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Riflessioni bioetiche: i 94 embrioni

Autore:
Morresi, Assuntina
Fonte:
Stranocristiano.it
Riportiamo dal sito Stranocristiano questa riflessione di Assuntina Morresi, utile per una chiarezza di giudizio

UNO: La distruzione di 94 embrioni nel centro di procreazione assistita del San Filippo Neri a Roma è un fatto tragico – 94 vite umane troncate – che scoperchia il vaso di Pandora di queste tecniche.
Innanzitutto, fa ridere – per non piangere – che adesso quelli che, inventando le peggio bugie, per mesi hanno attaccato la Roccella che voleva applicare le normative europee alla Pma (Procreazione Medicalmente Assistita), ecco, proprio gli stessi adesso invocano controlli e ispezioni. Ridicoli, O meglio: ipocriti.
Secondariamente, la domanda: ma perché quegli embrioni erano là? La crioconservazione è vietata, anche dopo la modifica della Corte Costituzionale, che impone che gli embrioni creati debbano essere in numero “strettamente necessario” alla procreazione, e non di più. Qui avevamo 94 embrioni, e poi 130 ovociti e 5 fiale di liquido seminale, per 40 coppie. Aspettiamo i risultati delle ispezioni, ma sta a vedere che adesso comincia a venire fuori effettivamente come lavorano, i centri della Pma. Ne parleremo i prossimi giorni.
DUE: sorprende la lettera di Paola Binetti di oggi, al direttore di Avvenire. L’amica Paola Binetti sostiene che sue interrogazioni parlamentari su RU486 e EllaOne, la pillola detta “dei cinque giorni dopo”, che da domani sarà in vendita nelle farmacie, non hanno mai ricevuto risposta, sia dall’ex ministro Fazio che dal nuovo Baduzzi. E denuncia l’esistenza di un muro di gomma. Ma chi conosce i meccanismi parlamentari, ne deduce che l’accusa è principalmente al suo partito, l’Udc. Le interrogazioni parlamentari, si sa, hanno di solito tempi di risposta incerti e lunghi. Mentre ogni partito ha a disposizione una cosa che si chiama “QUESTION TIME”, cioè ogni settimana, la possibilità di chiedere al governo, tramite il ministro di turno, risposte immediate, in aula, orali, entro poche ore dalla richiesta. Ogni partito ne ha a disposizione un certo numero, e deve scegliere quali quesiti fare, privilegiando alcuni e, inevitabilmente, scartando altri. Quindi la Binetti ci fa sapere che l’UDC non ha mai scelto di destinare lo spazio parlamentare del “question time” a questi temi, privilegiandone altri. E’ grave: già sappiamo che Pierferdinando Casini, all’epoca, era contrario a chiedere il decreto salva-Eluana a Napolitano. E lo abbiamo sentito recentemente a Otto e mezzo dichiararsi a favore del riconoscimento dei diritti ereditari a coppie conviventi omosessuali. Dove vuole arrivare?
Entrando poi nel merito delle proteste di Paola Binetti, che sappiamo essere sensibile e attiva su certi temi, dobbiamo però ammettere che chiedere conto ai ministri delle decisioni europee su certi farmaci serve per sapere come stanno le cose, ma non serve per cambiarle. Chi aderisce ai trattati europei, e recepisce certe direttive, poi è costretto a rispettare il tutto. Se anche l’Italia fa parte dell’EMA (l’agenzia europea del farmaco), è con l’EMA che dobbiamo interloquire, se le autorizzazioni partono da lì.
E con EllaOne è andata così, perché l’azienda che la produce per commercializzarla in Europa ha scelto la procedura centralizzata, che non prevede la valutazione in merito dei singoli paesi, i quali possono decidere solo poche modalità di commercializzazione, come ad esempio il prezzo. La vera battaglia che si potrebbe fare è quella di chiedere al Ministro degli Esteri di non aderire più all’EMA, almeno per certi tipi di farmaci. Altrimenti, si creano false aspettative. Se vogliamo veramente affrontare il problema, è questo che dobbiamo fare: riprenderci la sovranità nazionale totale per la regolamentazione almeno di certi farmaci.
Nessun governo avrebbe potuto fermare la commercializzazione di EllaOne, perché una volta consentita in Europa lo è in automatico anche in Italia, (con la procedura centralizzata). E’ in Europa (e negli USA) che è stata registrata come “contraccettivo di emergenza”.
Rassegnati? No, certo che non lo siamo. Ma per fare battaglie vere, dobbiamo capire DOVE farle e COSA E’ POSSIBILE FARE e COME.
In altre parole, è inutile andare dal fruttivendolo a comprare la lavatrice.
TRE: è triste ammetterlo, ma le cose stanno così: questo è l’ultimo parlamento in cui i cattolici possono farsi sentire. Piaccia o meno, è così. Nel prossimo tornerà la sinistra estrema, quella che era di Bertinotti e adesso è di Vendola, e la sinistra in generale avrà la maggioranza. Sommando il fatto che l’Udc sta come sappiamo e vediamo - cioè non pare disposta a fare per i valori non negoziabili delle vere battaglie politiche e non solo azioni di testimonianza - abbiamo Zapatero alle porte. Cominciamo a farci mente locale, senza raccontarci chiacchiere. Rimpiangeremo amaramente il puzzone (cioè Berlusconi).

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