Una primavera dello spirito sulla via dell’ecumenismo
- Autore:
- Curatore:
- Fonte:
21 MARZO: festa di primavera. Oltre ogni riferimento stagionale, per i cristiani questa data assume un significato di particolare rilievo, soprattutto se considerata nel contesto di un territorio fecondo di cultura e di tradizione monastica come quello di Montecassino. Citare San Benedetto vuol dire esaltare la cultura cristiana, parlare di radici, di valori, di ecumenismo. Un grande momento per l’abbazia di Montecassino, con giornate dense di incontri significativi. Uno fra tutti, di portata straordinaria, quello che si sta preparando per il giorno 12 marzo quando il primate della Chiesa Anglicana, arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, presiederà una solenne celebrazione nell’Abbazia insieme all’Arciabate di Montecassino dom Pietro Vittorelli. L’arcivescovo, di origine gallese, filosofo e teologo, è stato anche docente nelle università inglesi di Cambridge e di Oxford. Il primate viene considerato fra gli uomini più eruditi della nostra epoca e parla ben otto lingue. La sua presenza nel territorio cassinate costituisce un momento davvero di rilevanza storica, soprattutto se valutato alla luce dello spirito di ecumenismo che impronta e caratterizza il pontificato di Papa Ratzinger. Il primate della Chiesa anglicana, infatti, sarà dapprima ricevuto in udienza, sabato 10 marzo, da Sua Santità papa Benedetto XVI, col quale si recherà in visita al monastero di San Gregorio al Celio. Assume una particolare connotazione questo luogo, un tempo casa di san Gregorio Magno: da lì, infatti,venivano inviati missionari per evangelizzare l’Inghilterra. Auspicio dunque di incontro, di riconciliazione e di unione fra credenti in Cristo, quasi pietra angolare per il dialogo fra cattolici e anglicani. Ecco, dunque, che la luce della fiaccola di Benedetto da Norcia sarà nuovamente accesa per illuminare questo nostro tempo, per cancellare divisioni, per riconciliare i popoli e far riassaporare l’antico gusto dell’accoglienza e della fraternità. L’ecumenismo è stato definito la strada per arrivare alla pace nel mondo: passi importanti si stanno compiendo in questo senso, senza tuttavia negare che esistono ancora impedimenti dovuti a mentalità e stili di vita diversi. Non sarà superfluo qui richiamare alla mente una bellissima meditazione di Papa Benedetto sul tema “Gli Apostoli, testimoni e inviati di Cristo”: splendida immagine di Gesù, Buon Pastore, che si preoccupa di radunare tutte le pecore per condurle alla salvezza: “E ho altre pecore che non sono di quest’ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore…”. Dunque,
l’invio degli apostoli in tutto il mondo, a tutte le nazioni, fino agli estremi confini della terra… E’ il volto di un Padre che “cerca di riunire tutti i figli dispersi, superando ogni barriera...” Anche il profeta Geremia nel suo libro annunciava che le pecore di tutte le nazioni saranno radunate in un unico ovile. Un progetto meraviglioso. Un obiettivo ambizioso? Non si direbbe, dal momento che già alcuni importanti passi sono stati compiuti con la recente Costituzione Apostolica “Anglicanorum Coetibus”, un documento con il quale è stato consentito a comunità anglicane di essere accolte nella Chiesa di Roma, pur conservando le loro tradizioni e la loro identità, attraverso gli “Ordinariati”, diocesi senza un territorio definito che riuniscono gli ex-anglicani. Lo scorso anno, la fiaccola benedettina della pace fu accesa durante una celebrazione nell’Abbazia di Westminster il 2 marzo. In quell’occasione fu presente anche l’abate di Monte Cassino, dom Pietro Vittorelli, insieme all’Arcivescovo di Spoleto-Norcia, monsignor Renato Boccardo.
Quest’anno, l’arcivescovo Rowan Williams sarà a Montecassino a testimoniare quell’invisibile filo che pur lega nella fede anglicani e cattolici: “Monks and mission: a perspective from England”, questo il tema caldo dell’incontro. Un momento importante che desideriamo vivere come un ulteriore passo verso la riunificazione dei cristiani nel mondo. Mai come oggi appare urgente superare ogni divisione, essere e sentirsi popoli uniti da una fede salda in Dio, legati da forti convinzioni e tradizioni. Solo così si potrà realizzare quel passaggio mirabilmente auspicato da papa Benedetto con il suo motto “Il cuore parla al cuore”.