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Voci dalla Pasqua 2012

Fonte:
CulturaCattolica.it
Diamo volentieri spazio a riflessioni e testimonianze pasquali giunte da amici e collaboratori

VOCI DALLA PASQUA 2012

Cari amici, vorrei salutarvi in questi giorni così significativi per tutti noi cristiani. Ascoltando, in questi giorni, il Vangelo e gli insegnamenti di Gesù, ho trovato una parola che inevitabilmente "risaltava" e si "illuminava" in maniera speciale tra tutte le altre, continuava a chiamare la mia attenzione ogni volta che veniva pronunciata da Gesù: la parola AMICI. Ieri sera ho visto ancora il film di Mel Gibson "The Passion", tra lacrimuccia e lacrimuccia, questa parola è riapparsa e prendeva, ogni volta, più forza. In maniera significativa, l'affetto e l'amore di Gesù è indirizzato ai suoi amici; tratta i discepoli come amici. Lungo il Vangelo possiamo trovare tanti esempi nelle parabole rivolti agli amici. Nel momento della sua passione dove, per descrivere l'amore di Dio verso gli uomini, l'esempio è Lui stesso e il motivo per il quale è venuto in questo mondo: "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici".
Perciò, cari amici, che la nostra vita sia un riflesso di coerenza e il risultato della nostra amicizia si veda riflesso nelle nostre opere attraverso l'amore. Che uniti al nostro caro amico Riccardo, sappiamo trasmettere la nostra amicizia, a chi ne necessita di più, inclusi i nemici, poiché amare chi ci ama è una cosa che sa fare anche "la gente cattiva", però amare chi non lo merita, è sinonimo di perdono, di amore, di Gesù, di Riccardo.
Mi unisco a voi, in questi giorni di accompagnamento al Signore, così che non si senta mai più solo sulla croce, adesso, SUOI AMICI siamo sotto i suoi piedi, vicino a Lui.
Un saluto affettuoso a tutti voi e un forte abbraccio dal vostro amico Manuel Cifuentes Rodenas, miracolato di San Riccardo Pampuri

Il mio cuore e il tuo cuore sono uguali: desiderio di felicità, di bellezza, di amore, di durata, il poter dire alla persona che si ama:"Ti voglio bene per sempre". Ma un cuore così sarebbe una condanna per me e per te se Cristo non fosse risorto. Cristo risorge per dirti: "Non piangere, credi nel tuo cuore, Io sono con te nella gioia e nel dolore, cammino con te e ti porto verso il compimento del tuo desiderio". Non è difficile, complicato, dire sì a un annuncio così chiaro, a un fatto così evidente e insieme così corrispondente a quel che da quando siamo nati vogliamo, ci vuole la semplicità di cuore del bambino che di fronte al sorriso e all'abbraccio della mamma è certo che la vita è per un positivo. "Se non ritornerete come bambini non conoscerete la verità della vostra vita", diceva Gesù, tenendo un bimbo in braccio.
Certo la vita è fatta anche dell'esperienza di Pietro: chi aveva seguito Gesù fin dal primo momento affascinato dal Suo sguardo e dalla sua proposta eccezionale, chi gli aveva giurato fedeltà, chi gli aveva detto: "Signore se vado via da Te, dove vado, Tu solo hai parole che danno senso alla mia vita", l'ha tradito.
Come capita a me, come succede anche a te. E allora uno si sente triste, confuso, addolorato, dispiaciuto, a volte disperato. Quello è il momento di guardare, come ha fatto Pietro, il volto del Cristo sofferente che ti dice: "Vado a morire per te, gratis, non ti chiedo niente, ti faccio solo una domanda: mi ami tu?"
Bisogna toccare il fondo, bisogna sperimentare il buio, sentire tutto il peso del proprio male, per esser salvato, letteralmente "tirato fuori" dall'acqua in cui stavo annegando, semplicemente perchè io non posso non amare un Uomo che conosce il mio cuore più di me stesso e mi chiede l'unico gesto di libertà: affidarmi a Lui che, solo, compie la mia felicità, perchè Lui è la mia felicità.
Quel desiderio, quella domanda: "Quanto vorrei esser felice!"; quella intuizione: "Tutto ciò che accade, anche di doloroso e drammatico, ha dentro un positivo, è per un positivo"; quella tensione alla perfezione, alla santità, al vivere per un altro; quel bisogno continuo di perdono e misericordia; quel desiderio di essere voluto bene così come sono, senza pretese; quel desiderio di voler bene alle persone care e a ogni uomo gratuitamente, totalmente, per sempre; quel senso di impotenza di fronte al dramma e al dolore della vita, alla mia incapacità che non è però l'ultima parola; la fiducia in una speranza certa, sono tutti segni di Lui, della Sua Presenza, sono Lui! Devo chiudere gli occhi e il cuore per non vederlo.
Vedere Cristo non è difficile, complicato, è semplice. Lui è presente in me, è la ragione, il significato di tutto ciò che provo e sperimento, Lui mi è vicino fisicamente attraverso gli amici che l'hanno incontrato, riconosciuto e stanno con me unicamente perchè amano la mia felicità e conoscono il nome della felicità: Cristo Risorto. Anche in questo caso devo chiudere gli occhi e il cuore per banalizzare questa amicizia, per ridurla ai miei schemi, o al mio sentimento, per confonderla con l'amicizia che il mondo mi offre. "Dove due o tre sono insieme, amici, nel Mio Nome, Io sono presente in mezzo a loro", questo è il senso della nostra amicizia.
Signore, donaci occhi per vedere e un cuore per aderire a Te, donaci un cuore da bambino che ci aiuti a non confondere la realtà, ciò che è accaduto e accade ogni giorno, cioè la Tua Presenza, con i nostri schemi, sentimenti, opinioni, stati d'animo, donaci gli occhi e il cuore della Tua Mamma.
BUONA PASQUA
Franco Bruschi, insegnante

