Dono di misericordia
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Il nostro è un tempo di spine. Acuminate e dolorose, lasciano un segno. Coraggio e speranza sarebbero necessari come il pane quotidiano, ma sono merce rara. Direbbe Peguy: “Non si pensa mai alla cosa più semplice”. Non si pensa mai ad alzare gli occhi e a chiedere aiuto. Prima di tutto per impedire che i segni diventino indelebili, per contrastare lo scoraggiamento che stringe il cuore. Giovanni Paolo II scrisse, in Memoria e identità, che il limite imposto al male dell’uomo e del mondo “è in definitiva la Divina Misericordia”. Durante i funerali di papa Wojtyla, l’allora cardinale Ratzinger descrisse così il significato di quest’espressione nella vita del papa. “Divina Misericordia: Il Santo Padre ha trovato il riflesso più puro della misericordia di Dio nella Madre di Dio. Lui, che aveva perso in tenera età la mamma, tanto più ha amato la Madre divina. Ha sentito le parole del Signore crocifisso come dette proprio a lui personalmente: "Ecco tua madre!". Ed ha fatto come il discepolo prediletto: l’ha accolta nell’intimo del suo essere (eis ta idia:Gv 19, 27) – Totus tuus. E dalla madre ha imparato a conformarsi a Cristo”. Potente l’espressione poetica di Alda Merini in Magnificat. La Madre di Dio, madre di Misericordia, contrasta il male con la purità del suo abbandono, con l’umiltà della sua obbedienza. “Ti è stato insegnato il peccato come legge del demonio e tu non ti sei infuriata. / Hai solo guardato l’uomo come una terra inondata di errori e hai tolto da lui le erbacce del desiderio, la fame, la sete, il sonno, la grande paura del dolore. / Chi ti guarda, chi ti conosce depone le armi della difesa contro il dolore e capisce che solo tu lo puoi annientare col senso della misericordia di Dio. / Tu sei la legge divina ma sei anche un canestro di pace e di fermento, tu sei la terra che sorge, la terra che ti adora e ti ringrazia, tu conosci i movimenti del cielo, la parola ignuda, e i tuoi grandi occhi celesti sono degli antidoti contro la morte. / Poter morire in te è la consolazione dell’uomo. / Fidarti la nostra anima vuol dire ingiuriare quell’ala che è demonio e che pasce i nostri visceri”. Lei, la cui “verginità era così materna che tutti i figli del mondo avrebbero voluto confluire nelle sue braccia”, lei che avrà tolto le spine dal capo insanguinato del suo Figlio deposto dalla croce, può volgere a noi le mani per aiutarci a togliere quelle spine che ci straziano la carne. Come leggiamo nel messaggio per la giornata dell’Università Cattolica, la fede non è un fatto intimistico e devozionale, senza rapporto con la realtà: “La fede di chi ha fatto esperienza dell’incontro con Gesù Cristo come presenza reale è una forza che trasforma la vita personale e muove all’impegno per gli altri, ed è una forza potente di rinnovamento sociale”. “E’ fermento di cultura e luce per l’intelligenza, stimolo a svilupparne tutte le potenzialità positive, per il bene autentico dell’uomo”. Maria è una donna reale, una Madre che veramente consola chi le si affida con fiducia.
(Alda Merini, Magnificat, in Corpo d’amore, Frassinelli editore, pag. 112; 121-122)