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Non possiamo tacere

Autore:
Paniccia, Antonella
Fonte:
CulturaCattolica.it
Una amica ci scrive la sua esperienza educativa. Ringraziamo e impariamo a mettere in comune la bellezza tra noi. È lʼinizio del cambiamento

Mattina di febbraio. Dopo le abbondanti nevicate e il freddo dei giorni scorsi, un pallido raggio di sole invade l’aula, si insinua fra le tendine della finestra facendo socchiudere gli occhi agli alunni del primo banco. Felici, essi si lasciano accarezzare dal suo tepore mentre osservano una compagna che esegue alla lavagna alcuni esercizi di matematica. La bambina è intuitiva e pronta, è giusto gratificarla: “Sei davvero brava!”. Il suo viso si illumina di gioia ed io osservo che ha negli occhi il colore del cielo. Tanto è sufficiente per provocare in qualcuno un inquietante dubbio:”Maestra, ma sono più belli i bimbi con gli occhi azzurri o quelli con gli occhi neri?”. Scruto i miei alunni un po’ perplessa, poi rispondo che, in verità, ogni bambino è bello e il colore degli occhi varia perché è determinato dal suo codice genetico. Vogliono capire meglio ed io proseguo: “La nostra vita inizia da una cellula che si sviluppa e si moltiplica, sino a formare miliardi di cellule che compongono il nostro corpo. Il nucleo di ogni cellula contiene i cromosomi, contenitori del DNA in cui sono scritte tutte le particolarità ereditate da mamma e da papà: altezza, peso, colore della pelle, dei capelli e anche degli occhi. Il DNA, quindi, è un codice genetico diverso da persona a persona e nel quale sono impresse le caratteristiche dei nostri genitori e, in parte, anche dei nostri nonni. Esso è paragonabile a un CD: ogni CD è diverso dall’altro, anche se il giradischi (o lettore) è uguale per tutti. Così, quando noi nasciamo, siamo tutti esseri umani, uomini o donne, ma siamo fatti in maniera diversa perché ognuno di noi reca in sé le informazioni genetiche del papà e della mamma”. Osservo i miei piccoli: paiono affascinati dall’idea di aver ricevuto in dono simili peculiarità, ma indugiano ancora sul concetto di bellezza. Insisto: ”Ecco perché i lineamenti del viso, il colore dei capelli e degli occhi variano da bambino a bambino…e siete tutti belli, pur così diversi nei tratti fisici e nei vostri talenti! Anche i CD, simili all’apparenza, in realtà suonano belle musiche in maniera diversa.”. Un alunno allora, fissandomi con i suoi profondi occhi castani, interviene: “Maestra, forse siamo tutti belli perché Dio ci ha creati a Sua immagine”. Folgorante intuizione ed indubbia bravura della sua catechista! “Ne sono certa” gli rispondo. “E’ scritto nella Bibbia che Dio, al momento della Creazione, alitò sull’uomo il soffio della vita: in noi, dunque, c’è quella scintilla divina che rende ogni persona bella perché ci fa un po’ somiglianti a Lui”. Nel pomeriggio ricevo il messaggio di una mamma: “Mio figlio è tornato a casa felice perché lei, maestra, ha detto agli alunni: Avete lo sguardo e il sorriso di Dio! . Mi emoziono, e ringrazio in cuor mio quella dolcissima mamma per la sua stupenda testimonianza. Grande l’intelligenza e meravigliosa la sensibilità dei bambini: questo il loro cuore, questa la loro felicità! San Pio da Pietrelcina ripeteva spesso: “I bambini salveranno il mondo”. Nel corso della prima guerra mondiale, Papa Benedetto XV rivolse un appello ai governi perché ponessero fine agli orrori della guerra. Il 30 luglio 1916, nel giorno in cui tanti bambini di Roma ricevettero la Prima Comunione, egli disse: …”Guardando a voi, cari figlioli, e in voi guardando tutti i fanciulli che oggi in parte del mondo si sono appressati al Cibo Eucaristico, Noi vediamo in mille facce la stessa immagine di Dio, riflessa nel puro specchio della candida anima vostra, e contrassegnata da quella tal quale onnipotenza, che è propria del vostro labbro supplichevole. Onnipotenza, in primo luogo, che è figlia della vostra innocenza, poiché al cospetto di Dio è di gran lunga più efficace l'accento di un cuore sempre puro che quello di un cuore penitente e purificato. Onnipotenza, in secondo luogo, che è compagna della vostra debolezza, essendo che l'Autore di ogni possanza sceglie per confondere la fallace forza del mondo non altro che infirma mundi. Che se tanto vi rendono potenti la vostra innocenza e la vostra fralezza, quanto più vi renderà valevoli la predilezione tutta particolare che vi porta Gesù? E chi abbracciò mai Gesù Cristo se non i bambini?E chi se non essi raccolse per via, e volle non fossero mai impediti di avvicinarLo. A chi ci impose di essere somiglianti per entrare nel Cielo? [...] Noi abbiamo risoluto di ricorrere alla invocazione del divino soccorso coll'onnipotente mezzo della vostra innocenza…”. Il 13 maggio 1917 la Madonna, apparsa a Fatima, chiese ai tre pastorelli se volevano offrirsi in riparazione per i peccati con cui Dio è offeso e chiese loro di recitare ogni giorno il Rosario per ottenere la Pace: i bambini soltanto, infatti, non avendo corrotto il loro animo con le passioni umane, possono corrispondere con cuore sincero all’Amore di Dio.
