo sguardo, il gesto d’amore di cui ha bisogno. Questo nasce dall’amore che proviene da Dio, il quale ci ha amati per primo”. Ci sostenga lo sguardo che il Papa ha sulla Sua stessa persona e seguiamo la strada che Egli indica: “Vediamo come il male vuole dominare nel mondo e che è necessario entrare in lotta contro il male. Vediamo come lo fa in tanti modi, cruenti, con le diverse forme di violenza, ma anche mascherato col bene e proprio così distruggendo le fondamenta morali della società. Sant’Agostino ha detto che tutta la storia è una lotta tra due amori: amore di se stesso fino al disprezzo di Dio; amore di Dio fino al disprezzo di sé, nel martirio. Noi siamo in questa lotta e in questa lotta è molto importante avere degli amici. E per quanto mi riguarda, io sono circondato dagli amici del Collegio cardinalizio: sono i miei amici e mi sento a casa, mi sento sicuro in questa compagnia di grandi amici, che stanno con me e tutti insieme col Signore”.