“Fine del mondo o avvento del regno?”
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Giovedì 15 marzo, nella austera e suggestiva Abbazia di Casamari si è tenuto il convegno “Fine del mondo o Avvento del Regno?” con la partecipazione di tutte le diocesi del Lazio. In una chiesa gremita fino all’inverosimile di docenti, in particolare di IRC, di laici impegnati, di presidi di varie scuole, di vescovi e sacerdoti, in un clima di profonda attenzione, di silenzio ascetico, si sono alternati ai microfoni relatori di spicco: S.E.Mons. Ambrogio Spreafico, Vescovo di Frosinone, S.E. Mons. Petrocchi, Presidente della Commissione per l’Ecumenismo e il dialogo della Conferenza Episcopale del Lazio, S.E. Mons. Ignazio Sanna, Arcivescovo Metropolita di Oristano, il Prof. Michael Fuss, il Prof. Vincenzo Pace, il Prof. Adolfo Morganti, il Prof. D. Olivieri Pennesi.
Il tema del convegno era di quelli da lasciar senza respiro, con argomenti che ti immergono all’istante in un’atmosfera di profonda, intensa spiritualità. Argomenti che penetrano nel cuore dell’escatologia cristiana e che hanno sempre suscitato profonde inquietudini e domande, ansie di movimenti apocalittici e millenaristi impegnati nello sforzo di immaginare (e a volte di provocare) la data della fine dei giorni. La fede cristiana messa a confronto con ebraismo, islamismo e nuovi culti: interessantissimo il quadro delle religioni e delle culture tracciato da mons. Sanna il quale ha svolto una efficace disamina sulla odierna tendenza dell’uomo alla mondanizzazione. L’immagine di un uomo che, alla cultura del bisogno, sostituisce la cultura del desiderio, un uomo globalizzato, nomade “senza spazio e senza tempo” che diventa “uomo senza cielo”: questo è l’uomo che consuma tutte le aspettative, le speranze e le delusioni, le vittorie e le sconfitte nell’illusione di creare da sé il proprio futuro, dimenticando che tutto proviene dalle mani di Dio. In questo contesto ecco che si inserisce la concezione della fine dei tempi. Esiste una promessa, un ritorno atteso: la Parusia, la seconda venuta del Cristo che instaurerà definitivamente il regno di Dio. Sarà il compimento della promessa divina di salvezza. Oltre ogni considerazione su riti e credenze, calcoli numerici, profezie, un’idea è indubbiamente affiorata: il bisogno dell’uomo di credere, di darsi un significato, di ricercarlo, la consapevolezza che non tutto si può spiegare né asservire sotto il potere della scienza. L’intima scoperta che, da sempre, c’è un Dio che ci accompagna in ogni istante dell’esistenza. E’ dunque il Dio di Isaia, Colui che “gli ha plasmato il cuore e lo ha tessuto nel seno di sua madre”, che lo “conosceva” prima ancora che egli venisse concepito nel grembo materno. Ma il Dio che verrà alla fine dei tempi sarà Giudice o Misericordia?
E’ questo l’interrogativo che potrebbe suscitare una vera angoscia dell’anima. Due parole sono essenziali per rispondere: Parusia e Giudizio. Ma qui il giudizio assume una valenza salvifica, non un significato forense. Il tribunale di Dio è infatti Misericordia, la Giustizia divina non può che essere Misericordia. Dio sa, conosce ciò che è nel cuore dell’uomo, conosce anche la sua debolezza e sa come rafforzarla. Anche nella storia della salvezza incontriamo episodi che narrano di un Dio che si preoccupa di salvare le sue creature, che ha compassione del suo popolo e manda i suoi messaggeri per aiutarlo. In questa prospettiva possiamo scorgere l’idea di un giudizio finale ma non di un giudice impietoso: il giudizio di Dio, infatti, si fonda sulla condanna del peccato e sulla giustificazione del peccatore. Ma a questa Misericordia di Dio bisogna andare incontro con la nostra fiducia, con il nostro sì. Solo con esso avremo diritto alla Sua Misericordia. Il giudizio finale (di salvezza o di condanna) non sarà allora determinato da Dio, bensì dall’uomo che liberamente aderisce al Suo piano di salvezza. Ciò che viene chiesto all’uomo è un atto di fede: chi non crede è già condannato perché non ha creduto nel nome del Figlio, nel Cristo Salvatore. Bellissima una citazione di mons. Sanna: “Dio è il cielo per chi lo ama, l’inferno per chi lo ha perduto, il purgatorio per chi si sta purificando”.