San Paolo indica in Gesù l'origine e il compimento della fede: “Fratelli, avendo deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento”(Eb 12, 1-3). Gesù che muore in croce per noi ci permette di deporre il peso dei nostri peccati facendosene Lui carico, come dice Ungaretti in una poesia “maestro e fratello che ci sai deboli/ Santo, Santo che soffri/ per liberare dalla morte i morti/ e sorreggere noi infelici vivi”.
E’ a Gesù che dobbiamo guardare sia nei momenti del bisogno sia in quelli della gioia. Nei primi troviamo in lui conforto, nei secondi dobbiamo rendere grazia e ricordarci che la vera fonte della gioia è in Lui, come ci ha richiamato Benedetto XVI nel Messaggio ai giovani per la XXVII Giornata Mondiale della Gioventù: “In realtà le gioie autentiche, quelle piccole del quotidiano o quelle grandi della vita, trovano tutte origine in Dio, anche se non appare a prima vista, perché Dio è comunione di amore eterno, è gioia infinita che non rimane chiusa in se stessa, ma si espande in quelli che Egli ama e che lo amano”. Gesù ha uno sguardo su di noi e noi lo stesso sguardo dobbiamo avere verso gli altri: “Lo sguardo che il credente riceve da Cristo è lo sguardo della benedizione: uno sguardo sapiente e amorevole, capace di cogliere la bellezza del mondo e di compatirne la fragilità”(Benedetto XVI, S. Messa delle Palme, 1 Aprile 2012)
Di fronte alla Passione di Cristo, alla violenza fatta su Lui, innocente sacrificato, non possiamo rimanere indifferenti. Come ci ricordava Giovanni Paolo II nella Via crucis del 2003: “Noi ci troviamo di fronte a questa testimonianza e sappiamo che non è lecito lavarci le mani”. Cosa diciamo, cosa facciamo di fronte alla morte in croce di Gesù? Nella catechesi per la Quaresima a commento della XII stazione, quella in cui Gesù muore, il Cardinale Scola ha scelto una bella poesia di Clemente Rebora “Gesù manda il gran grido. Rende lo Spirito al padre. Immenso silenzio improvviso [..] immobile tutto un istante che è eterno [..] nell’immane momento il centurione, di fronte alla croce, sgomento, dice gloriando, coi suoi: “Veramente era il Figlio di Dio” Anche noi siamo chiamati a fare questa professione di fede.
Gesù sapeva che avrebbe creato scandalo con la sua morte e Resurrezione. “Voi tutti vi scandalizzerete di me in questa notte; infatti sta scritto: colpirò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge. Ma dopo che io sarò risuscitato, vi precederò nella Galilea” (Mt. 26, 31-32) ma disse anche ai suoi apostoli: “Queste cose faranno poiché non hanno conosciuto né il padre né me.” (Gv. 16,1-4) . Allora come oggi noi abbiamo una diversa attesa, vorremmo un dio diverso, San Paolo diceva: “E mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani.” (1 Cor. 1, 22-23). Anche nella società di oggi c’è chi assume solo la ragione e la scienza a criterio o chi chiede a Dio dei miracoli per credere come fecero i sommi sacerdoti che chiesero a Gesù di scendere dalla croce. Auguriamo a noi e a voi di correre con perseveranza verso Gesù Risorto, di trovare la gioia nello stargli vicino e di sapere accompagnare con amore chi ha bisogno, di lasciarci scalfire e non lavarcene le mani, di dire anche noi: “Veramente era il Figlio di Dio”

Luca e Paolo Tanduo, del Movimento per la Vita ambrosiano

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