Gentile Direttore, torno a parlare dei bambini per segnalare l’amarezza provata nel conoscere le iniziative che si stanno progettando in materia d’istruzione. Alla Commissione Affari Costituzionali e Lavoro della Camera il ministro Fornero, impegnata a contrastare la discriminazione basata sull’orientamento sessuale, ha detto: “Un dato che è sotto gli occhi di tutti è il grave ritardo culturale, di apertura mentale, che il nostro Paese rappresenta in tema di pari opportunità… La diversità è un valore, deve essere tra le cose che i bambini imparano da piccoli.
I semi si gettano tra bambini e soprattutto nelle scuole”
. Ha detto anche che “saranno messi in campo strumenti normativi-educativi fin dalla prima infanzia … per educare “alle diversità che esistono tra le persone e che noi dobbiamo vivere come un fatto bello della vita".
Il mondo giornalistico, che ha versato fiumi d’inchiostro in tema di emergenza educativa, sull’argomento tace. Tacciono anche le voci autorevoli dei pedagogisti e dei parlamentari. Perché non ci informano sui futuri programmi della scuola primaria e dell’infanzia? Sono da lungo tempo insegnante di scuola primaria, con competenze specifiche anche di Religione Cattolica: non posso, dunque, tacere. E’ stato detto che “la diversità è un valore, deve essere tra le cose che i bambini imparano da piccoli”: quali “valori” si proporranno ai fanciulli? Perché mettere in campo strumenti normativi-educativi fin dalla prima infanzia? Nella scuola primaria mai mi è capitato di assistere ad episodi di discriminazione perché i piccoli, nonostante la tecnologia di cui li stiamo nutrendo, hanno nel loro animo il dono dell’innocenza e vivono una realtà diversa da quella degli adulti. Dovremo insegnare ai bambini dai tre ai 10 anni che avere una mamma e un papà, o avere due genitori dello stesso sesso, è la medesima cosa? Dovremo educare a questa diversità, presentandola come “un fatto bello della vita”? Questi temi, così delicati ed eticamente sensibili, perché non vengono proposti all’attenzione dei genitori? Vorrei citare una riflessione degli psicologi Raffaella Iafrate e Giancarlo Tamanza: “Se c’è un dato indiscutibile, su cui non si può obiettare, è che per nascere “quel figlio” ha bisogno di “quel padre” e di “quella madre”. Le differenze di genere e di generazione sono inscritte nella procreazione e sono metafora della vita psichica: è importante dunque partire non dalla coppia, ma dal figlio. Il figlio è sempre generato da due, e da due “diversi”, da un maschile e da un femminile, da due stirpi familiari, da due storie intergenerazionali e sociali. La differenza (di genere, di stirpe, di storia) non solo consente la procreazione, ma permette anche che nel tempo il figlio diventi a propria volta generativo da più punti di vista. L’incontro con l’altro da sé evidenzia il limite (tu sei quello che io non sono) e al tempo stesso la potenzialità dell’umano (solo insieme a te posso andare oltre me stesso), quindi aiuta a riconoscere ciò che si è e l’obiettivo per cui si è nati. Centrali diventano dunque i temi dell’origine, dell’identità e della generatività. Il figlio, per strutturare la propria identità personale, ha bisogno di riconoscersi nel suo punto di origine che è sempre frutto di uno scambio tra quel materno e quel paterno che lo hanno generato e che consentirà di inserirsi in una storia intergenerazionale e sociale, che lo renderà a propria volta generativo a livello biologico, psicologico e simbolico-culturale, ossia gli permetterà di realizzare pienamente se stesso e la sua umanità“. Anche Papa Benedetto XVI, il 25 febbraio 2012, ha ricordato che ogni essere umano ha, come unico luogo degno per la chiamata all’esistenza, “l’unione dell’uomo e della donna in quella comunità di amore e di vita che è il matrimonio.
Ho letto che ci sono scuole in altri Paesi dove le parole “mamma” o “papà” sono state abolite per non discriminare modelli di convivenza d’altro genere; e scuole dove ai maschietti di undici anni si possono far fare ripetute iniezioni per ritardare la pubertà in attesa che decidano, essi stessi, a quale sesso appartenere. E’ questo il “fatto bello della vita” che noi dobbiamo insegnare? Dov’è la poesia dell’infanzia? Esiste anche un asilo con bambini a cui non viene dato alcun nome perché devono ignorare qual è il loro sesso. Gesù ha ammonito: “Guai a chi scandalizza uno solo di questi piccoli”… Significherebbe portare via il cielo dai loro occhi, privandoli del diritto di vivere l’infanzia nella giusta dimensione e cornice di sogni, di poesia, di sentimenti, di affetti e di sguardi incontaminati. E’ in gioco il loro diritto all’innocenza. In questo tempo di Quaresima il Signore voglia donarci la sapienza del cuore affinché nessuna legge - pur spiegata con motivazioni sociali, pedagogiche o psicologiche – possa offendere l’innocenza dei bambini.

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