Anche gli altri interventi che si sono succeduti, importanti e di grande interesse, hanno contribuito ad offrire un meraviglioso saggio sulle varie religioni nel mondo e, soprattutto, sulla concezione della fine del mondo nei nuovi culti.
Di questi ultimi ha soprattutto parlato il prof. Pace, ordinario di sociologia presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Padova, il quale ha spiegato le diverse idee dei fondamentalisti, dei mormonisti, degli evangelisti, della chiesa millenarista, avventista e dei testimoni di geova.
Fra le tematiche, in particolare, egli ha posto l’accento sulla “Grande Tribolazione”, che sarà il luogo e il momento in cui si svolgerà la battaglia finale tra Cristo e l’anticristo. Quest’ultimo sarà il volto di Satana, ma non sarà un solo volto. Il prof. Michael Fuss ha trattato invece il tema delle religioni orientali, spaziando dal mito del buon selvaggio, al neo-indigenismo e allo scintoismo. I 3 diversi calendari dei Maya, l’alfabeto segreto dei simboli, i 64 exagrammi cinesi, la ricerca della perfezione e le profezie sulla fine del mondo, hanno tenuto vivo l’interesse del pubblico presente. Il prof. Adolfo Morganti ha spiegato il senso dell’Apocalisse, termine che rimanda alla Rivelazione, alla speranza dell’intervento di Dio nella storia. Mentre i primi cristiani pregavano per l’avvento della Parusia, oggi l’Apocalisse della modernità si trasforma in horror, segno dell’ignoranza del divino che incombe come una minaccia sull’umano. Emotivamente coinvolgenti, infine, e suggestivi anche i videoclip mostrati e spiegati dal prof. Pennesi. La conclusione di Mons. Petrocchi, con un bellissimo riferimento ai Vangeli di Matteo 24 e Marco 13, ha evidenziato l’invito a vigilare, a vegliare. “E’ Gesù che ci chiama e ci invita ad essere desti - ha detto - a perseverare anche nelle vicende dolorose della nostra vita”. E’ questa l’essenza e la bellezza della fede cristiana, “una risposta umile che ci apre all’intelligenza dei sensi”.
Cosa aggiungere? Una giornata piena, ricca di emozioni intense, un autentico bagno di Spirito Santo che ha illuminato la mente ed ha arricchito spiritualmente i presenti. Non poteva che concludersi con un forte momento di preghiera: alle ore 17,00 sono stati celebrati i Vespri, cantati a cori alterni, e accompagnati dalla musica dell’organo che si espandeva in ogni angolo dell’Abbazia sino a sfiorare le corde del tuo cuore. Nei salmi proclamati ognuno poteva ritrovare parte di sé, della sua storia, del percorso della sua vita, tutto solcato – in ogni momento – dalla Misericordia di Dio. Fra tanti, un versetto mi è rimasto inciso nel cuore: “Sul rotolo del libro di me è scritto, di compiere il tuo volere. Mio Dio, questo io desidero, la tua legge è nel profondo del mio cuore”. Una giornata di gioia autentica. Un ringraziamento particolare a Padre Silvestro Buttarazzi, abate di Casamari che ci ha permesso di godere di questa impareggiabile opportunità!